Germania, sale la temperatura del dibattito politico in vista delle elezioni

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Bruxelles – A neanche tre settimane dalle elezioni, in Germania è più acceso che mai il dibattito sul crollo del “cordone sanitario” che dalla fine della Seconda guerra mondiale aveva impedito ogni collaborazione politica con l’estrema destra. L’azzardo di Friedrich Merz, il leader conservatore con ogni probabilità destinato a diventare il prossimo cancelliere federale, di cercare di vincere un voto parlamentare grazie all’appoggio di AfD ha scatenato critiche trasversali dagli altri partiti e ha messo in moto oceaniche proteste di piazza. Ma mentre cresce la popolarità della leader dell’ultradestra, cala (leggermente) il gradimento dei cristiano-democratici tra gli elettori.

La scorsa e’ stata una settimana particolarmente intensa per la politica tedesca, ad una ventina di giorni dalle elezioni anticipate per il Bundestag del prossimo 23 febbraio che, sondaggi alla mano, riporteranno al governo l’Unione cristiano-democratica (Cdu/Csu) dopo l’interregno – decisamente poco brillante – della “coalizione semaforo” guidata dal cancelliere socialdemocratico uscente Olaf Scholz.

Antefatto: lo scorso 29 gennaio, il partito di Friedrich Merz era riuscito a far passare per il rotto della cuffia due mozioni non vincolanti che chiedevano una vigorosa stretta sull’immigrazione irregolare, grazie al sostegno determinante dei deputati di Alternative für Deutschland (AfD), l’ultradestra post-nazista xenofoba e filorussa. Solo un paio di giorni dopo, a causa della defezione di un manipolo di parlamentari conservatori ribelli, il Bundestag aveva invece rifiutato di tradurre in legge quelle stesse mozioni, infliggendo un duro colpo alla linea che il probabile futuro cancelliere ha deciso di adottare sulla questione migratoria.

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La co-leader di AfD Alice Weidel (foto: Michele Tantussi/Afp)

Ma è stato come scoperchiare il vaso di Pandora. Dopo le condanne piovute addosso a Merz da tutte le parti dello spettro politico – incluso il fuoco amico di diversi membri del suo stesso partito, tra cui l’ex cancelliera Angela Merkel – per aver vanificato 80 anni di sforzi, compiuti in maniera corale dalle forze democratiche tedesche fin dal 1945, per tenere fuori dal perimetro del potere la destra radicale dopo gli orrori del Terzo Reich, sono esplose anche le proteste popolari.

Folle di manifestanti si sono riversate in tutte le principali città, e a Berlino almeno 160mila cittadini hanno marciato dal Bundestag fino alla sede della Cdu brandendo cartelli anti-AfD e intonando cori contro la mossa di Merz, reputata pericolosa per la tenuta della democrazia tedesca. Per tutta risposta, il capo dei cristiano-democratici non ha trovato di meglio da fare che prendersela con i suoi concittadini che avevano risposto alla mobilitazione, accusandoli di ipocrisia.

“A tutti coloro che erano in piazza ieri dico: avete scelto la data e la questione sbagliate“, ha dichiarato all’indomani dei cortei, tracciando un goffo paragone tra le manifestazioni anti-AfD e quelle contro l’antisemitismo che, dice, non sarebbero altrettanto partecipate: “Dov’è la rivolta delle persone perbene”, si è chiesto, di fronte ad “un odio verso Israele mai visto prima” che “ci fa vergognare profondamente” ma “contro il quale la reazione è stata troppo esitante“?

Merz Cdu
Un manifesto elettorale raffigurante il candidato cancelliere della Cdu, Friedrich Merz, a cui sono stati disegnati dei baffetti che richiamano quelli di Adolf Hitler (foto: John MacDougall/Afp)

Tuttavia, lo sdegno nei confronti del flirt con l’ultradestra potrebbe aver già provocato degli effetti concreti: stando al primo sondaggio successivo agli eventi in questione, la Cdu ha perso due punti percentuali nel consenso virtuale degli elettori, passando dal 30 al 28 per cento, mentre l’AfD rimane saldamente al secondo posto con il 20 per cento. Allo stesso modo, l’indice di gradimento personale di Merz è sceso di tre punti attestandosi al 22 per cento, alla pari con il candidato cancelliere dei Verdi (nonché ministro uscente dell’Economia) Robert Habeck.

D’altro canto, a guadagnare maggiormente dagli ultimi sviluppi è stata senza dubbio Alice Weidel, la co-leader di AfD ormai da settimane alla ribalta delle cronache tedesche ed europee anche grazie alla sua “benedizione” da parte di Elon Musk. Il braccio destro del presidente statunitense Donald Trump, padrone di X, SpaceX e Tesla nonché uomo più ricco del mondo, ha peraltro fatto accapponare la pelle a mezzo mondo esibendosi in un doppio saluto nazista alla cerimonia d’insediamento del suo nuovo capo, ringraziando la fan base del cosiddetto “popolo Maga”, proprio quello che il 6 gennaio 2021 aveva dato l’assalto al Campidoglio.

Weidel non ha perso l’occasione per deridere il leader cristiano-democratico dopo il fallimento del voto in Aula, che secondo lei implica “lo smantellamento di Friedrich Merz come candidato cancelliere” e “l’implosione” della Cdu, sottolineando che nell’AfD “non ci sono dissidenti che pugnalano alle spalle una causa legittima”.

In attesa dell’appuntamento con le urne, intanto, la co-presidente dell’ultradestra tedesca ha ricevuto un invito a Budapest per la prossima settimana, dove incontrerà il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il quale non ha lesinato gli attestati di stima nei suoi confronti: “Berlino è sempre stata una città di muri. È ora di abbatterne un altro“, ha scritto ieri il premier magiaro su X.

Pur facendo parte di due raggruppamenti politici diversi in Europa, Orbán e Weidel – membri rispettivamente dei Patrioti per l’Europa (PfE) e dell’Europa delle nazioni sovrane (Esn) – condividono tra le altre cose una profonda ostilità per gli immigrati, specialmente quelli di fede musulmana, ed un’ambigua vicinanza con la Russia di Vladimir Putin, con la quale auspicano di riprendere al più presto le relazioni politiche ed economiche.

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