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Padova, 1 febbraio 2025
Il titolo del numero odierno di Fubolitix è stato una sorta di mio mantra personale negli ultimi anni e l’ho ripetuto all’infinito quando, confrontandomi con colleghi e superiori a proposito delle strategie di crescita di OneFootball, ho fatto notare più volte come è assolutamente improprio paragonare i numeri di engagement di un’app di notizie calcistiche – nella fattispecie quella per cui ho lavorato dal 2019 al 2024 ha avuto il merito storico di aver portato gli articoli testuali dentro un’app di risultati, venendo poi copiata dai maggiori concorrenti come FotMob, LiveScore o Diretta, per citare i principali – con quelli dei principali social network.
Questa settimana Rivista Undici parla del Genoa con toni entusiastici: come modello innovativo di comunicazione online. Ed è doveroso farlo, ma io credo che si debba anche fare un passo in avanti e chiamare le cose con il loro nome, e quindi distinguere il piano dell’informazione da quello della comunicazione. Il primo ha la notizia come presupposto, il secondo il contenuto come missione. “Content is king” (il contenuto domina) in fondo è una delle frasi più false: se fai il giornalista dominano (dovrebbero dominare) i fatti, la notizia o c’è o non c’è. Se sei un content creator in realtà a dominare è l’algoritmo. Perché se paradossalmente domani venissi remunerato per fare meno contenuti (uno a settimana anziché al giorno, per dire) ti adatteresti.
Il tema, poi, è duplice: per chi opera nell’informazione si tratta di competere sempre di più con una miriade di realtà diverse. Potenzialmente con chiunque abbia i social (anche chi non pubblica per dire, perché pure leggere i contenuti assorbe tempo che potrebbe essere dedicato ad altro), di fatto soprattutto con club, leghe e sportivi. Perché alla fine il tema è quello di una competizione a tutto campo in cui le news così come l’intrattenimento ambiscono a conquistare una quota del tempo giornaliero di una persona, ed a fare in modo che quella persona torni spontaneamente a farlo ogni giorno. Peraltro fare questa cosa giornalisticamente significa farla dovendo rispondere ad una deontologia, e quindi se guardiamo l’aspetto della pura competizione costi quel che costi è come giocare con una mano legata dietro.
Per chi invece sta dall’altra parte, che poi siamo tutti noi (anche coloro che giocano il doppio ruolo informando e informandosi), è decisivo mantenere una certa capacità di comprensione rispetto alla natura della fonte da cui trae notizie, perché l’effetto blob in cui tutto diventa “contenuto” a prescindere dalla rilevanza della notizia, è crescente e determinante. Non a caso ad esempio alcuni chiamano giornalisti gli ex calciatori opinionisti o alcune vallette-presentatrici che occupano il posto che tradizionalmente dovrebbe essere di giornalisti o giornaliste ma che non ne hanno la qualifica.
In questo oceano convivono situazioni assai diverse e il rischio di uno scadimento totale della qualità dell’informazione è più che mai attuale, ma ognuno lo deve affrontare con i propri strumenti intellettuali.
Questa settimana. Come vi ho detto da lunedì ho iniziato un nuovo lavoro e quindi sono in fase di riorganizzazione del mio tempo settimanale. Anche per questo il numero odierno di Fubolitix è uscito di domenica e non sabato (ma tornerà alla normalità dalla settimana prossima). Ma non vi ho dimenticati: nei prossimi giorni posso già annunciarvi un’uscita particolarmente succulenta (giovedì) con l’analisi della situazione economico finanziaria della Juventus.
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Padre tempo opera last minute. I minuti di recupero hanno ribaltato quella che poteva essere una svolta in testa alla classifica tra Napoli e Inter, mai spiegare il calcio in diretta, si rischia di venire immediatamente sconfessati.
Caso FM25. Sports Interactive ha annunciato la cancellazione di Football Manager 2025. Dopo aver inizialmente posticipato l’uscita da novembre 2024 a marzo 2025, lo sviluppatore britannico ha deciso di annullare del tutto il gioco, citando sfide impreviste e l’incapacità di raggiungere gli standard desiderati. La serie, nata nel 1992 come Championship Manager e rinominata Football Manager nel 2005 dopo il passaggio a Sega, è stata una delle più importanti nel genere dei videogiochi manageriali calcistici. Diversamente da EAFC (ex FIFA), il gioco si concentra sulla gestione della squadra anziché sul controllo diretto dei giocatori. Nonostante il successo dell’edizione 2024, che ha raggiunto sette milioni di utenti, Sports Interactive ha deciso di concentrarsi sul prossimo capitolo della serie.
Intanto EA Sport. I tempi duri per le aziende del mondo del gaming sportivo sono confermate anche da un recente articolo su Inside World Football evidenzia che quasi un giocatore su cinque di EA Sports FC 25 abbandona le partite a metà a causa di frustrazioni legate a matchmaking squilibrati e bug del gioco. Questo fenomeno, noto come “rage quitting”, è comune nei giochi online sin dai primi anni 2000. Sebbene gli sparatutto in prima persona siano i principali responsabili, con il 40% dei giocatori che li considera i più frustranti, EA Sports FC 25 non è molto distante, con quasi il 20% dei giocatori che abbandona le partite per problemi simili. Inoltre, il 10% dei giocatori ha ammesso di aver rotto o danneggiato i propri controller per la frustrazione. Queste problematiche hanno avuto ripercussioni finanziarie per EA, che ha rivisto al ribasso le previsioni fiscali per il 2025, portando a un calo del 17% del valore delle azioni. In risposta, EA ha implementato un significativo aggiornamento del gameplay a fine gennaio, accolto positivamente dalla comunità dei giocatori. Tuttavia, resta da vedere se queste misure riusciranno a ristabilire la fiducia dei giocatori e a stabilizzare la situazione finanziaria dell’azienda.
Calciomercato. Un dato a sorpresa riguarda il Brighton and Hove Albion, club di Premier league che secondo una recente ricerca del CIES ha speso di più nel mondo del calcio negli ultimi due mercati, con un saldo negativo di 253 milioni di euro (197 milioni in estate e 56 milioni in inverno), superando persino le big tradizionali. Questa strategia riflette il reinvestimento dopo quattro sessioni di mercato molto profittevoli, che hanno fruttato oltre 200 milioni di euro in cessioni. Nel totale delle spese, il Brighton (317 milioni di euro) ha superato Chelsea (310 milioni) e Manchester City (278 milioni), confermandosi non solo un club abile nelle vendite, ma ora anche un grande acquirente. In Europa, tra i club con il maggiore saldo negativo ci sono Atlético Madrid (-116 milioni), Roma (-111 milioni) e Bayern Monaco (-63 milioni). Il Manchester City ha registrato il maggiore sbalzo finanziario, con un profitto di +157 milioni la scorsa estate, seguito da una spesa netta di -226 milioni nell’ultimo mercato.
Bolla. La notizia precedente stupisce fino ad un certo punto. Ma come, il Brighton spende più dei top club inglese? Nei giorni scorsi avevo analizzato come dal 2019 in Serie A è triplicato il valore dei giocatori importati dalla Premier League e sempre dentro lo stesso filone d’indagine si inserisce anche l’analisi del sito danese Off the Pitch che fa notare come la finestra di mercato invernale 2025 sia rimasta tranquilla in termini di acquisti permanenti, mentre diversi prestiti di alto profilo sono stati completati negli ultimi giorni. I trasferimenti in prestito hanno ormai superato in numero i trasferimenti permanenti che comportano una commissione. Molti club concordano sul fatto che le commissioni di trasferimento hanno raggiunto livelli insostenibili, ma al contempo va detto che i prestiti stanno diventando uno strumento chiave per gestire i costi crescenti. Si tratta in sostanza di un espediente: si prestano giocatori perché il loro valore di cartellino non può essere corrisposto da alcuno sul mercato ed allora si congela la situazione tecnica (prestandolo) in attesa di far scendere l’ammortamento di quel giocatore, magari ricorrendo ad un altro prestito a copertura tecnica (di campo) del partente. È una situazione scivolosa ma che va analizzata per quel che é: i valori sono ormai usciti dalla logica di mercato (domanda ed offerta) e il rischio di esplosione della bolla è alto.
Lungimiranza. La Major League Soccer (MLS) ha sempre combinato tradizioni sportive nordamericane e internazionali. Ha caratteristiche tipiche delle leghe americane, come il draft, l’All-Star Game e i playoff, ma si inserisce anche nell’ecosistema calcistico globale. Non è più solo un rifugio per calciatori a fine carriera, ma un trampolino di lancio per nuovi talenti, soprattutto sudamericani. Uno dei cambiamenti più significativi è stato l’accordo decennale da 2,5 miliardi di dollari con Apple per i diritti di trasmissione globali in streaming. Nel 2025, MLS Productions si trasferirà in una nuova struttura a Stamford, Connecticut, per migliorare la produzione con nuove tecnologie. Verranno anche sviluppati più contenuti digitali on-demand e una docuserie realizzata da Box to Box Films, la stessa casa di produzione di Drive to Survive di Formula 1. Per aumentare la visibilità, MLS ha stretto vari accordi orientati ai contenuti e sta spingendo verso un futuro sempre più digitale.
Intanto i sauditi… In una lettera del 3 febbraio 2025, la FIFA ha risposto con fermezza alle critiche mosse da alcuni membri del Parlamento Europeo riguardo all’assegnazione della Coppa del Mondo 2034 all’Arabia Saudita. Il segretario generale della FIFA, Mattias Grafström, ha affermato che tutti gli aspetti del processo di candidatura sono stati condotti secondo i principi di obiettività, trasparenza e integrità, con i documenti principali resi pubblici online. Ha inoltre sottolineato che l’Arabia Saudita si è impegnata a garantire salari equi e condizioni di lavoro dignitose per tutte le persone coinvolte nella preparazione e realizzazione del torneo. Questa risposta è giunta dopo che circa 30 parlamentari europei, guidati dal danese Niels Fuglsang, avevano espresso gravi preoccupazioni riguardo alla decisione di assegnare il Mondiale 2034 all’Arabia Saudita, sostenendo che tale scelta minava i principi fondamentali su cui si basa la FIFA. I parlamentari avevano richiesto impegni vincolanti su questioni critiche come la non discriminazione dei tifosi, la protezione dei residenti da sfratti forzati, la tutela dei diritti dei lavoratori migranti e l’implementazione di una strategia climatica sostenibile. Grafström ha inoltre evidenziato la cooperazione esistente tra l’Unione Europea e l’Arabia Saudita in ambiti come energia, tecnologia e affari, sottolineando che il commercio bilaterale di beni ha raggiunto i 75 miliardi di euro nel 2023.
Doncic. Nei giorni scorsi ha tenuto banco un affare di basket assai inusuale: il passaggio di Luka Doncic ai Los Angeles Lakers. The Athletic racconta come il clamoroso scambio tra Luka Dončić e Anthony Davis, considerato uno dei più scioccanti della storia NBA, ha visto Dončić passare ai Los Angeles Lakers e Davis ai Dallas Mavericks senza che i due giocatori ne fossero a conoscenza. L’articolo cerca di spiegare l’accaduto in termini calcistici, pur riconoscendo le differenze tra i due sport. Per il suo impatto, il trasferimento è paragonato allo scambio Samuel Eto’o-Zlatan Ibrahimović tra Inter e Barcellona nel 2009, con i blaugrana che pagarono anche una somma sproporzionata. L’operazione potrebbe segnare la futura dinastia dei Lakers e rappresentare un grave errore per i Mavericks, ma il precedente calcistico racconta una storia diversa rispetto a quelle che erano le previsioni.
Curiosamente una delle prime storie pubblicate nello sport del gruppo NEM dal mio arrivo il 3 febbraio scorso riguarda la sciatrice Lara Colturi, italianissima figlia di Daniela Ceccarelli, che gareggia in realtà per l’Albania. E questa storia in qualche modo mi ha confermato quel che dicevo nei giorni scorsi a proposito di Jannik Sinner e dell’identità nazionale dei campioni dello sport: sempre più annacquata dalle priorità rappresentate da opportunità di carriera e necessità individuali e sportive. Sul numero uno del tennis peraltro vi invito a leggere quel che scrive Giancarlo Dotto su Dagospia: “Sinner non ha una patria, è la patria di se stesso”. Viviamo un’epoca di individualismo sfrenato in cui è la nazione a dover chiedere udienza agli sportivi, perché in questo modo, mutuando le loro storie, può riempire di significato il concetto di appartenenza, mentre sempre più atleti vivono di luce propria (che spesso vogliono tenersi per sè). L’altro caso che cito sempre è il numero crescente di calciatori presenti nelle nazionali di calcio a Qatar 22 non nati nel paese per il quale hanno giocato. Per dire che il fenomeno è mondiale, non solo italiano. E vale la pena quindi riproporre il mio dubbio sotto forma di quesito: non sarà che nel 2025 il concetto di identità nazionale, nello sport, è superato e decotto? E quindi con esso anche le competizioni basate su questo concetto nazionalista? Ai posteri…
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