- La norma per la riduzione dell’IVA sui beni culturali al 10% o al 5% non è stata approvata e il mercato dell’arte italiano perde attrattività rispetto ai competitors europei.
- La proposta di legge intorno al Decreto Cultura prevedeva l’estensione dell’aliquota agevolata agli oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione a partire dal 1° gennaio 2025.
- L’aliquota IVA sugli oggetti d’arte resta al 22% nel nostro Paese oppure al 10% per le importazioni, rispetto alle aliquote ridotte della Germania e della Francia.
L’Italia risulterà meno attrattiva rispetto agli altri Paesi europei per quanto riguarda il mercato dell’arte. Nonostante la proposta di abbassamento dell’IVA sui beni culturali al 10% o al 5%, la norma non ha trovato spazio nel Decreto Cultura e non è stata ancora approvata.
Gli operatori del settore come galleristi, case d’asta e collezionisti attendevano da tempo un cambio di passo sulle aliquote per importazioni e transazioni delle opere d’arte. Se ne parlava da tempo e uno spiraglio era proprio la possibilità concessa dalla direttiva UE n. 542 del 2022. Altri Paesi europei, invece, hanno colto l’occasione per abbassare l’IVA e attrarre maggiori acquirenti.
Che cosa prevedeva la norma sulla riduzione dell’IVA sui beni culturali e cosa cambia adesso? Analizziamo le conseguenze della mancata approvazione di una norma chiave per mantenere alto il profilo italiano nel mercato dell’arte internazionale.
Riduzione dell’IVA sui beni culturali: la proposta
La direttiva europea n. 542 del 20221 ha previsto la possibilità per gli Stati membri, a partire dal 1 gennaio 2025, di estendere l’aliquota agevolata anche agli oggetti d’arte e di antiquariato. La norma che prevedeva la riduzione dell’IVA sui beni culturali, però, non è stata approvata dal Governo italiano.
La direttiva era intervenuta proprio sull’elenco delle cessioni di beni e prestazioni di servizi che possono essere assoggettate ad aliquota ridotta, lasciando agli Stati membri la possibilità di espandere l’applicazione di tale aliquota agevolata.
La proposta di legge2 oggetto di discussione prevedeva la possibilità di abbassare dal 10% al 5% l’aliquota IVA relativa a oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione. L’approvazione di questa norma avrebbe permesso al mercato italiano di tornare ad attrarre e a competere con gli alti mercati europei. In altre parole, sarebbe stato più conveniente importare opere in Italia rispetto ad altri Paesi.
La direttiva UE sull’IVA
Come anticipato, la direttiva dell’Unione Europea è andata a intervenire e modificare le aliquote dell’Imposta sul Valore Aggiunto per salvaguardare il mercato ed evitare distorsioni della concorrenza. La norma è entrata in vigore dal 1° gennaio 2025 e quindi gli Stati membri hanno avuto tempo fino al 31 dicembre 2024 per recepirla nel proprio ordinamento nazionale.
La Commissione Europea ha inserito la cessione di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione nell’elenco delle 29 categorie dell’Allegato III della Direttiva 2006/112/CE, riguardante le “cessioni e prestazioni di servizi che possono essere soggette alle aliquote ridotte”.
L’obiettivo era quello di rendere più facile la circolazione delle opere d’arte, così come avviene per altri prodotti culturali che già godono di aliquote agevolate (come libri, giornali, concerti, ecc).
La Commissione UE ha quindi dato la possibilità agli Stati membri di includere 24 delle 29 categorie nel novero degli oggetti a cui applicare l’IVA agevolata.
IVA sui beni culturali: quali sono le regole
L’Italia è uno dei Paesi con il maggiore valore culturale al mondo, grazie agli oltre 5.000 siti culturali e 53 siti riconosciuti dall’UNESCO. L’abbassamento dell’IVA su beni culturali avrebbe portato nuove opportunità di investimento e valorizzazione di questo patrimonio. Un’occasione sprecata secondo i moltissimi operatori del mercato dell’arte che hanno assistito ai lavori.
Nel nostro Paese, quindi, restano in vigore le regole attuali, ovvero:
- IVA ridotta del 10% solo per le cessioni effettuate dall’autore o dai suoi eredi e per le importazioni dall’estero;
- aliquota ordinaria del 22% per tutti gli altri casi.
Non solo: il Decreto Cultura non ha modificato nemmeno il regime di circolazione dei beni artistici e di antiquariato, che in Italia resta sotto un’unica soglia (pari a 13.500 euro) per tutte le tipologie di beni, eccetto per i beni archeologici di età superiore a 70 anni. Negli altri Paesi europei, invece, la soglia di valore per l’uscita dei beni dal territorio nazionale arriva fino a 300mila euro.
L’IVA sui beni d’arte in Europa
Il mercato mondiale dell’arte e della cultura gioca un ruolo fondamentale in quanto smuove circa 5 miliardi di dollari all’anno, come ha sottolineato Carlo Bonomi, presidente di Fiera Milano. La direttiva UE poteva essere l’occasione giusta per rilanciare il mercato italiano nel mondo. Alcuni Paesi europei come la Francia e la Germania, infatti, hanno colto la palla al balzo e hanno abbassato le proprie aliquote per rendere più attrattivo il proprio mercato.
In particolare, la Francia aveva bruciato le tappe già dalla fine del 2023 inserendo nella Finanziaria una norma che sarebbe entrata in vigore da quest’anno. Dapprima prevista solo sulle importazioni e sulle cessioni di opere da parte degli artisti, a partire dal 1° gennaio 2025 l’aliquota ridotta del 5,5% si applica su tutte le transazioni effettuate.
In Germania, invece, l’Imposta sul valore Aggiunto per le vendite d’arte è scesa al 7% a partire dal 1° gennaio 2025 (rispetto al 19% previsto precedentemente). In realtà, questa aliquota era in vigore fino al 2014, ma era stata successivamente abolita in quanto non presente nell’elenco di beni e servizi assoggettabili ad aliquota ridotta secondo le direttive della Commissione UE.
Per concludere il confronto, l’aliquota applicata per l’importazione di beni artistici nel Regno Unito è pari al 5%, mentre in Svizzera è del 7,7% (eccetto l’importazione di un’opera da parte dell’artista).
IVA sui beni culturali – Domande frequenti
Sono beni culturali tutti gli oggetti mobili e immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, archivistico e bibliografico e che sono testimonianze aventi valore di civiltà.
Secondo la normativa italiana in vigore, è prevista l’applicazione dell’IVA ridotta al 10% solo per le cessioni effettuate dall’autore all’estero. In tutti gli altri casi si applica l’aliquota ordinaria al 22%.
Recentemente la Francia e la Germania hanno abbassato l’IVA sugli oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione portandola rispettivamente al 5,5% e al 7%. Nel Regno Unito è pari al 5%, mentre in Svizzera è del 7,7%.
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