Fare sistema per ampliare la sfida della decarbonizzazione, generando benefici per l’ambiente, i cittadini e l’industria delle pompe di calore in Italia. Spingendo sulla consapevolezza, più tecnica e meno ideologica, dell’importanza dell’elettrificazione degli edifici e della transizione energetica. Se diversi Stati Ue, Italia compresa, hanno già annunciato la volontà di ridiscutere il Green Deal, la filiera italiana chiede ai decision maker di non sacrificare quanto finora raggiunto sull’altare della neutralità tecnologica. Ma di sviluppare ulteriormente il settore prendendo decisioni rapide, puntuali e lungimiranti.
Va in questa direzione, pragmatica e proattiva, lo studio “Il ruolo delle pompe di calore in Italia: stato dell’arte e opportunità di sviluppo”, presentato da Assoclima e The European House – Ambrosetti.
Pompe di calore in Italia? Ne vale ancora la pena
Vista la necessità di sottolineare la rilevanza della filiera italiana ed europea delle pompe di calore, promuovendone il ruolo chiave per decarbonizzazione ed efficientamento degli edifici, lo studio nasce con tre primari obiettivi. Qualificare concretamente il ruolo del comparto industriale delle pompe di calore elettriche in termini di obiettivi sostenibili e risparmio energetico. Posizionare direttrici evolutive e politiche necessarie per sostenere lo sviluppo del comparto. Fornire ai decisori elementi conoscitivi autorevoli e super partes per orientare azioni consapevoli. Il tutto, strutturato su 10 messaggi chiave da lanciare al mondo italiano delle pompe di calore, che riassumiamo di seguito.
Accelerare la net zero economy
Le preoccupazioni associate al cambiamento climatico pongono la decarbonizzazione al centro dell’agenda strategica europea, con l’obiettivo della net zero economy al 2050. Tuttavia, Europa e Italia devono accelerare: a questo ritmo raggiungerebbero i target di neutralità climatica solo nel 2102 e nel 2097 rispettivamente. Per affrontare queste e altre sfide, l’UE ha introdotto nel 2022 il piano REPowerEU, volto a ridurre l’uso dei combustibili fossili e promuovere le fonti energetiche rinnovabili. In questo scenario, la Commissione Europea ha proposto obiettivi sempre più sfidanti, ma l’attuale ritmo di riduzione delle emissioni non è sufficiente. Si evidenzia così la necessità di promuovere strategie di decarbonizzazione in grado di valorizzare tutte le leve tecnologiche disponibili. E le pompe di calore in Italia sono tra queste.
Valorizzare tutte le leve tecnologiche
La strategia europea per la transizione energetica punta su efficienza, ampio utilizzo di rinnovabili ed elettrificazione dei consumi. L’Energy Efficiency First è sostenuta Direttiva europea sull’efficienza energetica, che definisce un obiettivo di riduzione dei consumi del 15,4% entro il 2030 (rispetto al 2022). Prevedendo crescenti obblighi annuali di risparmio energetico: dall’1,3% nel 2024 all’1,9% dal 2028 al 2030. Sempre a livello Ue, l’elettrificazione dei consumi finali è prevista crescere di oltre due volte e mezzo entro il 2050, fino a raggiungere il 61% dei consumi. Tuttavia, dal 1990 a oggi, il tasso è cresciuto solo marginalmente, dal 18% al 23%. Evidenziando sfide tecnologiche e criticità in settori particolarmente critici come i processi industriali ad alta temperatura. In sostanza, il mix energetico dei consumi finali in Italia e in Europa risulta ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili, che ne rappresentano rispettivamente l’81% e il 70%.
Diventa dunque prioritario supportare l’adozione di tecnologie in grado di decarbonizzare i consumi termici, proprio come le pompe di calore. Per abilitare i benefici dell’elettrificazione, tuttavia, serve spingere sulle rinnovabili nella generazione elettrica. Questa terza e ultima leva è al centro delle strategie italiane ed europee per la transizione energetica, che prevedono di aumentare rispettivamente di 24,3 e 19,7 punti percentuali la quota di FER sulla generazione elettrica al 2030. Gli obiettivi green dipenderanno fortemente dalla valorizzazione sinergica di tutti questi aspetti e dagli strumenti messi a disposizione.
Puntare sulle pompe di calore in Italia ed Europa
In questo contesto, le pompe di calore garantiscono efficienza, energie rinnovabili (termica ed elettrica), riduzione delle emissioni e flessibilità d’impiego in diversi contesti e condizioni climatiche. Il consumo medio annuale di un’abitazione è costituito per quasi l’80% dai consumi termici. Trasferendo il calore dall’aria o dall’acqua alle abitazioni, le pompe di calore prelevano energia rinnovabile dall’ambiente, riducendo il fabbisogno di energia primaria di circa il 58,5% per il riscaldamento di un edificio residenziale. Inoltre, a parità di kWh termico prodotto, una pompa di calore riduce le emissioni di CO2 del 65% rispetto a una caldaia a condensazione.
Nel settore residenziale, le pompe di calore si confermano anche tra le soluzioni di efficienza energetica più economiche per ogni KWh di risparmio energetico. Osservando i dati del Superbonus, garantiscono un costo per kWh termico risparmiato inferiore del 35% rispetto alle caldaie a condensazione. Sebbene l’installazione richieda un investimento iniziale più elevato, nel medio-lungo termine si ottengono risparmi significativi sui costi. Inoltre, l’integrazione di una pompa di calore con il fotovoltaico consente di aumentare il risparmio in bolletta fino a superare l’80%. Poi, a differenza delle caldaie tradizionali, le pompe di calore elettriche si usano sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento degli edifici. Con ampi margini di applicazione in contesti residenziali, commerciali e industriali.
Muovendo da queste considerazioni, l’ultima versione del Pniec (luglio 2024) pone l’obiettivo al 2030 di coprire circa il 36% dei consumi del settore termico in Italia con fonti rinnovabili. Prevedendo un ruolo crescente delle pompe di calore nel mix di consumi termici, con una quota pari a 5,2 Mtep.
Favorire mercati e filiere
Considerando questi benefici, si prevede una forte crescita dello stock di pompe di calore installate al 2030: +40 milioni in Europa e +8,6 milioni in Italia. Nel 2023, però, l’incertezza sugli incentivi ha causato una netta contrazione delle vendite, pari a -33% sul 2022. I dati sul primo semestre 2024 evidenziano segnali molto preoccupanti sull’andamento della domanda europea, con una contrazione del 47% rispetto allo stesso periodo del 2023. In particolare, si registra una netta contrazione delle vendite di pompe di calore in Italia, in flessione del 46% rispetto al primo semestre dell’anno scorso.
Diventa quindi evidente la necessità di supportare questo settore non solo attraverso meccanismi incentivanti, ma anche tramite un framework normativo stabile nel breve-medio termine. Al fine di garantire le condizioni ottimali per supportare la pianificazione industriale e gli investimenti.
Evitare la dipendenza tecnologica
Sarà inoltre fondamentale evitare di passare da una dipendenza energetica a una dipendenza tecnologica. Come? Sostenendo e consolidando la competitività delle filiere industriali strategiche. Oggi, l’incidenza della produzione italiana per le principali componenti delle pompe di calore in Italia è del 60%, circa il 90% con riferimento al perimetro europeo. Va tuttavia attenzionato il segmento delle pompe di calore con potenza <18 kW, strategico per la decarbonizzazione del settore residenziale. Qui, l’incidenza della produzione italiana sulle vendite risulta inferiore al 30%.
Attualmente, la Cina domina tutti i mercati delle tecnologie green a eccezione di quello delle pompe di calore, in cui detiene il 39% della capacità manifatturiera globale (29% Nord America, 16% Europa, 16% resto del mondo). Al di là dello sviluppo atteso delle pompe di calore in Ue e Italia, è sempre più necessario sostenere la competitività del manufatturiero. Come evidenziato anche da Mario Draghi nel suo report “The Future of European Competitiveness”.
Pianificare la reazione italiana alla domanda
In Italia ci sono circa 6 milioni di caldaie non a condensazione, che sarebbe ideale sostituire con pompe di calore elettriche nel breve-medio termine. Dopo aver constatato l’attuale solidità della filiera delle pompe di calore in Italia, Teha ha valutato se tale comparto fosse in grado di rispondere alla crescita della domanda. Così, gli analisti hanno sviluppato una metodologia per calcolare il potenziale impiego delle pompe di calore elettriche su tre fasi:
- screening per selezionare gli edifici idonei all’installazione di una pompa di calore;
- calcolo del potenziale installato, ipotizzando di sostituire il 60% delle caldaie non a condensazione con pompe di calore elettriche di piccola potenza e adatte al residenziale;
- definizione del tasso di vendita annuo necessario per completare la sostituzione delle caldaie più datate entro il 2035 e confronto con quello degli ultimi 2 anni.
Da tutto questo emerge che il potenziale “aggredibile” è di circa 6,5 milioni di unità da installare al 2035. Inoltre, con i tassi di vendita attuali, la sostituzione delle caldaie non a condensazione verrebbe completata solamente nel 2040. L’espansione della capacità produttiva, che dovrà interessare i principali player del mercato europeo, richiede investimenti e supporto governativo. Pena la perdita di quote di mercato e competitività a favore di Paesi che hanno già dichiarato i propri programmi di sostegno (es. Francia e Cina).
Mappare la filiera industriale
A questo punto, Teha ha anche analizzato quanto la filiera allargata sia solida e pronta ad affrontare l’espansione. L’esito è positivo: il valore della produzione potenzialmente attivabile nella filiera allargata è di 24,3 miliardi di euro. Mentre il numero di occupati è 868mila. In particolare, con una produzione di 5 miliardi di euro e circa 110mila occupati, l’Italia è seconda in Europa per la produzione di componenti e per numero di occupati nella filiera allargata delle pompe di calore.
Nel dettaglio della mappatura, il valore della produzione delle singole componenti presenta un peso specifico variabile. Condensatore ed evaporatore incidono maggiormente sul valore della produzione (39%). Seguiti da vernice protettiva (22%), microprocessori (11%), compressore (10%) e le restanti, che cumulativamente pesano per il 18%. L’Italia si caratterizza principalmente nella produzione di vernice protettiva, tubazioni di rame, valvole, resistenze e condensatori ed evaporatori. Componenti per le quali contribuisce rispettivamente al 25%, 53%, 37%, 24% e 22% del valore della produzione europea. Infine, la scomposizione di import ed export delle componenti conferma la solidità italiana, che esporta 2/3 dei prodotti all’interno del perimetro europeo. Valori più alti di quelli Ue, dove il 49% dell’import e il 57% dell’export rimangono nei confini.
Valutare le aspettative degli operatori delle pompe di calore in Italia
Con l’obiettivo di indirizzare al meglio le politiche, Teha ha somministrato una survey alle aziende associate ad Assoclima. I risultati evidenziano come, nonostante le aspettative negative di crescita per il 2024, dato che 8 aziende su 10 prevedono un venduto inferiore rispetto al 2023, gli operatori prevedono una ripresa del mercato nei prossimi anni. Circa la previsione di crescita del venduto, emerge la volontà delle aziende di ampliare la capacità produttiva. Nel prossimo triennio, il 42% delle aziende manifatturiere di pompe di calore in Italia stima di aumentare la propria capacità di oltre il 20% (vs. 8% nel 2024) .
Andando di pari passo con nuovi investimenti: 4 intervistati su 10 aumenteranno del 30% la spesa entro il 2027. Dall’indagine emerge anche l’andamento crescente degli investimenti in Ricerca e Sviluppo e percorsi di formazione e specializzazione. A testimonianza della consapevolezza e della preparazione della filiera nostrana.
Superare gli ostacoli alla diffusione del riscaldamento elettrico
Lo sviluppo della filiera, la competitività industriale e la diffusione della tecnologia sono però limitati da alcune criticità. Sempre secondo la survey, oltre il 90% delle aziende italiane segnala in primis la dipendenza dagli incentivi. Resa ancora più rilevante dagli elevati costi di installazione e dalla convenienza del gas rispetto all’elettricità. La domanda rischia infatti di stagnare, dopo il Superbonus e in assenza di strumenti mirati, evidenziando l’immaturità del mercato.
Inoltre, il rapporto tra prezzo dell’elettricità e del gas è considerato dall’81% delle aziende un forte ostacolo all’adozione delle pompe di calore. Per ottenere un rapido ritorno sull’investimento iniziale, il prezzo dell’elettricità non dovrebbe essere superiore al doppio del prezzo del gas. Mentre in Italia raggiunge addirittura la soglia di 3,5 a causa di accise e oneri di sistema. Le pompe di calore hanno inoltre costi di attrezzatura e installazione più elevati dell’80-110% rispetto alle caldaie tradizionali. Tuttavia, rispetto alla vita utile si confermano i vantaggi legati al risparmio operativo.
Basta falsi miti per le pompe di calore in Italia
Infine, quasi 7 aziende su 10 denunciano la limitata consapevolezza dei cittadini circa i benefici delle pompe di calore. Nel dettaglio, i principali falsi miti sulle pompe di calore mappati dal report sono:
- funzionano solo negli edifici nuovi e isolati: le tecnologie moderne permettono alle pompe di calore di funzionare adeguatamente anche in edifici meno efficienti, conta il corretto dimensionamento dell’impianto e si può intervenire attraverso parziali interventi di ristrutturazione (es. isolamento delle pareti o sostituzione degli infissi);
- non funzionano negli appartamenti: le pompe di calore si possono installare anche qui, specialmente quelle di tipo aria-aria e aria- acqua, mentre le unità compatte sono progettate per adattarsi agli spazi limitati;
- non funzionano quando fa freddo: le tecnologie moderne funzionano bene anche a basse temperature esterne, molte pompe di calore aria-aria e aria-acqua operano fino a -15/-20°C;
- non tengono caldo: sono capaci di mantenere il comfort termico anche nelle zone più fredde, raggiungendo temperature di mandata sufficientemente elevate per il riscaldamento degli ambienti anche con impianti a radiatori;
- sono rumorose: la parte delle unità esterne ha livelli di rumore intorno ai 40-50 dB, paragonabili al frigorifero, e le unità interne sono molto silenziose;
- costano e aumentano le bollette energetiche: in verità, rientrano tra le soluzioni di efficienza energetica più economiche nel settore residenziale, sebbene l’installazione richieda un investimento iniziale elevato, nel medio- lungo termine si ottengono risparmi significativi;
- sono meno efficienti delle caldaie a gas: al contrario, sono molto più efficienti nel convertire l’energia in calore rispetto alla combustione diretta del gas, mentre le caldaie a gas hanno un’efficienza di circa il 90-95%, le pompe di calore possono raggiungere efficienze stagionali superiori al 300-400% e generare un risparmio di energia primaria del 58,5% (compensando anche la generazione elettrica con fonti fossili);
- svalutano gli immobili: i riscaldamenti efficienti rendono più attraenti gli immobili grazie alle certificazioni di classe energetica e l’integrazione della pompa di calore con impianto fotovoltaico o sistema Bacs aumenta ulteriormente il valore;
- hanno una breve vita operativa: le pompe di calore di ultima generazione hanno una vita operativa media di circa 15-20 anni, simile a quella delle caldaie tradizionali, la corretta manutenzione può estenderla ulteriormente.
Introdurre le giuste politiche per sostenere la filiera
Le aziende produttrici di pompe di calore in Italia percepiscono un’importante barriera: il quadro normativo. Alla luce di quanto detto finora, è necessario introdurre politiche a medio-lungo termine per sostenere la crescita della domanda. E consentire un’adeguata pianificazione per rafforzare la filiera.
Le proposte di Teha e Assoclima riguardano:
- finanziamenti green a tassi agevolati per l’installazione di una pompa di calore come impianto di riscaldamento principale dell’abitazione, finanziati con i proventi delle aste di quote europee di emissione (ETS) e il Social Climate Fund europeo;
- sostegno alle famiglie a basso reddito per ridurre i costi di installazione, per garantire un accesso equo alle tecnologie green;
- incentivi per la dismissione degli impianti da sostituire, abbinati ai finanziamenti green agevolati, per abbattere i costi complessivi delle famiglie e delle imprese.
Spingere ancora sulla riqualificazione edilizia
In tema di politiche di ristrutturazione più incisive si parla di garantire una stabilità di contenuti su un orizzonte temporale medio-lungo (minimo al 2030) per l’applicazione degli incentivi all’installazione di una pompa di calore nel settore edilizio. Prevedendo criteri di applicazione chiari e meccanismi premiali. Nonché, di promuovere la riorganizzazione degli incentivi in un Testo Unico sui bonus per l’edilizia, coerente con gli obiettivi europei. Questo per garantire maggiore selettività delle tecnologie tramite incentivi proporzionali, a seconda del potenziale risparmio di energia primaria ottenibile con l’intervento di riqualificazione edilizia.
Ripensare il quadro normativo del riscaldamento elettrico
Infine, la necessità di sviluppare un framework normativo adeguato allo sviluppo delle pompe di calore in Italia. Attraverso tariffe elettriche agevolate per gli utenti che le usano come impianto di riscaldamento principale. E sostituendo i requisiti minimi per l’accesso agli incentivi, basati su valori nominali a pieno carico, con i requisiti minimi stagionali in termini di risparmio di energia primaria. C’è poi la riduzione delle rate annuali di riconoscimento degli incentivi in essere, prevedendo che la rata iniziale sia almeno pari al valore dell’Iva sull’investimento per una pompa di calore. Il tutto, accompagnato da campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte agli utenti finali sui benefici delle pompe di calore in Italia.
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