Summit sui diritti dei bambini, Papa Francesco: «Ascoltare il grido dei bambini, no a guerra e povertà»

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Un nuovo testo dedicato ai bambini, una lettera o un’esortazione. È quanto annunciato ieri da Papa Francesco a margine del summit mondiale intitolato “Amiamoli e proteggiamoli”, organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini, presieduto da Padre Enzo Fortunato.

Inoltre un documento firmato da tutti i partecipanti al summit sui diritti dei bambini ha delineato otto impegni a favore dei più piccoli.

Dopo aver aperto i lavori al mattino, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico il Santo Padre è tornato a parlare nel pomeriggio, al termine dei sette panel a cui hanno partecipato circa cinquanta leader mondiali. «Grazie alla vostra presenza, le sale del Palazzo Apostolico sono diventate un “osservatorio” sulla realtà dell’infanzia nel mondo, una realtà purtroppo spesso segnata da ferite, sfruttamento e privazioni. La vostra esperienza e compassione hanno dato vita a un “laboratorio” dove sono state elaborate proposte per proteggere i diritti dei bambini, trattandoli non come numeri, ma come volti. Tutto ciò è gloria a Dio, e affidiamo a Lui questo impegno affinché il suo Spirito lo renda fruttuoso» ha detto il Papa che ha poi ricordato le parole di Padre Faltas: «I bambini ci guardano», sottolineando l’importanza dell’esempio che offriamo loro.

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È stata la regina Rania Al Abdullah di Giordania a inaugurare il primo panel del Summit mondiale sui diritti dei bambini.

«Se un diritto può essere deliberatamente negato, allora non è mai stato un diritto ma un privilegio riservato a pochi fortunati», ha esordito la regina, riportando i dati di un «inquietante studio» sullo stato psicologico dei bambini di Gaza: «Il 96% ha riferito di sentire la morte come imminente, quasi la metà ha detto di voler morire. Non vogliono diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini, ma vorrebbero essere morti». Oggi, ha aggiunto, «un bambino su 6 vive in un’area di conflitto», immerso in «incubi in pieno giorno», eppure ogni bambino ha lo stesso diritto alla nostra protezione e alle nostre cure «senza eccezioni, esclusioni e precondizioni», «sia che abbia perso due denti davanti o che gli manchi un arto a causa delle ferite di guerra». Ha citato Palestina, Sudan, Yemen, Myanmar e quella che ha definito la «disumanizzazione dei bambini» che «scava abissi nella nostra compassione e soffoca l’urgenza a favore dell’ autocompiacimento».

Durante il summit è stata letta anche una lettera dei bambini indirizzata al Papa, che esprimeva gratitudine per l’impegno di Francesco a favore del loro futuro. I bambini hanno scritto: «Ti vogliamo ringraziare perché ti preoccupi per noi e per il nostro futuro. Grazie per ascoltare le nostre domande e rispondere con attenzione, come hai fatto durante la Giornata mondiale dei bambini». Hanno poi parlato dei loro sogni per un mondo migliore, senza guerre né disuguaglianze, dove tutti possano crescere sereni, studiare, giocare e vivere in pace. «Vorremmo un mondo più pulito, senza inquinamento che distrugge la natura e uccide gli animali. Abbiamo capito che è più importante salvare la Terra che accumulare ricchezze», hanno scritto. I bambini hanno concluso con un messaggio di speranza: «Vogliamo aiutarti a costruire un futuro bello per tutti. È difficile? Ma se tu ci aiuti, diventa più facile!».

Perfetta l’organizzazione dell’evento, coordinata dal direttore esecutivo Luigi Mansi.

Anche Antonio Tajani, vice premier e ministro degli Esteri del Governo italiano, ha parlato dei «bambini vittime innocenti dei grandi», annunciando che verranno portati in Italia 30 bambini palestinesi malati di tumore segnalati dal cardinale Pierbattista Pizzaballa e dal Centro Papa Giovanni XXIII. Ha poi ricordato i piccoli israeliani aggrediti e uccisi durante l’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023 e quelli che sono ancora in ostaggio nella Striscia di Gaza. Ha inoltre sottolineato l’importanza di favorire la natalità e le donne lavoratrici, promuovere le vaccinazioni in Africa e contrastare il turismo sessuale in Asia. Infine, ha auspicato che il Mare Nostrum diventi un mare di pace, «non un cimitero di innocenti» e ha rinnovato l’impegno per l’approvazione dello ius scholae.

Il ministro degli Esteri del Gambia, Mamadou Tangara, ha lodato «le potenzialità dell’incontro: più parliamo, più ci capiamo e mettiamo l’accento sulle cose che ci uniscono maggiormente». Megawati Sukarnoputri, ex presidente della Repubblica di Indonesia, ha parlato della difficoltà nell’adempimento dei diritti dei bambini, che è una responsabilità degli adulti influenzata da crisi climatiche, disastri ecologici e dal digital divide, che impattano sull’accesso a istruzione, salute e cibo. Ha anche fatto riferimento alla filosofia indonesiana della Pancasila, affermando che «Umanità, uguaglianza e giustizia permettono ai bambini di sognare senza limiti». Ha ricordato inoltre il suggerimento del presidente Sukarno ai giovani: «Appendete i vostri sogni in alto come il cielo, se cadrete, cadrete tra le stelle».

La senatrice a vita Liliana Segre ha concluso il primo panel, condividendo la sua esperienza di bambina deportata e sopravvissuta alla Shoah: «I bambini, tutti, sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo», ha affermato con fermezza. Dopo aver menzionato «i milioni di minori sfruttati, che vivono in condizioni di estrema povertà, sotto le bombe di troppe guerre», Segre ha raccontato come nella sua vita abbia scelto di rinunciare alla vendetta e al rancore, preferendo la testimonianza «per ricordare di quanti violenza è capace l’umanità». La senatrice ha poi auspicato che delle storie di dolore e ingiustizia dei bambini nel mondo si conservi «il loro significato di evento universale» senza parteggiamenti.

Il secondo panel, sul diritto dei bambini alle risorse, ha visto come primo relatore Mario Draghi. L’ex presidente della Banca Centrale Europea ha sottolineato l’importanza di costruire percorsi educativi che diano “autenticità” alla partecipazione dei bambini, permettendo loro di «liberare le loro potenzialità, senza anticipare il loro essere adulti». Ha poi aggiunto che proteggere i bambini significa essere pronti a cambiare i nostri atteggiamenti e «i criteri delle scelte collettive». L’inclusione dei bambini nei processi decisionali è, secondo Draghi, «un compito complesso» che richiede «sapienza e passione educativa» ma anche un orizzonte di «bene» come obiettivo.

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Paolo Gentiloni ha parlato di un investimento sui bambini come «investimento sul futuro», denunciando che nel mondo 300 milioni di bambini vivono con meno di 2,15 dollari al giorno e in Europa 1 bambino su 5 vive in povertà. Ha aggiunto che nei Paesi più esposti, dove la sostenibilità del debito è più a rischio, «impatta su 400 milioni di bambini». Investire sui bambini non è solo un «imperativo» dettato da «amore, compassione e speranza» ma anche una «opportunità economica e sociale». Gentiloni ha concluso dicendo che l’Unicef propone di rimettere il debito a chi destina le risorse risparmiate all’istruzione, alla salute e ai servizi sociali per l’infanzia.

Nokuzola Tolashe, ministro dello Sviluppo sociale del Sudafrica, ha annunciato la condivisione dei contenuti del Summit al prossimo vertice G20, esprimendo il suo favore per il lancio della campagna per la riduzione del debito in 160 Paesi come parte del Giubileo 2025. Ha sottolineato che la presidenza sudafricana del G20, nell’ambito del tema solidarietà, uguaglianza e sostenibilità, mira a far sentire la voce delle persone più vulnerabili della società del Sud globale, la maggior parte delle quali sono bambini. Arif Husain, capo economista del World Food Program, ha insistito sulla necessità di «porre fine ai conflitti», «investire su donne e bambini e sulle infrastrutture locali», ricordando che ogni giorno «700 milioni di persone vanno a letto senza mangiare; 150 milioni di bambini sono troppo bassi per la loro età e 50 milioni sono malnutriti».

Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha introdotto il tema del diritto all’istruzione con un sorriso, poggiando un pallone sul tavolo dei relatori. «Lo fanno anche i bambini, ogni volta che vedono un pallone, ha spiegato, presentando Football for school, un programma che sfrutta il calcio per sensibilizzare i bambini su temi come la violenza e la discriminazione sulle donne». Infantino ha promesso la presenza di grandi calciatori alla seconda Giornata Mondiale dei bambini, prevista per il 27 e 28 settembre 2026.

Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista, ha discusso l’esigenza di una scuola che «resista alla colonizzazione algoritmica», preoccupandosi delle modifiche al cervello umano dovute all’uso della tecnologia. Ha sottolineato l’importanza di stabilire un equilibrio tra l’uomo e le macchine.

Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché ritrovi la «tensione unita» per garantire l’istruzione a tutti, definendo l’istruzione come «diritto che cambia il mondo». Ha esortato a spezzare il circolo vizioso dell’analfabetismo e dell’abbandono scolastico, non solo nelle periferie del pianeta, ma anche nei Paesi avanzati, dove i giovani sono più fragili e ansiosi. Il rabbino David Rosen ha inoltre ricordato l’importanza dell’istruzione nella tradizione ebraica, che richiede il rispetto dell’infanzia, con particolare attenzione agli orfani e ai poveri, affinché possano emergere talenti altrimenti sconosciuti.

La seconda parte del summit si è concentrata sulla dimensione esperienziale del diritto al cibo e alla salute.  La mattina si è conclusa con un focus sul ruolo primario della famiglia. Mariella Enoc, del Consiglio dei patroni degli ospedali pediatrici, ha evidenziato una grande contraddizione: da un lato si parla di bambini senza famiglia, dall’altro di famiglie che non vogliono mettere al mondo bambini, condizionate da una cultura e da una politica che esaltano l’egoismo. «Il grande compito è allora educare gli adulti», ha suggerito, «e fare una grande alleanza, straordinaria, intergenerazionale». Perché il pericolo è l’individualismo e l’isolamento, come ha chiarito Hans Michael Jebsen, del Forum filantropico Cina-Italia. In tempi in cui i bambini sono costretti a crescere troppo in fretta, riscoprire i valori della pancasila, il pensiero filosofico che sta alla base dello stato indonesiano, già richiamato in apertura, può essere una via maestra, ha suggerito Arsjad Rasjid, cofondatore del movimento 5P, per prevenire lo sfruttamento dei bambini nelle aree di conflitto. L’ultima nota è quella che si rifà alla nutrizione per tutti: l’ha proposta Federico Vecchioni, CEO della più grande società agricola in Italia, la BF, la quale sta investendo un milione e mezzo di euro in aziende che mettono al centro le popolazioni locali, perché “produrre cibo è la base per una sana infanzia”.

Le sessioni del pomeriggio sono seguite alle tavole rotonde della mattina, che hanno visto l’intervento di Papa Francesco, il quale ha sottolineato l’importanza di dare voce ai più giovani, per proteggere i loro diritti da guerre, violenze e ingiustizie.

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Una delle tematiche al centro del dibattito è stata quella del diritto del bambino al tempo libero, elemento essenziale per favorire la creatività e lo sviluppo personale. Come affermato da Papa Francesco, il gioco e la spensieratezza rappresentano un «dono preziosissimo», che aiuta i bambini a crescere «nella creatività e nel lavoro insieme». Il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro, ha sottolineato come il tempo libero consenta ai più piccoli di acquisire consapevolezza della loro dignità, evitando di trasformarli in «oggetti» che devono soddisfare i bisogni e le aspettative del mondo adulto.

Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, ha citato iniziative come l’Olympic Values Education Programme, che integra attività sportive nelle scuole di 60 milioni di bambini in oltre 60 Paesi, sottolineando come lo sport possa rappresentare una «forza di bene» per i giovani. Padre Paolo Benanti ha anche riflettuto sull’aspetto digitale del tempo libero, mettendo in guardia dai pericoli di un uso eccessivo degli schermi e della manipolazione dei dati tramite algoritmi.

Marek Michalak, presidente dell’Order of the Smile, ha affrontato il contrasto tra la necessità di ricreare momenti di svago e la «cultura della fretta», che spinge i bambini a rispondere alle stesse esigenze di produttività del mondo adulto. La Cina, attraverso Qinghong Wang, ha introdotto provvedimenti per proteggere il tempo libero dei bambini, come il divieto di videogiochi online dalle 22 alle 8 e la limitazione dell’uso degli schermi per i minori di 16 anni.

Il secondo panel del Summit ha affrontato il drammatico problema del lavoro minorile, che coinvolge oltre 160 milioni di bambini nel mondo. Papa Francesco ha denunciato come, nel nostro secolo che «genera intelligenza artificiale e progetta esistenze multiplanetarie», si continui a tollerare l’esistenza di tale piaga. Il cardinale Fabio Baggio ha introdotto il tema, evidenziando la necessità di garantire a tutti i bambini l’accesso all’istruzione e a una protezione sociale che permetta alle famiglie di non essere costrette a far lavorare i propri figli.

Philippe Vanhuynegem, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ha riportato il caso di Jean-François, un ragazzo congolese costretto a lavorare nelle miniere, come esempio della condizione di sfruttamento che affligge milioni di bambini nel mondo.

La protezione dei bambini dai conflitti armati e dalle devastazioni causate dal cambiamento climatico è stata un’altra delle questioni sollevate durante il Summit. Il cardinale Ángel Fernández Artime ha ricordato che oltre 300.000 bambini sono coinvolti in conflitti armati, con gravi conseguenze psicologiche e fisiche. “Sono le prime vittime,” ha sottolineato, denunciando la responsabilità degli adulti nel mettere armi nelle mani dei più giovani.

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Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la Pace, ha parlato della crescente minaccia del cambiamento climatico, che colpisce in modo sproporzionato i più poveri e vulnerabili. Ha inoltre enfatizzato come la «volontà politica» sia una risorsa fondamentale per restituire speranza alle nuove generazioni, citando anche l’enciclica Laudato si’.

Gli interventi del Summit hanno posto l’accento sull’urgenza di adottare misure concrete per tutelare i diritti dei bambini, affrontando con determinazione questioni come il lavoro minorile, lo sfruttamento online, la perdita della libertà a causa della cultura della fretta e le violenze legate ai conflitti e al cambiamento climatico. Un impegno che, come sottolineato da Kailash Satyarthi, Premio Nobel per la Pace, non può essere basato solo su “parole gentili”, ma deve tradursi in azioni urgenti e compassionevoli per garantire un futuro migliore ai più giovani. Il Summit ha dunque lanciato un appello globale affinché la protezione dei bambini diventi una priorità per tutti, senza più rimandare l’urgenza di dare loro un mondo più giusto e sicuro.

Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, ha portato la sua testimonianza dalla Palestina, devastata da sedici mesi di guerra. Ha sottolineato che «la pace è il diritto fondamentale dei bambini», esprimendo la preoccupazione per le terribili conseguenze psicologiche e fisiche che questa guerra ha lasciato sui più giovani. «In Gaza, i bambini hanno sofferto la fame, la sete, e la mancanza di cure e istruzione», ha detto, lamentando anche che molti di loro non hanno potuto andare a scuola negli ultimi due anni.



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