Scontro Onu-Trump, l’Italia si sfila dall’Unione europea

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L’escalation delle tensioni politiche e diplomatiche tra l’Onu e gli Usa di Trump con l’Italia che si sfila dall’Unione Europea, intanto si alza il livello dello scontro con la Corte penale internazionale: Trump ha firmato l’ordine esecutivo contro la Corte dell’Aia, «colpevole» di aver preso di mira Stati Uniti, Israele e i suoi alleati


Per la prima volta da quando Donald Trump è tornato a presiedere gli Stati Uniti, Giorgia Meloni si schiera con il tycoon ma soprattutto contro l’Onu e l’Europa. Uno strappo significativo, visto che si tratta della presidente del Consiglio di un Paese fondatore della Ue. Il cambio di passo è significativo, perché dalle parole passa ai fatti. Anche ieri è stata una giornata lunghissima per Palazzo Chigi. Il telefono della premier ha squillato per tutto il giorno. Sempre sul tavolo il caso Almasri, con la diretta interessata che ha continuato a ripetere ai fedelissimi: «Ho fatto solo il mio dovere, ho solo difeso l’interesse nazionale, saranno gli italiani a giudicare».

LO SCONTRO TRA ONU E TRUMP

Ma la giornata si è arricchita di un ulteriore elemento. Lo scontro con la Corte penale internazionale si è alzato di livello. Perché Trump ha firmato l’ordine esecutivo contro la Corte dell’Aia, «colpevole» di aver preso di mira USA, Israele e i suoi alleati. L’ordine prevede sanzioni finanziarie e il blocco dei visti per tutti i funzionari della Corte coinvolti nelle indagini su Usa e alleati. Nel testo diffuso dalla Casa Bianca si vieta l’ingresso negli Stati Uniti a dirigenti, dipendenti e agenti della Cpi, nonché ai loro familiari più stretti e a chiunque si ritenga abbia assistito il lavoro investigativo della Corte.

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Una presa di posizione, quella del presidente americano, che innesca la reazione dell’Onu con la portavoce Farhan Haq: «La legge penale internazionale è un elemento essenziale per combattere l’impunità, che è purtroppo diffusa nel mondo odierno. La Corte penale internazionale è il suo elemento essenziale e deve essere autorizzata a lavorare in piena indipendenza».

LA REAZIONE EUROPEA

Immediata e dura anche la reazione europea. «Sanzionare la Cpi minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso», dichiara sui social il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Segue Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue: «La Cpi garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale».

A questo punto l’Italia è costretta a scegliere da quale parte stare: con l’Europa o con Trump. Ma il Paese guidato da Meloni non si allinea ad altri 79 Paesi che hanno firmato una dichiarazione congiunta a difesa della Cpi, in cui sottolineano che «comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo, oltre ad aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale».

SCONTRO ONU-TRUMP, LA LINEA DELL’ITALIA DI MELONI

Il governo Meloni sposa dunque la linea della sanzioni contro la Corte dell’Aia adottata da Trump. E di fatto si isola al fianco del tycoon e si separa da Francia, Germania e Spagna. Ritrovandosi come compagno di viaggio il premier ungherese Viktor Orban che gioisce: «È tempo che l’Ungheria riveda cosa stiamo facendo in un’organizzazione internazionale che è sottoposta a sanzioni statunitensi – sottolinea – Stanno soffiando nuovi venti nella politica internazionale. Lo chiamiamo il Trump-tornado».

Un precedente che potrebbe costare caro al Belpaese perché avrà di sicuro dei riflessi in sede europea, visto che oggi l’Italia si schiera al fianco di chi, come Donald Trump, ha – contestano le opposizioni – «un disegno ben definito, quello di indebolire l’Europa».
Ovviamente tutto questo non fa che acuire la distanza tra l’Italia e la corte penale internazionale sul caso Almasri. Uno scontro che sta toccando decibel mai visti. ll ministro della Giustizia Carlo Nordio lavora a un documento per chiedere alla Cpi spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico. Nell’atto che verrà trasmesso all’Aja, il ministero potrebbe fare riferimento agli «incomprensibili salti logici» presenti a dire del ministro nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale.

«Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale», ha riferito il ministro davanti ai parlamentari. La strategia dell’esecutivo si basa su una sfida nei confronti della Corte penale internazionale, perché si è convinti dalle parti di Palazzo Chigi che «la gente comune non stia capendo nulla visto che noi abbiamo agito nell’interesse del Paese».

SALVINI E L’OPPOSIZIONE

Si inserisce in questo contesto l’uscita di Matteo Salvini, vicepremier, che sposa la tesi di Antonio Tajani di prendere provvedimenti contro i giudici dell’Aja: «Sulla Corte penale internazionale condivido le parole del collega Tajani, invece di indagare dovrebbe essere indagata». E Nordio, intervenendo all’inaugurazione delle Camere penali italiani, tuona in questi termini: «Più ci attaccano e più cercano di intimidirci in vari modi, più la nostra volontà di portare a fondo la riforma aumenta con maggiore forza, rigore e determinazione».

Le opposizioni ne approfittano per radicalizzare lo scontro. Elly Schlein, segretaria del Pd, attacca la presidente del Consiglio: «Nella vicinanza fra Trump e Meloni vedo il rischio che ci si veda funzionali al disegno di Trump della disgregazione dell’Ue. Questo ci rende tutti più deboli, anche l’Italia. Se Meloni vuole aiutare l’Italia, lavori per un’Europa più unita e più forte».

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