Etica Sgr rivela il vero impatto ambientale del Bitcoin

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Il “mining”, l’attività informatica indispensabile per creare le criptovalute come il Bitcoin, utilizza potenti computer per risolvere complessi problemi matematici che convalidano le transazioni, in modo da garantire la sicurezza e l’integrità della rete. La ricompensa per i miner è in nuove criptovalute, ad esempio bitcoin. Si tratta di un processo che, pur ricorrendo ad apparecchiature avanzate, richiede un enorme consumo di elettricità, spesso generata da fonti non rinnovabili, contribuendo in modo significativo al riscaldamento globale e a un impatto ambientale negativo.

IL BITCOIN ENERGY CONSUMPTION INDEX

Secondo i dati del Bitcoin Energy Consumption Index, ammonta a 98 milioni di tonnellate la CO2 immessa ogni anno nell’atmosfera dalle “fabbriche” di bitcoin, cioè quanto le emissioni annuali di anidride carbonica di un intero paese come la Grecia. Purtroppo le problematiche non si esauriscono solamente nella CO2 emessa.  “Tra il 2020 e il 2021, l’estrazione del Bitcoin ha richiesto, principalmente per il raffreddamento dei data center, una quantità d’acqua pari a 1,65 chilometri cubi (km³), una quantità sufficiente a soddisfare i bisogni idrici di oltre 300 milioni di persone che vivono in territori soggetti a siccità. Inoltre, i data center indispensabili per l’attività “estrattiva” richiedono un’enorme quantità di spazio fisico: si stima che l’area complessivamente interessata a livello mondiale sia pari a 1,4 volte l’estensione di Los Angeles”, fanno sapere gli esperti di Etica Sgr.

IL CARBONE FORNISCE IL 45% DELL’ENERGIA PER IL MINING GLOBALE

Inoltre, il 60% dell’energia consumata è arrivata da combustibili fossili. Dal momento che le apparecchiature per il mining devono lavorare senza sosta, al massimo della potenza, 24 ore su 24, la preferenza va all’energia fossile, visto che l’uso di energie rinnovabili è limitato alla disponibilità di ogni singolo territorio e soggetto a variazioni. “In base ad uno studio dell’università delle Nazioni Uniti nel 2020-2021 il carbone è stata la principale fonte di energia fornendo il 45% dell’elettricità totale utilizzata dalla rete di mining globale” riferiscono i manager di Etica Sgr mentre Roberto Grossi, Vice Direttore Generale di Etica Sgr aggiunge: “È evidente che tutto ciò rappresenta un grande ostacolo all’obiettivo di mantenere l’aumento medio della temperatura terrestre entro 1,5 gradi”.

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LE INIZIATIVE PER MITIGARE I DANNI

Tra le iniziative per mitigare i danni si segnala la task force internazionale guidata da Francia, Kenya e Barbados durante la COP29 a Baku. Ha ipotizzato una “tassa globale di solidarietà” su settori inquinanti come le criptovalute, che potrebbe raccogliere 5,2 miliardi di dollari annui per sostenere i Paesi in via di sviluppo e i danni economici del cambiamento climatico. Greenpeace, dal canto suo, suggerisce invece di cambiare il codice informatico che regola la produzione di bitcoin, con un sistema più efficiente e meno dispendioso, già adottato da altre criptovalute. “Un’altra iniziativa interessante per attenuare l’impatto delle criptovalute è l’utilizzo del calore di scarto generato dall’estrazione di bitcoin per riscaldare serre agricole, soprattutto in ambienti con climi molto freddi” sottolineano i professionisti di Etica Sgr.

L’ESEMPIO VIRTUOSO DELL’ISLANDA

I quali segnalano anche l’esempio virtuoso dell’Islanda. “La presenza di aziende dedite alla generazione di Bitcoin è significativa in relazione alla sua estensione e popolazione, ma Reykjavík ha stabilito un limite all’espansione dei data center per l’estrazione di criptovalute, considerata non in linea con la missione di neutralità carbonica” spiegano gli esperti di Etica Sgr “La premier Katrín Jakobsdóttir ha infatti ribadito che la destinazione prioritaria dell’energia rinnovabile del Paese, derivata principalmente da fonti idroelettriche e geotermiche, debba essere a favore del fabbisogno delle famiglie e all’industria locale, piuttosto che supportare attività altamente energivore come il mining”.

CRITICITA’ IN TERMINI DI GOVERNANCE E IMPATTO AMBIENTALE

Una significativa volatilità e le incertezze sulla loro resilienza nel lungo periodo rendono attualmente le criptovalute un investimento ad alto rischio. Senza trascurare le problematiche in fatto di hackeraggio, truffe online e intrecci con le attività illecite. “Pur essendo basate su una tecnologia innovativa e potenzialmente interessante come la blockchain, restano strumenti altamente speculativi, con significative criticità sia in termini di governance sia di impatto ambientale”, conclude Grossi.



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