Al Sud -20% di lavori Pnrr, male rifiuti e idrico. Regina (Confindustria): “Nucleare cruciale per competitività”. Uk punta sull’atomo

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Al Sud -20% di lavori Pnrr, male rifiuti e idrico. Regina (Confindustria): “Nucleare cruciale per competitività”. L’Uk di Starmer punta sull’atomo. La rassegna Energia

Il PNRR spacca l’Italia. Infatti, il tasso di esecuzione dei lavori al Sud è del 20% inferiore rispetto al Centro-Nord, secondo il “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni” di Svimez. A soffrire particolarmente sono gli impianti di rifiuti, fermi per l’85%, e le infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento, che detengono il record negativo dello 0% di cantieri aperti. Le Regioni sono meno efficienti dei Comuni: hanno avviato solo la metà del valore complessivo degli investimenti, contro i tre quarti del Centro Nord. Male anche le opere pubbliche, nonostante il Sud riceva il 33,2% delle risorse Pnrr (8,7 miliardi), contro il 30,5% del Centro-Nord (11,8 miliardi). Tuttavia, gli interventi effettivamente partiti nel Mezzogiorno è appena del 64% (5,6 miliardi), il 17,7% in meno rispetto all’82,3% (9,7 miliardi) nel Centro-Nord. “È fondamentale l’opzione nucleare nel mix energetico nel medio-lungo periodo se vogliamo mantenere la nostra vocazione industriale e procedere nella transizione energetica”. A dirlo è Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’Energia, nel corso dell’audizione sul ruolo del nucleare nella transizione energetica che si è tenuta ieri in Commissione Attività produttive e Ambiente della Camera. Uno dei temi più controversi sono i prezzi. “Presenteremo uno studio in collaborazione con Enea per fornire un contributo sulle opportunità del nucleare e intendiamo realizzare un Osservatorio permanente in Confindustria per raccogliere informazioni e prospettive connesse alla filiera produttiva”, ha anticipato Regina a proposito. Il governo britannico di sinistra guidato da Keir Starmer ha scelto di puntare sull’energia nucleare. Starmer ha annunciato infatti che “cambiando le regole per sostenere i costruttori di questa nazione e dicendo no a chi ci ostacola e soffoca da troppo tempo la possibilità di avere energia più economica, crescita e posti di lavoro”. La rassegna Energia.

PNRR, -20% LAVORI SUD, MALE RIFIUTI E IDRICO

“Sul piano dell’assegnazione complessiva dei fondi la geografia del Pnrr rispetta, sul filo, la quota di risorse riservata al Mezzogiorno nel nome dell’obiettivo trasversale della coesione territoriale. Quando si passa, però, ai fatti, cioè alla realizzazione effettiva degli investimenti finanziati dal Next Generation Eu, il quadro cambia e si arricchisce di incognite. Perché il tasso di esecuzione dei lavori al Sud torna a mostrare uno scarto significativo rispetto al Centro-Nord, nei dintorni del 20 per cento. A misurarlo è la Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, che nel monitoraggio periodico “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni” ha messo a confronto risorse assegnate e lavori avviati nelle diverse aree del Paese, secondo i dati registrati dal ReGis al 13 dicembre scorso. La forbice Sud-Nord si allarga soprattutto sui filoni degli impianti di trattamento rifiuti e delle infrastrutture idriche, peraltro due ambiti in cui il Mezzogiorno è strutturalmente debole, ma una distanza più o meno ampia rispetto alle performance del Settentrione si incontra anche sugli altri terreni. Dei 128,4 miliardi di fondi Pnrr territorializzabili finiscono al Mezzogiorno 48,39 miliardi, il 38% del totale (…) La bilancia penderebbe ancora di più verso il Settentrione considerando misure come Transizione 4.0, finalizzata a incentivare gli investimenti in tecnologia delle imprese, che però sono state escluse dal computo. (…) opere pubbliche, ricevono al Sud il 33,2% delle risorse Pnrr (8,7 miliardi), contro il 30,5% del Centro-Nord (11,8 miliardi). In rapporto agli abitanti si tratta di 439,8 euro pro capite nel Mezzogiorno a fronte di 302 nel resto d’Italia. Lo sforzo amministrativo richiesto è, dunque, decisamente superiore, ma la parte di opere effettivamente avviate a esecuzione crolla al Sud al 64% (5,6 miliardi), 17,7 punti sotto l’82,3% (9,7 miliardi) registrato al Centro-Nord. (…) Va peggio per i lavori a titolarità regionale rispetto a quelli assegnati ai Comuni: al Sud risultano avviati solo per la metà del valore complessivo degli investimenti, contro i tre quarti circa nel Centro-Nord. Pesano i rallentamenti e gli ostacoli nei progetti legati alla sanità territoriale”, si legge su Il Sole 24 Ore.

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“I settori che vedono i Comuni più in difficoltà incrociano alcune delle fragilità storiche del Meridione, a partire dal deficit impiantistico nella gestione e nel trattamento dei rifiuti al centro della Missione 2, Componente 1 del Pnrr: nella costruzione di nuovi impianti al Sud i cantieri non avviati congelano l’85% delle risorse a disposizione, percentuale che scende al 69% nel Centro-Nord. Panorama simile è offerto dagli interventi sull’acqua: alla voce “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento” non risultano opere in fase esecutiva. (…) Nell’ottica della Svimez questa fotografia dettagliatissima del Pnrr dei territori serve anche a orientare la nuova rimodulazione del Piano attesa nelle prossime settimane. L’associazione diretta da Luca Bianchi chiede di non replicare la scelta operata nella precedente revisione, ossia lo spostamento di fondi destinati al riequilibrio territoriale verso gli incentivi automatici, più facilmente spendibili”, continua il giornale.

NUCLEARE, REGINA (CONFINDUSTRIA): “CRUCIALE PER COMPETITIVITA’”

“È fondamentale l’opzione nucleare nel mix energetico nel medio-lungo periodo se vogliamo mantenere la nostra vocazione industriale e procedere nella transizione energetica”. A dirlo è Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’Energia,nel corso dell’audizione sul ruolo del nucleare nella transizione energetica che si è tenuta ieri in Commissione Attività produttive e Ambiente della Camera. Uno dei temi più controversi sono i prezzi. “Presenteremo uno studio in collaborazione con Enea per fornire un contributo sulle opportunità del nucleare e intendiamo realizzare un Osservatorio permanente in Confindustria per raccogliere informazioni e prospettive connesse alla filiera produttiva”, ha anticipato Regina a proposito.

“La premessa: il costo dell’energia è un fattore di competitività cruciale per il sistema industriale italiano. È fondamentale dare risposte ai temi della decarbonizzazione, competitività dei costi, sicurezza e indipendenza. Così come è «fondamentale l’opzione nucleare nel mix energetico nel medio-lungo periodo se vogliamo mantenere la nostra vocazione industriale e procedere nella transizione energetica». Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria per l’Energia, ha esposto un quadro ad ampio raggio nell’audizione sul ruolo del nucleare nella transizione energetica che si è tenuta ieri in Commissione Attività produttive e Ambiente della Camera. «Paghiamo l’energia molto di più dei partner europei, oltre che dei partner internazionali – ha detto Regina – a gennaio il mercato dell’energia elettrica ha superato i 150 euro a mwh, il gas naturale ha sfondato la quota di 50 euro. (…) Elemento importante la sicurezza degli approvvigionamenti: per produrre 1 gwh da nucleare si ha bisogno di poco più di 9,3 kg di materie prime critiche contro i circa 207,8 kg che servono per il fotovoltaico e i 162,9 necessari per l’ eolico. Inoltre, ha aggiunto, la produzione di uranio è concentrata in paesi a bassissimo rischio geopolitico come il Canada e l’Australia”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Nei paesi che hanno il nucleare il prezzo dell’energia è il più basso in assoluto. «In Europa sono 18 i paesi che prevedono di potenziare il loro nucleare o avviare nuovi progetti». Oggi si parla degli Small Modulare Reactor: «presenteremo uno studio – ha detto Regina – in collaborazione con Enea per fornire un contributo sulle opportunità del nucleare e intendiamo realizzare un Osservatorio permanente in Confindustria per raccogliere informazioni e prospettive connesse alla filiera produttiva» (…) «Forse non sarà matura, ci sono due prototipi in funzione in Russia e in Cina, 80 progetti in via di sviluppo a livello globale. Sarà importante integrare l’opzione nucleare nella riforma del mercato elettrico alla quale stiamo lavorando, integrandolo in un mercato unico sganciato dalla produzione termoelettrica». (…) «Se investiamo qualche decina di miliardi sul nucleare ci assicuriamo una fonte di energia che garantisce sicurezza, prezzi bassi e decarbonizzazione. Vediamo un futuro – ha concluso – dove il nucleare di nuova generazione insieme ad uno sviluppo significativo di rinnovabili può costituire con altre tecnologie che andranno a maturare la dorsale economica di un mix tecnologico che può rendere ancora competitivo il nostro paese e farlo rimanere un grande sistema industriale»”, continua il giornale.

LA SINISTRA DI STARMER IN UK RILANCIA SUL NUCLEARE

“Il Regno Unito si prepara a costruire un futuro di energia più economica, meno dipendente dall’estero e più decarbonizzata. Per fare ciò il governo guidato da Keir Starmer ha scelto di puntare sull’energia nucleare: i conservatori hanno perso l’occasione di costruire nuove centrali, sottolineava già in campagna elettorale il manifesto del Labour, e oggi il primo ministro rivendica di aver fatto un passo concreto in questa direzione. “Questo paese non costruisce una centrale nucleare da decenni. Siamo stati delusi e abbandonati”, ha dichiarato Starmer ieri, in un discorso in cui esortava il paese a uscire dal torpore dello status quo e a sostenere il piano di cambiamento del governo. “Voglio porre fine a tutto questo, cambiando le regole per sostenere i costruttori di questa nazione e dicendo no a chi ci ostacola e soffoca da troppo tempo la possibilità di avere energia più economica, crescita e posti di lavoro”, ha aggiunto. Un passaggio, questo, che fa del discorso di Starmer anche un j’accuse contro il nimby, a cui il governo ha dichiarato guerra per via dei numerosi ricorsi di gruppi di attivisti che stanno ritardando la realizzazione di alcune infrastrutture, come parchi eolici e la nuova centrale nucleare di Suffolk. (…) Oggi il Regno Unito conta su nove centrali con cui produce circa il 15 per cento della sua energia elettrica, mamolti di questi impianti sono destinati a essere dismessi entro la fine del decennio e la prima di una nuova generazione di centrali nucleari è attualmente in costruzione. I piani del governo prevedono di aumentare del 10 per cento la quota di energia elettrica nucleare attraverso l’installazione di 24 GWdi nuova capacità per arrivare al 25 per cento entro il 2050. Nei piani di Starmer, una parte di questa capacità sarà legata allo sviluppo di reattori modulari di piccole dimensioni (Smr), che potranno essere usati anche dalle imprese più dipendenti dai consumi di energia elettrica. Non solo l’industria manifatturiera, ma anche le aziende tecnologiche”, si legge su Il Foglio.

“L’adozione di una strategia nucleare rafforzata non risponde solo alla crescente domanda di energia sostenibile, ma si inserisce anche in un più ampio contesto di indipendenza geopolitica. (…) “In un mondo instabile, in cui i prezzi del petrolio e del gas sono dettati da tiranni come Putin, la spinta verso il nuovo nucleare è parte integrante dei piani del governo per sostituire la dipendenza del Regno Unito dai mercati dei combustibili fossili con energia pulita e prodotta localmente, per rendere il paese indipendente dal punto di vista energetico e proteggere i consumatori”. In Italia una posizione simile a quella del Labour l’ha espressa il ministro di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin, che ha presentato al governo un disegno di legge delega per consentire il ritorno del nucleare nel paese anche grazie all’uso dei piccoli reattori modulari”, continua il giornale.



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