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Un bambino è stato ucciso ieri a Khan Younis, nel sud di Gaza, colpito dagli spari dei soldati israeliani. Un altro è stato ammazzato a Rafah da un cecchino. Poche ore prima un’altra persona era stata uccisa nella stessa città. Tutte violazioni del cessate il fuoco, come l’attacco aereo a inizio settimana e le uccisioni dei pescatori a opera delle navi da guerra.
Nonostante la mancanza di mezzi adeguati, le macerie continuano a restituire corpi. Ieri sono stati recuperati, dopo 15 mesi, i resti di Ola Saleh Ferwana, una bambina di 8 anni uccisa insieme alla sua famiglia. E finalmente ha trovato una degna sepoltura anche il poeta, scrittore e accademico palestinese Refaat Alareer. Gli amici hanno a lungo cercato i suoi resti da quando è stato ucciso da un bombardamento israeliano, il 7 dicembre 2023.
LO HANNO recuperato ieri in un cimitero improvvisato e il corpo è stato trasferito ad Al-Sujaiya, nel quartiere dove è nato, insieme ai resti di suo fratello Salah, sua sorella Asma e 4 membri della famiglia uccisi nello stesso attacco. Refaat Alareer era fondatore del progetto «We Are Not Numbers», creato per promuovere i giovani scrittori palestinesi. La sua poesia If I must die è diventata il testamento di tanti gazawi morti durante la guerra.
Nella Striscia arrivano freddo e pioggia. Il Comitato internazionale di soccorso (IRC) ha avvertito che le persone non hanno riscaldamento né vestiti adeguati e che per i bambini la condizione è particolarmente preoccupante. Nei primi quattro giorni del cessate il fuoco sono entrati più di 630 camion ogni 24 ore ma poi il numero si è quasi dimezzato.
Nel nord, dove migliaia di palestinesi sono appena ritornati, le acque reflue stanno già diffondendo malattie, soprattutto per i più piccoli e i medici si ritrovano ad affrontare una enorme minaccia sanitaria senza ospedali e con poche medicine. Al sud, a Khan Younis, i residenti denunciano che il pozzo da cui veniva pompata l’acqua è stato sepolto dai bulldozer dell’esercito israeliano, e coperto con enormi quantità di detriti e macerie.
Hamas continua ad accusare Tel Aviv di non consentire l’ingresso dei mezzi pesanti necessari a recuperare i corpi dei dispersi e a ricostruire le infrastrutture, dichiarando che si tratta di una violazione dei termini dell’accordo.
Intanto, il quarto gruppo di malati e feriti, tra cui molti bambini, ha attraversato il valico di Rafah per l’evacuazione medica. Nonostante il sollievo per la speranza di cura, per molte persone rappresenta una separazione che non si sa quanto durerà. Israele ha più volte dichiarato che l’evacuazione è “a senso unico”: si esce e non si rientra più. Ogni paziente lascia a Gaza familiari e amici. Ieri i giornalisti hanno ripreso i saluti strazianti di una madre che non ha avuto il permesso di accompagnare suo figlio piccolo, malato di tumore.
In Cisgiordania non si fermano le retate. La Società dei prigionieri palestinesi ha comunicato che almeno 30 persone, tra cui un bambino e alcuni ex prigionieri, sono stati arrestati ieri. Più di 10mila palestinesi della West Bank risultano detenuti nelle prigioni israeliane a inizio mese (di cui 365 bambini e 15 donne), mentre non si conoscono i numeri relativi ai prigionieri di Gaza. Ieri a Hebron e in altri luoghi (Tulkarem, Tubas, Ramallah, Nablus, Qalqilya e Gerusalemme est) le persone fermate e ammanettate sono state spesso interrogate sul posto, in quella che da diverse organizzazioni umanitarie è descritta come una punizione collettiva.
PER IL SEDICESIMO giorno consecutivo, i droni hanno continuato a sganciare bombe sulle case di Jenin. E non si sono fermate neanche le detonazioni programmate che hanno spazzato via edifici e abitazioni. Il direttore dell’ospedale governativo ha dichiarato che da più di 3 settimane tutte le operazioni chirurgiche programmate sono state sospese e che i malati non riescono a raggiungere la struttura a causa dell’enorme distruzione praticata dall’esercito tutto intorno all’ospedale. Nella città di Tammoun, intere famiglie sono state cacciate dalle proprie case. Lo stesso è avvenuto a Faraa, il campo profughi a sud di Tubas, dove sono state demolite diverse costruzioni.
A Bardala, nel nord della Cisgiordania occupata, un giovane palestinese è stato ferito dai coloni israeliani che hanno assaltato il suo villaggio. I coloni hanno anche attaccato automobilisti palestinesi sulla strada tra Ramallah e Nablus, mentre l’esercito ha effettuato diverse demolizioni nel villaggio di Zarnuq, nel Negev occupato.
Intanto, la Fondazione Hind Rajab, che denuncia i soldati e gli ufficiali sospettati di aver compiuto crimini di guerra a Gaza, ha dichiarato ieri che, su sua segnalazione, la Svizzera ha aperto un’indagine penale su un militare presente nel Paese.
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