Dalla startup alla sindrome da burnout: il prezzo nascosto del «fare impresa»

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Microcredito

per le aziende

 


di
Andrea Caputo e Silvia Delladio

Sempre più imprenditori passano in pochi anni dall’entusiasmo per aver avviato un’impresa all’esaurimento per il troppo lavoro. Le possibili soluzioni, secondo ilJournal of Small Business Management

Microcredito

per le aziende

 

«Essere il proprio capo»: un sogno che attrae migliaia di italiani ogni anno verso l’imprenditoria. Ma dietro le storie di successo e i titoli in prima pagina si nasconde una realtà poco raccontata: l’esaurimento psicofisico che colpisce chi guida un’azienda. Un fenomeno che gli esperti chiamano «burnout imprenditoriale» e che sta emergendo come una delle sfide più insidiose del mondo del business. Ma cosa significa davvero essere «bruciati»? Non si tratta della classica stanchezza del lunedì mattina. Il burnout è una sindrome che va ben oltre lo stress quotidiano: si manifesta con un profondo esaurimento emotivo, un distacco cinico dal proprio lavoro e la sensazione che tutti gli sforzi siano vani. Per un imprenditore, questi sintomi possono essere particolarmente devastanti. «La pressione è costante», raccontano molti degli imprenditori tech che incontriamo nelle nostre ricerche. «Non si stacca mai veramente. Anche durante le vacanze, il telefono continua a squillare e le email si accumulano». Non è raro incontrare founder che, dopo alcuni anni di attività intensa, si ritrovano completamente privi di energie, incapaci persino di prendere le decisioni più semplici.

La ricerca

Una recente ricerca pubblicata sul Journal of Small Business Management ha analizzato questo fenomeno, rivelando un quadro preoccupante. Gli imprenditori sono particolarmente vulnerabili al burnout per diversi motivi: orari di lavoro estenuanti, pressioni finanziarie continue e la necessità di indossare contemporaneamente «molti cappelli» – dal marketing alla gestione del personale, dalla contabilità alle vendite. A peggiorare la situazione è spesso la solitudine. A differenza dei dipendenti, che possono contare su colleghi e superiori, l’imprenditore si trova spesso isolato nelle sue decisioni. La stessa passione che spinge a creare un’impresa può trasformarsi in una trappola, portando a trascurare famiglia, amici e salute in nome del successo aziendale. Le conseguenze non si limitano alla sfera personale. Un imprenditore in burnout può compromettere seriamente la sua azienda: la creatività si spegne, la capacità decisionale vacilla e le opportunità di business sfumano. I problemi di salute fisica – dall’insonnia ai disturbi cardiovascolari – completano un quadro già critico.




















































I metodi per evitare l’esaurimento

Esistono delle soluzioni? Gli esperti suggeriscono alcune strategie chiave. Prima fra tutte, imparare a delegare. Come evidenziato da una recente revisione sistematica pubblicata sempre sul Journal of Small Business Management, «molti imprenditori tendono a non delegare perché credono di essere gli unici in grado di svolgere determinate mansioni». È proprio questa mentalità a portare all’esaurimento, specialmente quando l’azienda cresce e le responsabilità aumentano. Altrettanto importante è stabilire dei confini netti tra lavoro e vita privata. Questo può significare spegnere il telefono dopo una certa ora, dedicare tempo fisso alla famiglia o praticare sport regolarmente. Anche costruire una rete di supporto con altri imprenditori può fare la differenza, creando uno spazio sicuro dove condividere sfide e soluzioni. Il mondo dell’imprenditoria sta lentamente prendendo coscienza di questo problema. Alcuni incubatori di start-up hanno iniziato a offrire supporto psicologico ai fondatori, mentre crescono i gruppi di mutual-aid tra imprenditori. È un primo passo, ma serve di più. Come società, dobbiamo ripensare il mito dell’imprenditore instancabile. Il successo aziendale non può più essere misurato solo in fatturato e crescita, ma deve includere la sostenibilità personale di chi guida l’impresa. Solo così potremo garantire che l’innovazione e la creatività imprenditoriale continuino a prosperare, senza bruciare chi le alimenta.


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