Dal Fabbro (Iren): “Entro il 2050 l’Italia e altri Paesi vivranno una crisi idrica, investire nell’acqua e nelle rinnovabili è fondamentale”

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Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren, nel corso della sua Lectio Magistralis organizzata a Roma dalla Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, presso il centro Studi Americani, ha dichiarato:

Noi stiamo vivendo un momento di grande transizione. Ci sono tre transizioni che stiamo affrontando, che percepiamo e comprendiamo. Abbiamo, innanzitutto, un problema di sviluppo tecnologico e digitale estremamente avanzato e veloce. Poi ci sono le sfide geopolitiche alle porte. Tra queste, la creazione di un mondo multipolare. Oggi il mondo si sta frammentando. Si stanno creando blocchi, e il mondo si sta ricomponendo molecolarmente attraverso micro e macro-blocchi. Pensate che, se l’India, la Cina e la Russia decidessero di battere moneta insieme, potrebbero avere una moneta più forte del dollaro.

In questo contesto, dobbiamo guardare alla trasformazione transnazionale del mondo con tre diversi assi: la transizione, la frammentazione geopolitica, la digitalizzazione e la transizione ambientale.

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Da dicembre 2022, le guerre, in particolare quella in Ucraina, hanno determinato una grande frammentazione. Ma è una frammentazione che ormai è diventata una frattura importante, quasi irreversibile. Cose che prima erano possibili, come fare business con la Russia o la Cina, oggi sono messe in discussione. Ricordo che la Cina, negli ultimi sei-dodici mesi, ha ridotto le esportazioni di alcuni materiali critici fondamentali per la propria industria della difesa.

A tutto ciò, c’è il problema della transizione degli ecosistemi. I giornalisti e i policy maker parlano molto del riscaldamento globale e del cambiamento climatico, definendoli il male dei nostri mali. Ma questo è il minimo dei problemi che stiamo affrontando. Se io vi dicessi che abbiamo inquinato le falde del Veneto, tanto che i veneti oggi bevono acqua inquinata con i Pfas, sostanze cancerogene, cosa direste? Se vi dicessi che i nostri oceani si stanno acidificando e che stiamo uccidendo le specie che mangiamo? E se vi dicessi che stiamo perdendo la biodiversità, un intero ecosistema? Non sto parlando solo dell’aria, ma anche dell’acqua. La Pianura Padana, nei prossimi vent’anni, subirà grandissime crisi idriche. Eppure, noi continuiamo a restare immobili, mentre le crisi e le transizioni in arrivo sono molto più grandi di quanto immaginiamo.

Gli aspetti più critici riguardano l’acqua. Entro il 2050, molti Paesi, tra cui l’Italia, vedranno una grave crisi idrica, soprattutto nella pianura padana. Avremo bisogno di dissalatori, oggi non ne abbiamo e abbiamo pochi depuratori. Il nostro sistema di depurazione è insufficiente. L’acqua sta cominciando a scarseggiare con conseguenze per la nostra produzione alimentare. Investire nell’acqua diventerà fondamentale.

In parallelo, ci sono anche i data center. Pensate che solo intorno a Milano stiamo costruendo 20 data center con 10 gigawatt di potenza, che saranno distribuiti in 20 centri intorno alla città. Se guardiamo a come è distribuita l’energia, vediamo che la domanda sta crescendo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, anche in l’Africa ma sopratutto in l’India. Le rinnovabili sono una priorità, e sono assolutamente d’accordo con questo. Dobbiamo svilupparle, dobbiamo parlare un po’ meno di nucleare in questo Paese, considerando che ci sono che lo prendiamo dai francesi e americani. Io sono favorevole al nucleare, ma dobbiamo pensare a un nucleare per i prossimi venti-trent’anni. Oggi, per produrre energia da fotovoltaico in Sicilia, possiamo farlo solo attraverso gas o nucleare.

Dobbiamo cominciare a convincere la gente che le rinnovabili non sono una moda o una scelta per ambientalisti, ma una necessità che l’Europa deve fare sua. Non possiamo più considerare la sostenibilità come qualcosa di opzionale. La rivoluzione digitale e la transizione energetica richiedono materiali critici  tecnologie, fabbriche e risorse fisiche che devono essere estratte e raffinate. La transizione energetica dipende da questi materiali.

La parte oscura della transizione è che, per produrre energia, c’è ancora bisogno di miniere e di costruire infrastrutture. Nei prossimi dieci-quindici anni, almeno una trentina di miniere dovranno essere costruite. Costruire una miniera richiede almeno dieci anni. Questi materiali sono il rame, il cobalto, la grafite, il litio, il nichel, che servono per le reti, i veicoli elettrici, l’idrogeno, il solare, il vento, idrogeno, nucleare. La Cina ha deciso, venticinque anni fa, di diventare leader in questo settore. Ha investito ogni anno tra i 10 e i 15 miliardi di euro in Sud Africa, Sud America e parte del Congo, per acquistare miniere. Noi, europei e americani, non ce ne siamo accorti. Oggi, la Cina controlla più dell’80-90% di tutto il processo di estrazione, raffinazione e commercializzazione di questi materiali, oltre a produrre le tecnologie necessarie. L’Europa dipende al 100% dalla Cina per materiali pesanti come fibre ottiche, nucleare e macchine. Per produrre le macchine elettriche, l’Europa ha bisogno del 100% di queste risorse dalla Cina. Per quanto riguarda le batterie e l’elettronica, anche qui siamo totalmente dipendenti dalla Cina.

Ma ci sono soluzioni. In tutto questo, dobbiamo fare tre cose: passare da un paradigma che non sia solo di sostenibilità, perché ci riempiamo la bocca con questa parola, ma considerare un trinomio che unisca sicurezza, resilienza ambientale e competitività.

In passato il Green Deal ha spinto quasi unicamente sul fattore ‘ambiente’. Il compito che ha ora l’Europa è riuscire a promuovere politiche che sappiano coniugare la sicurezza energetica e la competitività delle imprese con la sostenibilità. E’ necessario tornare a parlare di più di rinnovabili e pianificare forti investimenti sulle reti e infrastrutture. Produrre energia rinnovabili oggi è molto più conveniente rispetto a tanti anni fa ma dobbiamo ancora lavorare sulle reti di trasmissioni e sullo storage. Solo così riusciamo a garantire un sistema energeticamente autonomo che sia veramente proficuo per le imprese.

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