Cyberbullismo: riconoscerlo, prevenirlo, contrastarlo. Un impegno che parte dalla scuola

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Il 7 febbraio è la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, un’occasione per accendere i riflettori su un fenomeno che continua a colpire bambini e adolescenti, dentro e fuori dalla scuola. Offese, esclusione, umiliazioni e minacce possono lasciare segni profondi, soprattutto quando si propagano nel mondo digitale, rendendo il cyberbullismo ancora più invasivo e difficile da fermare.

Secondo i dati della Sorveglianza HBSC Italia, il 18,9% degli 11enni maschi e il 19,8% delle femmine sono vittime di bullismo; percentuali che scendono con l’età ma restano preoccupanti tra i 15enni, con il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze coinvolti. Per il cyberbullismo, i numeri sono altrettanto allarmanti: tra gli 11enni, il 17,2% dei maschi e il 21,1% delle femmine ha subito episodi di violenza online.

Dati che mostrano un problema diffuso, il quale richiede un impegno concreto da parte di istituzioni, scuole e società civile per promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione.

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Lo sa bene la Fondazione Educatorio della Provvidenza, che da anni promuove l’educazione, la prevenzione e l’inclusione con progetti ad hoc per le scuole, sostenuti da diversi anni dalla Fondazione CRT. Solo nello scorso anno scolastico, l’Educatorio ha coinvolto in un anno 1.614 studenti e 100 insegnanti di 66 classi nel Torinese, attraverso laboratori, percorsi educativi e consulenze psicologiche.

Le attività proposte spaziano dall’educazione al web, per un uso consapevole della tecnologia, alla gestione delle emozioni e dell’affettività, fondamentali per prevenire situazioni di disagio e cyberbullismo. Il coinvolgimento delle famiglie è un altro pilastro del progetto: spesso gli adulti faticano a comprendere le dinamiche digitali e relazionali dei più giovani, ed è per questo che la Fondazione propone incontri, momenti di formazione e sportelli di ascolto.

Un impegno concreto per costruire una comunità più consapevole, dove i ragazzi possano crescere in un ambiente sicuro e inclusivo, sia online che nella vita reale. Ne parliamo con Maria Nosengo, psicologa e psicoterapeuta responsabile dello sportello psicologico dell’Educatorio, per approfondire il progetto e capire meglio il suo impatto.

Quali sono gli obiettivi principali del progetto e come vengono declinati durante gli incontri in classe?

Il progetto ha l’obiettivo di prevenire e sensibilizzare su temi cruciali come bullismo, cyberbullismo, emotività, sessualità e consumo di alcol. Lo scopo è aumentare la consapevolezza sui rischi connessi e promuovere valori fondamentali come il rispetto e l’inclusione sociale. Durante gli incontri in classe, questi temi vengono affrontati con un approccio pratico e interattivo, stimolando la partecipazione attiva degli studenti.

Quali metodologie utilizzate per coinvolgere gli studenti e stimolare la loro partecipazione attiva?

Utilizziamo metodologie interattive che rendono gli studenti protagonisti del percorso formativo. Attraverso attività pratiche, lavori di gruppo e momenti di confronto, favoriamo il dialogo, la creatività e il problem solving. Questo approccio aiuta i ragazzi a sviluppare un pensiero critico e una maggiore consapevolezza, trasformandoli in agenti attivi del cambiamento.

Usate strumenti digitali o attività pratiche per sensibilizzare i ragazzi?

Sì, abbiamo sviluppato una metodologia efficace per coinvolgere gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Uno degli strumenti principali è la produzione di video e spot interamente ideati e realizzati dai ragazzi, con il supporto di professionisti. In oltre dieci anni, abbiamo prodotto più di 100 video che hanno sensibilizzato studenti e adulti in numerose occasioni.

Ogni classe segue un percorso di formazione con uno psicologo, che aiuta i ragazzi a individuare il tema del video e il pubblico di riferimento: possono rivolgersi ai coetanei, ai più piccoli o persino agli adulti, condividendo esperienze e riflessioni. La fase successiva è guidata da un regista, che introduce le tecniche di videomaking senza perdere di vista l’aspetto esperienziale ed emotivo. I ragazzi raccontano storie di bullismo e cyberbullismo, creano favole moderne per sensibilizzare sull’uso dei dispositivi digitali, esplorano i pro e i contro dei social e realizzano “video-libri” di educazione digitale per i più piccoli.

Questa creatività non si è fermata neanche durante la pandemia: i video sono stati prodotti anche in modalità online! Tutti i lavori sono disponibili sul sito www.educatoriodellaprovvidenza.it, grazie al sostegno della Fondazione CRT attraverso il progetto Digitalmente Consapevoli. Un vero esempio di come i giovani possano usare il web per costruire un mondo migliore.

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In che modo aiutate gli studenti a sviluppare empatia verso le vittime di bullismo o cyberbullismo?

Creiamo in classe uno spazio sicuro e privo di giudizio, dove gli studenti possono esprimersi liberamente. Attraverso il dialogo e il confronto, li guidiamo a riflettere su tematiche di rispetto e inclusione. Utilizziamo testimonianze, analisi di casi di cronaca e video educativi per stimolare la consapevolezza sulle dinamiche del bullismo e del cyberbullismo. Il nostro obiettivo è aiutare i ragazzi a comprendere il punto di vista delle vittime e a sviluppare sensibilità e responsabilità nelle relazioni con gli altri.

Gli insegnanti vengono coinvolti in modo diretto nelle attività? Se sì, come?

Sì, il loro ruolo è fondamentale. Dopo un primo incontro per introdurre le tematiche, offriamo momenti di formazione specifica per approfondire i contenuti dei laboratori. Gli insegnanti partecipano attivamente alle attività in classe, affiancandoci nel percorso e aiutando gli studenti a interiorizzare le riflessioni proposte. Il loro supporto è essenziale anche dopo gli incontri, affinché il lavoro fatto insieme possa continuare nel tempo.

Offrite strumenti o risorse anche per i genitori, affinché possano supportare i loro figli su queste tematiche?

Sì, organizziamo incontri dedicati ai genitori per approfondire le tematiche trattate a scuola. Questi momenti sono pensati per offrire strumenti concreti, sensibilizzando sugli eventuali rischi e fornendo suggerimenti utili per supportare i figli nella gestione delle relazioni online e offline.

 

Il cyberbullismo può assumere molte forme: come hanno raccontato gli studenti che hanno partecipato ai programmi dell’Educatorio,  vanno dai commenti offensivi lasciati sotto un post ai messaggi privati carichi di insulti e minacce. Frasi come “Fai schifo, nessuno ti vuole”, “Sei un fallito, sparisci”, “Ma ti sei visto? Non dovresti neanche uscire di casa”, possono sembrare solo parole, ma lasciano ferite profonde. In alcuni casi, la violenza si spinge oltre, con la condivisione non autorizzata di foto o video personali, esponendo la vittima a umiliazioni pubbliche e gravi conseguenze psicologiche.

Di fronte a questi episodi, la prima strategia è proteggersi: ignorare i commenti negativi può essere difficile, ma evitare di leggerli e disattivare le notifiche aiuta a non interiorizzare la violenza verbale. Se gli attacchi diventano insistenti, bloccare e segnalare chi offende è un modo efficace per interrompere la catena di insulti. Ma soprattutto, non bisogna affrontare tutto da soli. Parlare con qualcuno di fiducia, che sia un amico, un familiare o un insegnante, permette di trovare supporto e soluzioni concrete. Nei casi più gravi, quando le offese sfociano in minacce o nella diffusione di contenuti privati, è fondamentale rivolgersi a un esperto o alle autorità per tutelare la propria sicurezza.

Difendersi dal cyberbullismo non significa solo proteggere se stessi, ma anche intervenire quando si assiste a episodi di violenza online. Difendere chi è vittima, segnalare contenuti offensivi e promuovere un uso più consapevole del web può fare la differenza. Il rispetto deve valere ovunque, anche dietro uno schermo.

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