Per mettere in sicurezza il territorio da frane e alluvioni basterebbe l’1,4 per mille del Pil italiano

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


In Italia è piovuto tanto in questi giorni, i fiumi si sono ingrossati e siamo ancora in allerta, ma fra un po’ si si ricomincerà a parlare di siccità. Ma chi si occupa di manutenzione, ripristino e prevenzione non sta con le mani in mano.

Dal 2000 abbiamo avuto più di 13.000 alluvioni e frane all’anno, più di 30 al giorno. Amo citare Don Milani, proprio lui, ben 70 anni fa scriveva in una delle sue lettere: “Ricchezza in Italia s’è sprecata e se ne spreca (…) Ogni anno da ormai si ripete la storia delle alluvioni, dei morti, delle famiglie disastrate, dei miliardi ingoiati dall’acqua, ogni anno a scadenza fissa. Non un problema di fondo è stato risolto (…) Agli investimenti estensivi che, per esempio nel tentativo di bloccare il dissesto idrogeologico, potrebbero incrementare lo sviluppo aumentando l’occupazione, è stato preferito altro”.

Dunque Don Milani, 70 anni fa, parlava di temi che riguardano noi, oggi. E ci sono i dati. Per contrastare il rischio idrogeologico in Italia si spendono 8.3 miliardi all’anno solo per riparare i danni (ad es. per l’alluvione in Toscana del 2023 ci vorrebbero circa 3 miliardi). Per risolvere il problema alla radice ce ne vorrebbero circa un terzo (3,3 miliardi all’anno): dopo l’alluvione di Firenze la Commissione De Marchi per il complesso di opere ed interventi risolutivi proponeva nell’arco di 30 anni e una spesa di circa 100 miliardi di euro rivalutati ad oggi, proprio come aveva previsto Italia Sicura (33 miliardi in 10 anni).

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Sarebbe solo l’1,4 per mille del Pil attuale mentre si vuol frenare il Green Deal e la transizione ecologica o, ad esempio, per le spese militari si stanzia 10 volte tanto. Sempre la Commissione De Marchi proponeva importi da destinare alla prevenzione con sistemazioni diffuse pari a ben circa il 40% del totale destinato agli interventi strutturali di mitigazione del rischio necessari. In realtà i fenomeni di dissesto (erosione, frane, esondazioni, etc) sono naturali, ma creano danni solo se si costruisce e vive in zone a rischio (se possibile, la soluzione migliore sarebbe non-strutturale: divieto di costruire o delocalizzazione). Il consumo di suolo (ben 19 ettari al giorno, più di 2 metri quadrati al secondo; con più di 200 abusi edilizi al giorno e 6.000.000 di Italiani in case non regolari) ha enormemente aumentato la vulnerabilità e l’esposizione di beni e persone al danno.

Il cambiamento di uso del suolo e la minore manutenzione dei nostri bacini idrografici, oltre agli effetti del cambiamento climatico, hanno portato oggi ad un rischio notevolmente maggiore. Anche con riferimento all’alluvione del novembre 2023 in Toscana e alla precedente in Emilia Romagna, è stato di recente confermato che solo per la perdita di trattenuta e rallentamento nel reticolo idraulico minore e nei terrazzamenti di versante (cassa di espansione-laminazione equivalente diffusa), la pericolosità è aumentata intorno al 20-30%, e considerando anche gli effetti del cambiamento climatico, fino a oltre il 50% (quindi gli eventi critici ora hanno una frequenza maggiore, ovvero un tempo di ritorno minore) .

Ecco quindi che abbiamo un rischio che è cresciuto in maniera ormai insostenibile (più che idrogeologico, ormai rischio “idrogeo-illogico” o “idrogeo-antropico”). Da recenti sudi dell’Università di Firenze e Aipin su bacini idrografici colpiti da alluvioni, si è quantificato che il rischio è più che decuplicato a seguito di trasformazioni del territorio ed effetti del cambiamento climatico e questo può essere compensato da interventi di rinaturalizzazione (Ingegneria naturalistica – Nature based solutions). Oggi anche i massimi esperti di idraulica, scienze della terra o geotecnica ne riconoscono la validità e necessità.

Da sempre, con l’ingegneria naturalistica, si privilegia l’opzione zero (non-intervento se non necessario, in caso di processi naturali) oppure la rinaturalizzazione/riqualificazione prima degli interventi strutturali che, qualora inevitabili si realizzeranno con opere “verdi” rispetto a quelle convenzionali “grigie”, tenuto conto dei limiti tecnici e della deontologia professionale.

Il tutto rispettando, naturalmente, il principio Do No Significant Harm (DNSH) per cui gli interventi non arrechino alcun danno significativo all’ambiente. Ormai le strategie e programmi europei e nazionali vanno in questa direzione: basti pensare alla Restoration Law e a quelli sostenuti dal Recovery Plan/Pnrr. Ad esempio, con l’emanazione del DPCM 27/09/2021 sono stati definiti criteri e metodi per identificare le priorità di finanziamento degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in Italia: tra gli interventi proposti, si darà priorità ai cosiddetti interventi “integrati”, nei quali si associa la protezione di ecosistemi e biodiversità alla mitigazione del rischio idrogeologico, ottenendo la riqualificazione del territorio. Intervendo “a monte” possiamo infatti avere ulteriori vantaggi (ad es. trattenere e rallentare l’acqua garantisce anche un accumulo di riserve idriche per i periodi aridi e ravvenamento delle falde). Anche nelle zone urbanizzate riusciamo per esempio a de-impermeabilizzare le pavimentazioni e a ridurre gli effetti delle isole di calore.

L’ingegneria naturalistica ha, pertanto, certamente un ruolo per la mitigazione del rischio idrogeologico e la valorizzazione del paesaggio, con costi più sostenibili e portando occupazione, compensando anche la mancanza di manutenzione del territorio e aumentandone la resilienza agli effetti del cambio climatico e del consumo di suolo

di Federico Preti, presidente nazionale dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin) e docente di Idraulica dell’Università di Firenze



Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link