Federmanager Terni sulla vicenda Ast-Arvedi: “L’opportunità dell’Energy Release 2.0 per mitigare i costi dell’energia”

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Federmanager Terni è intervenuta in merito alla vicenda Ast Arvedi, costi energetici e Accordo di programma.

Ecco di seguito la riflessione dell’Associazione dei dirigenti delle aziende industriali.

“Il recente incontro Sindacati, Regione Umbria, Provincia di Terni e Comune di Terni non ha prodotto nulla di fatto salvo il ribadire le posizioni di ciascuno e trovare terreno comune sulla circostanza che il patto vada firmato entro la fine di febbraio. A questo meeting ha fatto seguito la posizione dell’azienda che ha ricordato la pregiudiziale del costo dell’energia alla concreta soluzione della quale è legato, come prerequisito, l’apposizione della firma. Nessuna che dica cosa in concreto si stia facendo quasi fosse il terzo segreto di Fatima (absit iniuria verbis)”.

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“E’ evidente che in un contesto simile gli atteggiamenti si irrigidiscono perché ognuno dice una parte di verità ma la soluzione di un puzzle richiede una capacità di incastrare tutte le componenti. Il problema energetico è un nodo gordiano che caratterizza tutte le imprese a forte consumo energetico non solo a Terni ma in tutta Italia”.

“Eppure qualcosa si muove. Nel dicembre 2023 si è abbozzato un piano nazionale che avrebbe dovuto mitigare i costi energetici. In luglio e poi in novembre il MASE ha approvato il piano Energy Release 2.0 (di seguito E.R 2.0) ed il GSE (Gestore Servizio Elettrico) ha pubblicato il bando per la partecipazione alla procedura fissando un termine di presentazione al 13 gennaio 2025″.

“Cosa consente  l’E.R.2.0 per mitigare gli effetti disastrosi dei costi energetici per gli energivori?”

“Il GSE ha fissato in circa 24 TWh/anno la disponibilità di energia da impianti di fonte rinnovabile da destinare alla procedura. Ne ha assegnati circa 11TWh/annuo all’Italia Centrale di cui c. 2,7 TW/h alle Regioni Umbria, Abruzzo e Molise. Ha determinato  il prezzo di cessione in 65€ MWh prezzo che resterà invariato per gli anni 2025/26/27″.

“Le aziende energivore (cioè quelle iscritte al Registro del CSEA) possono presentare domanda di partecipazione al bando per un quantitativo non superiore al consumo registrato nell’anno 2024”.

“Le imprese ammesse dovranno istallare in prima persona o attraverso soggetti aggregatori entro 40 mesi dall’ammissione al beneficio impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici da non meno di 200KWh ciascuno capaci di produrre almeno il doppio di quanto verrà loro assegnato al prezzo calmierato o, in alternativa, interventi di potenziamento ovvero di rifacimento di impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici che consentono un incremento di potenza pari almeno a 200 kW. La restituzione dell’energia anticipata verrà dilazionata nei 20 anni successivi all’ avviamento  degli impianti”. 

“Purtroppo la dead line del 13 gennaio ha subito ben due proroghe la prima al 14 febbraio (speravamo nel miracolo di San Valentino) poi, il 6 di febbraio il MASE ha postergato il tutto alle ore 12 del 3 marzo 2025″.

“Potrebbe essere questa la ragione del ritardo nella conclusione del patto, ma se così fosse perché non lo si dice visto che è di dominio pubblico e formalizzata da comunicazioni ufficiali?”

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“L’AST intende utilizzare questo strumento? Lo farebbe in forma diretta o tramite aggregatore? Queste sono le vere domande da porre alla proprietà”.

“Considerato che il consumo elettrico annuo  dell’AST è pari a c. 1.024 GW/h ( il dato è tratto dal Bilancio di sostenibilità della Società) ammettendo che, sulla base delle domande e delle disponibilità possa contare su c. 500 GWh annue e stimando in circa 30€Mwh il differenziale di prezzo tra il mercato ed il costo applicato dal GSE il risparmio a valere sul  conto economico potrebbe essere quantificato in  c. 15 milioni di euro annui. A questo si aggiungerebbe il beneficio derivante dal dimezzamento dello scop.2 dell’impronta carbonica per circa 150 mila tonnellate annue di C02 dal momento che l’energia ottenuta viene dal GSE certificata come integralmente Green da aggiungere ai possibili miglioramenti dello scop 1 operati dall’azienda così come  è già avvenuto nel corso di questi anni. Resterebbero, comunque, aperti altri temi e possibili sentieri ma, intanto, si potrebbe mettere in atto un primo mattone”.

“E’ comprensibile, sempre che AST intenda partecipare, che fino alla chiusura del bando e l’assegnazione delle quote l’azienda non sia in grado di stimare il beneficio in termini di riduzione dei costi e di quantificarne le obbligazioni conseguenti così da dover ricordare a chi vorrebbe firmare “a data certa” l’impossibilità, per un operatore economico, di prendere impegni quando la procedura è ancora in corso”.

“Abbiamo provato a delineare un possibile scenario fatto di impegni concreti e di assunzioni di responsabilità sulla base di progetti resi possibili da cornici normative e regolamentari concordate ed approvate dalla UE aventi carattere di generalità ancorché destinate a specifici operatori economici”.

“Resta la disillusione e lo sconforto per la mancanza di risposte e per l’opacità di comportamenti dei soggetti pubblici restii ad un confronto non fatto su rinvii/promesse ma su possibili soluzioni magari ancora da affinare ma di sicuro non soggette a “segreto di Stato”.”

“Cosa si può fare da qui alla fine di febbraio? Hanno ragione le Organizzazioni Sindacali che chiedono di vedere le carte (sempre che ci siano o almeno quelle che ci sono). Si rendano pubbliche almeno le bozze del patto e, magari, sia il Comune di Terni (come ha preannunciato l’Assessore Sergio Cardinali) a dare il buon esempio per quanto riguarda quelle di sua competenza Dal confronto su quanto scritto si potrà già delineare quanto ci aspetta per i prossimi tre anni e su questa base è logico che il confronto si sposti sui piani industriali, sui fabbisogni e sui soggetti da coinvolgere. E perché no magari su forme diverse di governance come strumento di maggiore coinvolgimento delle maestranze, del territorio e degli stakeholders”.

“Queste sono le circostanze e le proposte che abbiamo riportato a Sua Eccellenza il Prefetto di Terni che ringraziamo per aver accettato la nostra richiesta di incontro e per la cordialità, l’attenzione e l’interesse anche nell’approfondire aspetti e caratteristiche del ciclo di produzione dell’acciaio e della storia dello sviluppo industriale a Terni”.

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“Avremmo voluto raccontarle anche alla Governatrice dell’Umbria o all’Assessore Regionale al ramo; così non è stato possibile e non certo per nostra responsabilità ma siamo fiduciosi che prima o poi si possa aprire una canale di consultazione o di confronto con la nostra Associazione il cui obiettivo è solo quello di servire la comunità con le conoscenze e competenze tecniche acquisite da anni di responsabilità in diversi settori della realtà produttiva del territorio”.



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