Mafia, maxi blitz a Palermo: 180 fermi

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Un mega blitz analogo non accadeva da oltre quarant’anni .Numeri simili non si vedevano dal 1984, quando, dopo le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta, la notte tra il 28 e il 29 settembre, vennero emessi a Palermo 366 mandati di cattura nei confronti di mafiosi, gregari e imprenditori collusi. A 40 anni di distanza dal blitz di San Michele, che portĂ² poi al maxiprocesso, una indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia, assesta un colpo durissimo ai clan storici della cittĂ  e della provincia. 
I fermi e le misure cautelari sono 181: storici capimafia, estortori, trafficanti di droga, uomini d’onore di importanti «mandamenti» mafiosi come Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli.

I pestaggi ordinati e osservati in videochiamata (dal carcere)

L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunta Marzia Sabella, racconta gli affari dei clan, i soldi della droga, tornata centrale nell’agenda di Cosa nostra che tesse alleanze sempre piĂ¹ strette con la ndrangheta, le estorsioni a tappeto e la nostalgia per i boss del passato. E lancia l’allarme sulla rete di cellulari criptati trovati nelle carceri, dove i capimafia detenuti, grazie ad apparecchi sofisticatissimi, riescono a comunicare con l’esterno e a organizzare summit in video-chiamata.
Grazie ai telefonini i padrini hanno potuto creare vere e proprie chat di gruppo con altri mafiosi, alcuni liberi, altri in cella, per parlare indisturbati di affari. Una scoperta che gli inquirenti hanno fatto intercettando due mafiosi che, accortisi del malfunzionamento dei loro dispositivi, hanno fatto ricorso a un altro apparecchio ugualmente criptato. Nel cercare di ripristinare il sistema e, quindi, di memorizzare i contatti riservati, hanno finito perĂ² per rivelare i nominativi dei loro interlocutori fornendo ai carabinieri un incredibile assist.
L’inchiesta ha svelato che un boss, il capomafia di Porta Nuova Calogero Lo Presti, avrebbe addirittura commissionato un pestaggio attraverso il cellulare criptato assistendo poi all’agguato in video-chiamata.

La nostalgia per i boss del passato

Nelle pagine degli atti d’indagine si legge anche la nostalgia per la mafia e i boss di Cosa nostra d’un tempo dei nuovi padrini. «Il livello è basso oggi arrestano a uno e si fa pentito; arrestano un altro…livello misero, basso, ma di che cosa stiamo parlando? – dice il capomafia di Brancaccio Giancarlo Romano non sapendo di essere intercettato – Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo».
«A scuola te ne devi andare.. – prosegue Romano -. Conoscerai dottori, avvocati, quelli che hanno comandato l’Italia, l’Europa…Per dire quando si parla dei massoni, i massoni sono gente con certi ideali ma messi nei posti piĂ¹ importanti. Se tu guardi ‘Il Padrino’, il legame che aveva .. non era il capo assoluto.., lui è molto influente per il potere che si è costruito a livello politico nei grossi ambienti. Noi che cosa possiamo fare?»
Poi la critica alle nuove leve. «Ma tu devi campare con la panetta di fumo, cioè così siamo ridotti? – aggiungeva – Le persone di una volta, quelli che disgraziatamente sono andati a finire in carcere per tutta la vita, ma che parlavano della panetta di fumo? Cioè se ti dovevano fare un discorso di fumo, te lo facevano perché doveva arrivare una nave piena di fumo. Se tu parli con quelli che fanno business, ti ridono in faccia. Ma questo business è? Siamo troppo bassi, siamo a terra ragazzi. Noi pensiamo che facciamo il business, oggi sono altri. Dico, eravamo prima noi, oggi lo fanno altri, … noi siamo gli zingari».

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Gli affari con racket, giochi online e droga

Eppure Cosa nostra è ancora in grado di fare soldi: col racket, con i giochi online, con il narcotraffico. «Mi senti, sta arrivando questo coso a fine … la settimana entrante … e ti devi organizzare per dove posarlo cose e poi smistarlo … in quattro, cinque colpi non te lo piazzi tu questo coso?», diceva non sapendo di essere intercettato, il boss di Tommaso Natale. «Al volo … al volo! … minchia ti dico appena mi arriva i bagni ci dobbiamo fare!», rispondeva il suo fedelissimo. «Trecentomila euro a botta», spiegava, quantificando poi il guadagno.
All’assenza di personalità di spicco, i capimafia, nostalgici dei vecchi tempi, cercano fi far fronte con affiliazioni di qualità. Come quella di cui viene informato un capomafia. «C’è un picciuotto, tu non lo conosci, – gli dicono – Guido si chiama, è bravo … a confronto di quello che c’era di qualche anno indietro, credimi… è trecento volte meglio…Guido è in gamba. Ce l’ha nel sangue lui questa vita diciamo… capiscimi quello che ti voglio dire…e ti sto dicendo che è serio e speriamo per un futuro».
E prossimo all’affiliazione sarebbe statoSalvatore Scaduto, figlio dell’ergastolano Giovanni, nonché nipote di Michele Greco «il papa».

Dark web per comprare armi e alleanze

Ăˆ una cosa nostra sospesa tra il futuro, con i clan che comprano le armi sul dark web e usano cellulari non intercettabili, e il passato delle vecchie regole quella raccontata dall’inchiesta della Dda che svela come ancora gli uomini d’onore professino ancora l’indissolubilitĂ  del vincolo associativo paragonato al sacramento del matrimonio.
«Cosa nostra? ta maritasti sta mugghieri e ta puorti finu a vita», dice un uomo d’onore.
Alcuni poi esprimono l’orgoglio per l’appartenenza alle cosche propinata come scelta di natura ideologica e non utilitaristica. «Non ho mai creduto io nella cosa nostra ai fini di scopo di lucro, – sentenzia Gioacchino Badagliacca – io ho sempre pensato che a me … per nobili principi per me questo è quello che è cosa nostra … ci ho sempre creduto dal profondo del mio cuore, dico, e mi sono fatto dieci anni di carcere». «Abbiamo degli ideali nostri dentro che non li facciamo morire mai perché ci muremu, – spiega un altro – perché in futuro noialtri preghiamo il Signore che certe cose non finiranno mai perché sappiamo noialtri i nostri ideali, sappiamo perché siamo noi contro lo Stato, perché siamo contro la polizia». 

«Io me ne vado, l’Italia di Giorgia Meloni è diventata scomoda e pericolosa»

Ma ai soldi e al potere i clan non rinunciano. E, avvertiti di blitz imminenti e microspie degli inquirenti, pianificano fughe all’estero per mettere al riparo i guadagni accumulati.
«Io me ne vado..! L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare perché non intendo assolutamente perdere quello che ho creato fino ad oggi. Cominciate a farvi i passaporti», suggerisce uno degli arrestati.




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