Cosa non torna nella morte di Andrea Prospero e perché è difficile pensare a un suicidio

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Diciannove anni e un percorso di studi appena avviato. Andrea Prospero sembra un ragazzo come tanti altri, che concluso l’iter delle scuole superiori si trasferisce da Lanciano, la sua città natale, a Perugia per frequentare la facoltà di Informatica. Insieme a lui, in questo nuovo percorso di vita, sua sorella gemella Anna, con la quale è in contatto e si incontra quotidianamente.

Andrea ha iniziato a frequentare la facoltà a ottobre e per febbraio ha già in previsione il primo esame. Alloggia in una stanza condivisa con altri ragazzi in un ostello. Una vita apparentemente normale, come quella di tanti altri studenti fuori sede, fino al 24 gennaio quando Andrea scompare.

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Quel giorno, intorno alle 13.00 circa, si scambia alcuni messaggi con Anna per accordarsi per pranzare insieme alla mensa universitaria, poi il suo telefono smette di funzionare e di Andrea non si sa più nulla. Fino al 29 gennaio, quando il suo corpo privo di vita viene rinvenuto in una stanza di un b&b che dista circa 150 metri dall’ostello in cui Andrea alloggiava.

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A segnalare la presenza del corpo proprio l’agenzia che si occupa della gestione della stanza che si sarebbe attivata nelle ricerche del ragazzo a fronte del mancato pagamento. Il corpo di Andrea viene rinvenuto sul letto, accasciato sopra al suo computer, in una posizione che lo stesso Procuratore ha definito “innaturale”.

Sul suo corpo non sono stati rinvenuti segni evidenti di violenza e l’autopsia avrebbe stabilito che Andrea sarebbe morto a seguito dell’assunzione di una dose massiccia di benzodiazepine, forse proprio il giorno della sua scomparsa.

Ma chi era Andrea Prospero? E che cosa non torna nella sua morte e soprattutto nell’ipotesi di un suicidio?

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Già da una prima analisi della scena in cui viene ritrovato il cadavere di Andrea emergono elementi di interesse investigativo, che mal si conciliano con la vita ordinaria di uno studente universitario. Nella stanza infatti vengono ritrovati quattro telefoni cellulari e circa quaranta sim.

Inoltre viene rinvenuta nel water una carta di credito intestata a un italiano che al momento non sembrerebbe avere alcun contatto con Andrea. Un’altra carta di credito viene rinvenuta da Anna nel portafogli di Andrea, sembra essere intestata a un soggetto di nazionalità straniera sulla cui identità però non si avrebbero riscontri al momento. Uno dei telefoni cellulari è rinvenuto nel water insieme alla carta di credito.

Alcuni abitanti dello stabile in cui si trovava l’appartamento dove Andrea è stato rinvenuto senza vita avrebbero dichiarato di non aver mai incontrato il ragazzo e di non essersi mai accorti, in quei giorni, della sua presenza. Come se Andrea avesse voluto, a tutti i costi, risultare invisibile.

In realtà le ultime immagini che abbiamo di Andrea sono restituite dalle telecamere interne allo stabile. Riprendono Andrea mentre esce, la mattina della sua scomparsa intorno alle 11.00, con un atteggiamento apparentemente tranquillo e disteso. Andrea, nell’atto di uscire incontra un altro ragazzo che sta entrando con un monopattino, indietreggia per farlo passare e gli tiene aperto il portone quindi attraversa la soglia ma si accorge che dietro di lui sta sopraggiungendo un’altra persona, quindi fa un passo indietro affinché il portone resti aperto.

La persona che esce fa ad Andrea un segno di gratitudine con la testa. Andrea quindi interagisce, quella stessa mattina, con due persone che evidentemente non conosce, non cerca di uscire in fretta, non si copre il volto, non tenta in alcun modo di sottrarsi all’incontro con l’altro. Un comportamento il suo che nulla avrebbe a che vedere con quello di una persona che non vuole essere identificata o collocata in quello stabile e ancor meno con chi, da lì a poco, avrebbe deciso di togliersi la vita.

La sorella Anna, così come gli altri familiari non credono plausibile l’ipotesi del suicidio. Un’intenzione rispetto alla quale Andrea non avrebbe “dato nessun segnale”, riferisce Anna, nemmeno a lei che lo frequentava quotidianamente. Nessuna ideazione persistente a proposito, nessun riferimento più o meno esplicito, nessun messaggio di addio.

Dal profilo di personalità, per quanto sommario, che ne emergerebbe, si evidenzierebbe pertanto l’incompatibilità caratteriale e comportamentale con l’ipotesi di un gesto anticonservativo.

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Chi conosceva bene Andrea, come sua sorella, lo descrive come un ragazzo tranquillo, dal carattere non molto espansivo, anzi piuttosto schivo e solitario, ma sicuramente un ragazzo buono, propenso all’aiuto del prossimo.

Andrea aveva pianificato attività a breve e medio termine che lo vedevano presente, pertanto in vita, si consideri l’appuntamento fissato per pranzo con la sorella attraverso i messaggi inviati intorno alle 13.00 e il fatto di aver prenotato la stanza del b&b dove è stato ritrovato il suo corpo, fino al 20 febbraio, pertanto ben oltre la data del decesso.

Il profilo psicologico di Andrea, desumibile dalla sua condotta antecedente alla scomparsa, rende verosimilmente incompatibile tale funzionamento con un gesto anticonservativo.

Elementi utili alla ricerca della verità potrebbero emergere dall’anali dei telefoni rinvenuti in quella stanza e dall’analisi del suo computer, contenuti che forse potrebbero chiarire cosa sia realmente successo il giorno in cui Andrea è morto.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.

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