Donald Trump firma un ordine esecutivo per reintrodurre le cannucce di plastica: «Quelle di carta non funzionano»

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di
Chiara Barison

La decisione, che è una vecchia ossessione del tycoon, si inserisce nella serie di misure che hanno l’obiettivo di smantellare le politiche della precedente amministrazione Biden

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La lotta per le cannucce di plastica è una delle vecchie ossessioni di Trump. Durante la campagna elettorale del 2020 aveva persino deciso di farne un cavallo di battaglia remunerativo: per 15 dollari i suoi più scatenati sostenitori avrebbero potuto portarsi a casa un pacchetto con 10 cannucce di cara vecchia plastica dal classico rosso «Make America Great Again» e «Trump» stampato nell’estremità superiore. Motivo? «Quelle di carta semplicemente non funzionano», la candida motivazione. In totale, ne furono vendute per circa 500mila dollari. Ora, dalla sua posizione privilegiata di 47esimo presidente degli Stati Uniti, ha firmato un ordine esecutivo per invertire la tendenza iniziata da Biden portando alla reintroduzione delle cannucce di plastica a scapito delle alternative di carta che «si dissolvono nelle bocche dei consumatori in maniera disgustosa. Se la bevanda è calda durano pochi minuti, se non pochi secondi, è una situazione ridicola».

Di fatto, si tratta di un ulteriore smantellamento delle politiche ambientali iniziate dal suo predecessore che, al contrario, l’anno scorso aveva varato dei provvedimenti che avrebbero dovuto portare all’eliminazione delle cannucce di plastica monouso entro il 2035. Secondo le stime più recenti, negli Stati Uniti vengono utilizzate 500 milioni di cannucce al giorno che contribuiscono all’inquinamento ambientale da plastica. Seattle, Washington; California, Oregon e New Jersey, per fare alcuni esempi, finora hanno cercato di incidere positivamente sulla riduzione del consumo di cannucce prevedendo che gli esercizi commerciali siano tenuti a fornirla solo se espressamente richiesto dal cliente. Anche l’Unione europea, come riportato sul sito del Parlamento, nel giugno 2019 aveva approvato nuove norme per affrontare la questione dell’inquinamento marino da plastica che include, tra gli altri, l’obiettivo del 25% per il contenuto riciclato nelle bottiglie di plastica entro il 2025 e del 30% entro il 2030.




















































Per chi non lo ricordasse, la pacifica battaglia delle cannucce partì nel 2011 da un’iniziativa della famiglia Cress, originaria del Vermont, che dopo aver notato l’uso smodato che i ristoranti facevano delle cannucce, ha lanciato la campagna «Be Straw Free». La svolta si verificò però nel 2015 quando la biologa marina Christine Figgener pubblicò un video su YouTube che mostrava una tartaruga della Costa Rica sofferente a causa di una cannuccia di 10 centimetri incastrata in una narice. Le immagini fecero il giro del mondo e sull’onda dell’indignazione generale venne lanciata l’iniziativa #stopsucking, da «to suck», succhiare (dalla cannuccia appunto), ma anche «fare schifo».

Tornado all’ordine esecutivo di Trump, se fino a qui la questione sembra molto chiara (al tycoon non interessano le politiche ambientali e, da grande consumatore di junk food, quale dice di essere la resa delle cannucce fornite dai fast food lo tocca molto da vicino), la comunità scientifica si è posta qualche domanda anche sulle alternative presenti sul mercato. Infatti, negli ultimi anni, non sono mancate le aziende che hanno iniziato a dedicarsi alla produzione di cannucce di materiali alternativi come la carta, il bambù, se non addirittura il vetro e l’alluminio. Il rischio greenwashing è dietro l’angolo. Come ha dimostrato uno studio pubblicato sulla rivista Food Additives & Contaminants nel 2023, le cannucce considerate eco-friendly contengono Pfas, ossia sostante polifluoroalchiliche potenzialmente dannose per la salute.

La ricerca condotta da un team belga dell’università di Anversa, ha analizzato 38 marche di cannucce: 27 di queste contenevano tracce di Pfas, che nella più accreditata delle ipotesi vengono impiegati per rendere la cannuccia idrorepellente. A deludere di più sono state proprio le cannucce di carta, in cui 18 marche su 20 presentavano le sostanze chimiche in questione, ma non sono andate bene nemmeno quelle in bambù e quelle in vetro. Hanno «superato» il test solo quelle in metallo, sulle quali però pesa l’impatto ambientale causato dalla loro produzione: sono lavabili e riutilizzabili all’infinito, ma crearle produce emissioni di CO2 148 volte superiori a quelle di plastica, che a loro volta si biodegradano in 500 anni. Un’eternità. Forse è arrivato il momento di fare a meno delle cannucce, sia di plastica che non. 

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11 febbraio 2025 ( modifica il 11 febbraio 2025 | 13:52)

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