«Silence», musica acusmatica | il manifesto

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Il panorama della musica elettronica contemporanea attraversa un periodo di straordinaria vitalità, alimentato dai numerosi festival che celebrano la ricchezza e la diversità di un universo musicale in continua evoluzione. I generi e le contaminazioni si moltiplicano, riflettendo la natura multiforme della musica elettronica. All’interno di questo contesto, un ruolo di particolare rilievo è ricoperto dal «Festival Silence» giunto quest’anno alla sua ventesima edizione. Oltre al prestigio di due decenni di attività, il festival si distingue come il primo in Italia dedicato esclusivamente alla musica acusmatica, mantenendo il suo focus su questo specifico ambito, anche quando le tendenze della musica elettronica si orientavano verso altre direzioni, affermandosi così come un punto di riferimento nel panorama musicale nazionale e internazionale.

La musica acusmatica si caratterizza per un’esperienza di ascolto unica: il pubblico è immerso nel buio della sala ed è circondato da una vera e propria orchestra di altoparlanti: l’acusmonium. Le opere, registrate su supporti, vengono affidate a un interprete acusmatico che ne cura la proiezione sonora nello spazio, modulando dinamiche ed altri parametri in funzione delle caratteristiche dell’opera e della sala stessa. L’esperienza richiama in parte l’atmosfera cinematografica, ma è priva di ogni elemento visivo, l’attenzione si concentra esclusivamente sulla dimensione sonora. Il termine acusmatica (utilizzato nel 1966 dal compositore francese Pierre Schaeffer), deriva dalla parola greca Akusmatikoi e rimanda proprio al concetto di ascolto cieco in riferimento a una pratica della scuola pitagorica in cui i discepoli ascoltavano le lezioni del maestro dietro un velo, focalizzando tutte le energie percettive sull’esperienza dell’ascolto. Nata e sviluppatasi a partire dal secondo dopoguerra in Francia e in Germania, la musica acusmatica ha visto negli anni la nascita di diversi festival specifici, tra cui il Festival Silence in Italia.

François Bayle

Fondato a Bari da Franco Degrassi con la collaborazione di Jonathan Prager e Angelo Petronella, il festival ha visto la sua prima edizione nel 2005, programmando nel corso di 20 anni numerose importanti esecuzioni, sia di opere del repertorio storico, sia promuovendo la produzione di nuovi lavori di giovani compositori italiani. Luogo di riferimento del festival è La Cittadella Mediterranea della Scienza di Bari che dal 2010 ospita in maniera stabile l’acusmonium. In occasione del ventennale, il festival si sposta dalla periferia industriale al centro della città, presso lo Spazio Murat, uno dei luoghi più attivi per la promozione e la divulgazione dell’arte contemporanea.

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Filo conduttore delle 2 giornate di concerti del 7 e 8 febbraio sarà il tema dei luoghi, attraverso le opere in programma sarà possibile ripercorrere un viaggio attraverso una vera e propria geografia dei suoni, così nel brano di François Bayle Jeîta Ou Murmure Des Eaux (1970), siamo in Libano, nella grotta di Jeîta, dove nel 1969 il compositore effettuò delle registrazioni che costituiscono il punto di partenza di questa suite, Jeîta in aramaico significa mormorio delle acque, quello delle stalattiti della grotta; in Koley Bazar (2019) di Denis Dufour, siamo tra i suoni e rumori del mercato di Calcutta: voci, urla, canti, rumore di treni e automobili compongono un labirinto sonoro tumultuoso e affascinante; Desert tracks (1988) di Michel Redolfi ci porta invece lungo le strade del deserto della California durante l’autunno del 1987, nel deserto del Mojave e nella Death Valley; Natasha Barret sarà presente con 2 opere: Industrial Revelations (2001) e Viva la Selva! (1999), lavoro realizzato partendo da sessioni di registrazioni notturne effettuate dalla compositrice britannica in una foresta pluviale del centroamerica, un fantasmagorico universo sonoro fatto di piccoli richiami, misteriosi suoni di insetti e animali notturni.

Saranno inoltre in programma Trois visage de Liége (1961) di Henry Pousser, un ritratto sonoro della città della giovinezza del compositore, e Far-west news No. 2 (1999) di Luc Ferrari, una vera e propria «poesia sonora della natura» realizzata nel 1998 durante un viaggio nel sud-ovest americano. I luoghi italiani saranno presenti con A farm/una masseria di Franco Degrassi, lavoro del 2021 realizzato partendo da sessioni di ripresa sonora nel territorio dell’Alta Murgia, e con L’emersione della principessa Penelope di Vincenzo Procino, dove i suoni acquatici del porto di Taranto diventano elemento sonoro portante del lavoro. Interpreti acusmatici di tutte le opere saranno Alessandro Duma, Danilo Girardi e Vincenzo Procino.

A completare le attività di questo ventennale del Festival, lo scorso 1° febbraio è stato presentato in anteprima il libro di Franco Degrassi Acusmatica-un’arte sonora (edizioni Haze-Auditorium, 2025), lavoro che cerca di ricostruire una sorta di genealogia dell’arte acusmatica al fine di definirla in modo coerente quanto possibile.



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