Terremoto a Santorini, 9000 persone in fuga: cosa sta succedendo e perché dovremmo conoscere la storia di quest’isola

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Che la paura sia il sentimento dominante a Santorini in questi giorni è più che comprensibile. Fra lunedì e martedì si sono verificate più di 550 scosse di terremoto, con magnitudo superiore a 3 della scala Richter ed epicentro sotto il fondale marino. E ce ne erano state anche nei giorni precedenti. L’attività sismica tra l’isola di Santorini e quella di Amorgos è diventata rilevante per la popolazione a partire da sabato. Secondo quanto riporta l’Ansa, il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha invitato i residenti alla calma, ma gran parte della popolazione è in fuga. Tra le 6 mila e le 9 mila persone, secondo i media greci, hanno abbandonato l’isola. Sono abitanti dell’isola, ma anche lavoratori stagionale e qualcuno dei pochi turisti. Le immagini che arrivano sono quelle di lunghe file di auto e persone accalcate alla ricerca di un posto sui traghetti e sui voli. Anche se incrementati per l’emergenza, i mezzi per lasciare l’isola non sono sufficienti a esaurire le richieste.

SantoriniAnadolu/Getty Images

Il direttore della ricerca dell’Istituto di Geodinamica di Atene, Athanasios Ganas, ha dichiarato all’emittente statale Ert che non si era riscontrato un evento simile nella zona con scosse di questa frequenza. Le scuole sono state chiuse anche se per ora non si sono registrati danni ad abitazioni. Gli alberghi, spiega sempre l’Ansa, hanno dovuto svuotare le piscine, per evitare che il peso dell’acqua amplifichi i danni di un possibile terremoto, e i residenti sono stati avvertiti di tenersi lontano dalle località in cui c’è il rischio di caduta di massi. Una squadra di soccorritori dei vigili del fuoco è arrivata da Atene a Santorini e una è ad Amorgos.

La zona è notoriamente a elevato rischio sismico. «È nota per terremoti passati di magnitudo oltre 6, quasi 7» spiega Piergiorgio Scarlato, dirigente e vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. «L’area è tettonicamente molto attiva. Ci sono strutture tettoniche che si starebbero riattivando, che questo però sia connesso con la ripresa dell’antico vulcano di Santorini o col Kolumbu, che è il vulcano sottomarino attivo a fianco, è più complicato da dire, ma degno di attenzione per la comunità scientifica».

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Questo interesse viene dall’importanza storica che Santorini ha per la nostra civiltà. «Conoscere Santorini significa conoscere la storia e le civiltà del Mediterraneo» prosegue Scarlato. «L’eruzione di Santorini distrusse la civiltà minoica cambiando le rotte commerciali verso Occidente. I Fenici e altre popolazioni hanno preso il posto della civiltà cretese nelle rotte commerciali spostandosi verso Occidente. Sono nate così nuove civiltà, compresa quella romana. Lo studio della nostra storia passa anche dal rapporto fra gli uomini e i vulcani, qui come anche nella emigrazione dalle isole britanniche verso gli Usa che avrebbe avuto uno dei suoi motori nelle eruzioni vulcaniche in Islanda». Nel Mediterraneo bisogna fare un passa indietro di millenni. Tra il 1650 e il 1600 circa avanti Cristo qui avvenne una delle più devastanti eruzioni vulcaniche esplosive della storia europea. Il maremoto conseguente e le ceneri del vulcano sono considerati fra le cause del crollo di Creta.

«Lo scenario in cui speriamo è quello di un terremoto di massimo magnitudo 5,5 della scala Richter, che non dovrebbe creare danni, e che costituisca la scossa più forte, in modo da iniziare la graduale attenuazione del fenomeno», ha dichiarato Efthimios Lekkas, presidente del Comitato scientifico per la valutazione del rischio sismico. Una speranza che vuole essere anche un segnale per una popolazione evidentemente preoccupata. Spiega Scarlato: «Il panico incide in queste ore per la popolazione, ma la gestione è questione di Protezione Civile. Stiamo parlando di abitazioni che difficilmente sono antisismiche, man non di grande altezza. Il timore può essere quello di maremoto che c’è stato, nel passato, anche con onde alte venti metri. È sempre però la Protezione Civile a gestire eventuali evacuazioni in base a mezzi, disponibilità e situazione, presenza di ospedali, viabilità, possibilità di far arrivare una nave ospedale».



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