«Contenimento dei costi parte di un piano di crescita»

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Si è tenuto ieri a Marghera, sede di Confindustria, il secondo tavolo tra Lafert e i sindacati del Veneto e dell’Emilia-Romagna dopo l’annuncio dell’azienda della prossima chiusura dello stabilimento di Fusignano (Ravenna). Lafert S.p.a, azienda leader nella progettazione e produzione di motori elettrici, con sede a San Donà, 4 stabilimenti in Italia e parte del colosso giapponese Sumitomo Heavy Industries, puntava a illustrare le direttrici del piano industriale 2025-2028.

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Un piano su cui finora i sindacati avevano mosso parecchi dubbi, soprattutto per la sua vaghezza e il continuo utilizzo della cassa integrazione. La vaghezza è parsa almeno in parte diradarsi, ma i dubbi restano. 

La strategia dell’azienda

Secondo la strategia delineata da Lafert, con il supporto della società di consulenza Roland Berger, l’azienda qui al 2028 prevede una crescita di fatturato del 4,5% nel 2026, +8,3% nel 2027 per arrivare al 14% nel 2028 grazie allo sviluppo tecnologico e a un ulteriore potenziamento del portafoglio prodotti. L’azienda vuole concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni in grado di integrarsi in maniera sempre più intelligente nelle diverse applicazioni e gestire efficientemente le varie funzioni, per supportare i trend di mercato con soluzioni e pacchetti motore-drive.

Il piano prevede anche una strategia espansiva in aree come il Nord America e la crescita in settori industriali come quelli della robotica, dell’air technologymaterial handling, pompe e ventilazione, settori dati in forte crescita. Lafert ricorda che recentemente ha ottenuto alcune certificazioni su motori ad altissimo rendimento e pacchetti motore-drive per la commercializzazione nel Nord America.

In questo quadro «il contenimento dei costi portato avanti a Noventa e San Donà, insieme alla decisione di chiudere lo stabilimento di Fusignano, sono parte di una strategia di ampio respiro – ha commentato l’ingegner Cesare Savini, ad di Lafert S.p.a – Finora il 60% del nostro fatturato viene realizzato nel mercato tedesco e italiano, i nuovi scenari geopolitici e macroeconomici ci spingono a sviluppare nuovi progetti con i nostri clienti storici, a conquistare nuovi clienti ed a guardare a nuovi mercati, in particolare a quelli dove è richiesta una customizzazione elevata dei motori elettrici». Insieme alla strategia industriale, Lafert S.p.a ha, inoltre, illustrato il piano portato avanti negli ultimi anni relativamente alla sicurezza sul lavoro alla quale è stato destinato il 30% sul totale degli investimenti fatti dall’azienda (circa 50 milioni).

Le prospettive per gli stabilimenti

L’azienda, insieme al piano industriale, ha ribadito la scelta di lasciare Fusignano. Seppur, su richiesta dei sindacati, abbia sospeso la procedura di licenziamento collettivo per i 60 dipendenti fino alla riconvocazione del tavolo di crisi in Emilia-Romagna. Lafert ha anche dato disponibilità per favorire la reindustrializzazione del sito produttivo (da parte di altri soggetti interessati), nonché supporto nella ricerca di opportunità di collocamento per i 60 dipendenti coinvolti.

Per il Veneto, come detto resta per ora il contenimento dei costi. Lafert evidenzia però che attualmente i dipendenti dello stabilimento produttivo di San Donà si fermano in media mezza giornata a settimana (10% del totale delle ore lavorabili). Peggio va a Noventa che secondo l’azienda sta soffrendo maggiormente il calo della domanda a seguito della crisi del settore dell’automazione industriale, ma Lafert conferma la centralità dello stabilimento nel piano industriale presentato: molti dei progetti di sviluppo, dicono, sono infatti relativi ai motori prodotti in questo stabilimento.

Il parere dei sindacati

La delegazione sindacale al tavolo (Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm) non è soddisfatta: ritiene che siano necessari ulteriori approfondimenti rispetto alle informazioni fornite, ma ha anche con forza ribadito come sia «totalmente inaccettabile la decisione di chiudere lo stabilimento di Fusignano, per il quale va ritirata la procedura di licenziamento collettivo».

I sindacati hanno proposto alla direzione l’avvio di un confronto, per la revisione del piano industriale del gruppo funzionale al mantenimento dell’operatività dello stabilimento di Fusignano, individuando anche altre soluzioni produttive e di attività complementari ai progetti, ai processi e ai prodotti sviluppati e realizzati da Lafert. Non c’è stata apertura, ma l’azienda ha rimandato al prossimo tavolo presso la regione Emilia Romagna per approfondire la discussione.

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Per quanto riguarda i due stabilimenti veneziani, i sindacati spiegano che saranno impegnati a monitorare l’andamento del piano industriale incentrato sugli stabilimenti veneziani e le iniziative aziendali, riservandosi di valutare la necessità di richiedere un incontro anche all’unità di crisi della regione Veneto. Per ora, infatti, l’unico tavolo di crisi sull’azienda è in Emilia-Romagna, non essendosi registrati esuberi in Veneto.



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