La proroga della rottamazione quater è praticamente ufficiale: il Milleproroghe dovrebbe concedere più tempo a chi aveva già presentato domanda, ma chi è decaduto per mancato pagamento di sei rate resta fuori dai giochi. La misura, inizialmente pensata per includere più contribuenti, è stata ridimensionata nel braccio di ferro parlamentare.
Il concordato preventivo biennale, che avrebbe dovuto godere di un’estensione dei termini, è stato invece stralciato dal testo finale. Il compromesso, faticosamente raggiunto, conferma che il Governo punta a una stretta sui rientri fiscali senza aprire nuovi canali di sanatoria.
Modifiche all’emendamento, il concordato esce dalla scena
La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha trovato un’intesa sulla revisione del decreto Milleproroghe, dopo un balletto di posizioni che ha reso il percorso tortuoso. L’emendamento che apriva la porta ai decaduti dalla rottamazione quater e allungava i tempi per l’adesione al concordato preventivo biennale è stato archiviato.
Il nuovo assetto mantiene solo la proroga per chi ha già presentato domanda, lasciando fuori il concordato. Una partita che si è giocata tra strategie e tensioni, con la maggioranza che ha dovuto mediare tra esigenze opposte. Il ministro degli Esteri e leader azzurro Antonio Tajani, dal canto suo, ha ribadito che la partita vera è altrove: la riduzione dell’Irpef al 33% per i redditi fino a 60mila euro resta il traguardo a cui punta il Governo.
La Lega insiste sulla rottamazione quinques
Il dibattito sulla rottamazione prosegue senza sosta. La Lega continua a battere il tamburo della rottamazione quinques, cercando di aprire un altro spiraglio per chi ha pendenze fiscali.
Alla vigilia del consiglio federale del partito, dedicato alla cosiddetta pace fiscale, Matteo Salvini ha rilanciato con una proposta strutturata, da negoziare con gli alleati. Dall’altra parte, le opposizioni restano ferme sulle barricate, opponendosi a “nuovi condoni mascherati”.
Il peso delle cartelle esattoriali non riscosse
Secondo un’analisi del Sole 24 Ore, il cassetto delle cartelle esattoriali mai riscosse continua a lievitare, raggiungendo quota 1.275 miliardi di euro alla fine del 2024. Una montagna di arretrati che, suddivisa tra tutti gli italiani, pesa oltre 21.600 euro a testa, neonati inclusi. Lazio, Campania e Lombardia si confermano ai vertici della classifica dei crediti irrecuperabili, con cifre da brivido.
Nel frattempo, in Senato, il Milleproroghe si è trasformato in una maratona parlamentare tra rinvii e bracci di ferro. La prima convocazione è saltata nel nulla per l’assenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha lasciato tutti in attesa.
Nel pomeriggio dell’11 febbraio, una riunione a porte chiuse tra Governo, maggioranza e opposizione ha cercato di mettere ordine nel caos, ma con risultati tutt’altro che immediati. Il compromesso è arrivato dopo ore di schermaglie, confermando che trovare un punto d’incontro sul dossier fiscale resta una partita sempre più complicata.
Voto in Commissione e tempi stretti
Al termine di una giornata di trattative, si è arrivati a un’unica certezza: voto fissato per le 8:30 del 12 febbraio. Il presidente della Commissione, Balboni, ha confermato l’intenzione di chiudere il provvedimento entro sera. Un tour de force obbligato, visto che il decreto deve superare il doppio passaggio parlamentare entro il 25 febbraio. Al momento, il testo è ancora fermo in Senato alla prima lettura e il percorso legislativo si annuncia come una corsa a ostacoli.
Nel frattempo, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone ha snocciolato numeri e previsioni sull’impatto della rottamazione e del concordato, cercando di placare le richieste di chiarimenti dell’opposizione. Ma la tensione non si è sciolta: il provvedimento resta il terreno di scontro tra chi vuole chiudere i conti con il passato fiscale e chi teme l’ennesima sanatoria di comodo.
Il punto di vista delle imprese
Il dibattito sulla rottamazione non è solo un gioco di equilibri politici, ma anche un termometro per il mondo produttivo. Confartigianato ha accolto l’emendamento con un certo sollievo, vedendolo come una boccata d’ossigeno per le aziende in difficoltà. Il presidente Marco Granelli ha insistito sulla necessità di riammettere nella rottamazione-quater quei contribuenti che, dopo aver saltato sei rate, si erano visti sbattere la porta in faccia.
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