la start up dell’agronoma Flavia Salvatierra

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La storia di Flavia Salvatierra è fatta di terra, di legami profondi e di un ritorno alle origini che si è trasformato in un progetto di cambiamento per l’agricoltura. Nata e cresciuta a Mar del Plata, in Argentina, la sua passione per la natura e l’agricoltura l’ha portata a laurearsi in agronomia e specializzarsi in gestione olistica e agricoltura rigenerativa. L’agricoltura rigenerativa è il cuore del mio lavoro. È un approccio che vede il suolo, le piante e gli animali come un ecosistema unico, in cui ogni elemento contribuisce a migliorare la salute dell’altro”, spiega Flavia a CiboToday. Spinta dalla voglia di approfondire le sue conoscenze e applicarle in un contesto europeo, si è trasferita in Italia, stabilendosi in Trentino, una terra che ha sempre sentito vicina grazie alle origini dei suoi bisnonni. In questa regione dalla forte vocazione vitivinicola, ha trovato il terreno fertile per sviluppare un’idea innovativa: l’integrazione tra allevamento e agricoltura attraverso pollai mobili.

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Dall’Argentina al Trentino: la storia di Flavia Salvatierra

Laureata in Ingegneria Agronomica presso la Universidad Nacional de Mar del Plata, Flavia ha arricchito il suo percorso con un master in Agroecologia e Agricoltura Sostenibile. Dopo gli studi, ha maturato un’esperienza internazionale lavorando in diversi ambiti dell’agricoltura, dalla produzione orticola su larga scala alla gestione della qualità nel settore ortofrutticolo, fino alla consulenza tecnica in allevamenti avicoli. Da due anni vive in Italia, a Trento, la città di cui è originaria sua nonna. “La prima cosa che ha attirato la mia attenzione al mio arrivo sono stati i vigneti ovunque. E ho pensato: perché non realizzare qui il mio progetto di agricoltura rigenerativa?”. Ad oggi lavora presso CAA Coldiretti, offrendo supporto agli agricoltori e allevatori della regione, fornendo consulenze su fondi pubblici e strumenti della

PAC, Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia. Ma contemporaneamente porta avanti un progetto innovativo di agricoltura rigenerativa, fornendo consulenze alle aziende agricole che vogliono adottare pratiche sostenibili. Da questa filosofia nasce Nomade, la startup che vuole cambiare il rapporto tra allevamento e agricoltura.

Un gallo fra i vigneti

Nomade: il pollaio mobile che rigenera la terra

Nomade nasce dalla consapevolezza che la sinergia tra animali e coltivazioni può portare benefici reciproci, proprio come avviene in natura. L’idea punta sull’utilizzo del pascolo naturale tra i filari dei vigneti, ottimizzando le risorse disponibili e apportando benefici sia al suolo che agli animali. I pollai mobili vengono posizionati tra i filari dei vigneti e spostati regolarmente per garantire una distribuzione equilibrata del pascolo. Il principio cardine del progetto è la rotazione delle galline nei vigneti: libere di muoversi all’interno di un recinto elettrificato, si nutrono di insetti dannosi per le viti, fertilizzano il terreno con i loro escrementi e contribuiscono alla rigenerazione del suolo. “Questo sistema permette di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità del terreno senza l’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi, mentre le galline traggono beneficio da una dieta naturale e da una vita meno stressante che migliora anche la qualità delle uova”, racconta Flavia.

Il modellino del pollaio mobile di Flavia Salvatierra

Tecnologia, innovazione e sostenibilità dei pollai mobili

Il progetto Nomade è stato selezionato tra le idee più innovative nel bando Euregio “Dimensione Donna” promosso da Trentino Sviluppo, ottenendo il supporto necessario per passare dalla fase concettuale alla realizzazione concreta. “Il primo prototipo del pollaio mobile è stato sviluppato con la collaborazione dell’architetta Valentina Merz, tenendo conto delle particolari esigenze del territorio trentino, caratterizzato da terreni in pendenza. Abbiamo progettato un modello più leggero e maneggevole rispetto a quelli tradizionali, con una capacità di circa 50 galline per unità”, spiega l’agronoma. Il pollaio mobile in questione è una struttura di 1,5 x 3 metri dotata di tutti i comfort di un pollaio tradizionale: mangiatoia, area per la deposizione delle uova e zona per dormire. I pollai progettati da Nomade non sono solo strutture mobili, ma veri e propri sistemi integrati. Il primo modello include pannelli solari per alimentare l’apertura e la chiusura automatica delle porte e il recinto elettrificato di sicurezza. Questo serve per proteggere le galline dai predatori e consente loro di muoversi liberamente all’interno di un’area delimitata, senza il rischio di compromettere le viti.

Flavia Salvatierra mentre sta lavorando al progetto

Il sistema consente di spostare periodicamente il pollaio, evitando il sovrasfruttamento del terreno e permettendo alle galline di razzolare sotto i filari e nutrirsi di erba e insetti. Per adesso il pascolo viene gestito manualmente: gli allevatori spostano il pollaio ogni settimana circa, in base alla disponibilità di erba e alla stagione. L’evoluzione sarebbe quella di progettare un pollaio trainato in automatico con una rete satellitare. “La tecnologia aiuta a rendere il sistema più efficiente, ma l’obiettivo finale è creare un modello che possa essere facilmente adottato da qualsiasi azienda agricola, anche con investimenti contenuti”, spiega Flavia. Un aspetto innovativo del progetto è la sua flessibilità economica: gli agricoltori possono scegliere di adottare il sistema in due modi diversi. Possono ospitare il pollaio nei loro vigneti e beneficiare del miglioramento del suolo, lasciando a Flavia la gestione e la vendita delle uova come una specie di scambio, oppure possono acquistare un percorso di consulenza e gestire in autonomia la produzione.

L'interno del modellino del pollaio mobile progettato da Flavia Salvatierra

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Uno sguardo al futuro: nuove prospettive per l’agricoltura rigenerativa

L’obiettivo a lungo termine è duplice: da un lato, installare pollai mobili in più vigneti del Trentino, dall’altro, offrire consulenze agli agricoltori interessati a implementare il metodo rigenerativo nelle proprie aziende. “Vogliamo creare una rete di produttori consapevoli, che vedano nel nostro sistema non solo un’opportunità economica, ma un modo per migliorare la qualità del suolo e la sostenibilità del proprio lavoro”. Nomade non si ferma ai pollai mobili; infatti, Flavia sta già studiando nuove applicazioni per ampliare il modello a diversi tipi di colture e allevamenti (anche per la produzione di carne), puntando a integrare altre specie animali nel sistema rotazionale. “L’idea è quella di ripensare l’agricoltura in modo più dinamico, riducendo la dipendenza da input esterni e sfruttando le sinergie naturali tra piante, suolo e animali”.

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