un’israeliana e una palestinese nel duetto di ‘Imagine’

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È uno dei momenti più attesi della prima serata del Festival di Sanremo 2025:  l’esibizione di Noa e Mira Awad, il duo israelo-palestinese che interpreteranno insieme Imagine di John Lennon. Fortemente voluto da Carlo Conti e dall’organizzazione, il duo porterà un messaggio di pace, con un pensiero speciale alle terre colpite dalla guerra. La loro collaborazione è nata nel 2000, 25 anni fa: “Abbiamo rappresentato Israele all’Eurovision Song Contest nel 2009, ed è stata un’esperienza importante. Abbiamo un legame molto profondo”, hanno raccontato nelle interviste pre-Festival.

Chi è la cantante Noa, la colonna sonore ne ‘La vita è bella’

Dopo trent’anni dalla sua prima apparizione al Festival di Sanremo come ospite internazionale nel 1995, Noa torna sul prestigioso palco dell’Ariston. La sua carriera sanremese vanta anche una partecipazione nel 2006, anno in cui si aggiudicò il Premio della Critica, ma il talento e l’impegno artistico di Noa sono stati riconosciuti anche a livello istituzionale: nel 2007 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, a cui è seguita la nomina a Commendatore della Repubblica Italiana. Nata il 23 giugno 1969 a Tel Aviv, Noa ha origini yemenite: la sua famiglia fu costretta a lasciare lo Yemen in seguito alle tensioni sorte dopo la nascita dello Stato d’Israele. All’età di due anni si trasferì a New York insieme ai genitori, dove suo padre lavorava come docente universitario, per poi tornare in Israele a 17 anni.. Nel 1991 ha avviato la sua carriera musicale in Israele, formando un duo con il chitarrista Gil Dor. La svolta internazionale arrivò quando Roberto Benigni la scelse per interpretare Beautiful That Way, brano iconico della colonna sonora de La vita è bella.Le sue canzoni rispecchiano le profonde radici culturali e sociali del suo paese, affrontando tematiche legate alla guerra, al terrorismo e alla speranza. Sul piano personale, Noa è felicemente sposata con il medico Asher Barak, con cui ha costruito una splendida famiglia composta dai loro tre figli: Ayehli, Enea e Yum.

Chi è Mira Awad, la cantante israeliana di Sanremo

Mira Awad è nata l’11 giugno 1975 a Rameh, in una famiglia dalle radici multiculturali: suo padre è un medico arabo-palestinese cristiano, mentre sua madre è di origine bulgara, anch’essa cristiana. Fin da giovane si è appassionata alla musica e si è formata presso la scuola di jazz e musica contemporanea Rimon a Ramat HaSharon. La sua crescita artistica si arricchisce grazie a workshop sull’improvvisazione in Israele e nel Regno Unito, sponsorizzati dal British Council, e agli studi presso la Body Theatre School, resi possibili da una borsa di studio della Fondazione culturale Stati Uniti-Israele. Il successo è arrivato con la sua partecipazione alla serie televisiva Arab Labor, ma la vera svolta della sua carriera avviene nel 2002, quando incontra Noa. Insieme registrano una cover del classico We Can Work It Out dei Beatles, segnando l’inizio di una collaborazione che le porterà, nel 2009, a rappresentare Israele all’Eurovision Song Contest. L’anno successivo, sempre nell’ambito dell’Eurovision, viene scelta come membro della giuria incaricata di selezionare il brano israeliano in gara. Negli anni successivi continua a far parlare di sé, sia per la sua musica che per la partecipazione alla versione israeliana di Ballando con le stelle, confermando la sua versatilità artistica.

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Un’israeliana e una palestinese nel duetto di ‘Imagine’

Riguardo la canzone, il duo ha raccontato nelle varie interviste che hanno preceduto il Festival di “Non aver cambiato il significato di Imagine”, ma di essersi limitate “a tradurla”.” La prima strofa sarà in ebraico, la seconda in arabo, poi passeremo all’inglese, inserendo anche alcune parti in italiano.” Uno dei passaggi che più la colpisce è quello che recita “No religion”, un concetto che interpreta in modo profondo:”La religione è qualcosa di positivo, ma solo quando non si trasforma in violenza, razzismo o in una giustificazione per uccidere. Per noi, dovrebbe rappresentare amore, inclusione e rispetto”. Per questo, Noa crede fermamente in un messaggio di unità: “Dobbiamo proseguire su questa strada, come Paesi, come religioni, come esseri umani. Dobbiamo essere un tutt’uno”. “Non abbiamo riscritto Imagine, l’abbiamo solo tradotta: – ha detto Noa – la prima strofa in ebraico, la seconda in arabo, poi canteremo in inglese e inseriremo alcune parti in italiano nel mezzo. Mi piace molto la parte del testo che dice ‘No religion’, perché la religione è una cosa positiva, ma non quando diventa violenta, razzista o quando dà alle persone la licenza di uccidere. Come diremmo noi, la religione dovrebbe essere amore, inclusione e rispetto”.

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