Nuovo regolamento sul Verde pubblico a Napoli, gli ambientalisti: no alla privatizzazione dei parchi

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di
Fabrizio Geremicca

Protesta di sigle e associazioni in piazza Dante che intravedono un pericolo nelle norme in esame al Comune

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Temono che il nuovo regolamento sul verde pubblico, che è in discussione al Comune di Napoli – ora è all’esame della Commissione alla Salute ed al Verde – apra la strada alla gestione privatistica dei parchi e, per tale motivo, questa mattina hanno manifestato in Piazza Dante. Protagonisti della iniziativa alcune decine di attivisti di diverse associazioni (dal Parco Ventaglieri ai No Box, dalla Fiab Cicloverdi ai Verdi Ambiente e Società). Contestano, in particolare, l’articolo 31 del Titolo III: «Partecipazione del cittadino alla cura ed alla gestione del verde comunale». 

La norma recita: «Il Comune promuove le forme di partenariato pubblico – privato ed i contratti di concessione per la realizzazione e/o la gestione e manutenzione di aree verdi comunali». Non rassicura le associazioni la circostanza che poco più sotto si specifichi che i contratti di concessione «devono garantire la fruizione libera e gratuita per tutti i giorni dell’anno dell’area a verde almeno dalle ore 7.00 ad un’ora prima del tramonto» e che «l’offerta di servizi a pagamento, compatibii con la destinazione dell’area a parco o a giardino, non deve in alcun modo limitare la fruizione libera e gratuita dell’intera area». Li preoccupa particolarmente, poi, la possibilità che le intese pubblico – privato prevedano «l’organizzazione e la realizzazione, da parte del gestore, di eventi culturali e musicali e di momenti di aggregazione per la cittadinanza, anche a pagamento, purché compatibili con la destinazine dell’area a verde». 




















































Francesco Giannino, del Parco Sociale Ventaglieri, ha detto questa mattina durante la manifestazione: «Noi vogliamo che la gestione dei parchi avvenga con la partecipazione ed il contributo spontaneo di idee dei cittadini e non con chi si compra pezzi di questa città. Basta con la speculazione e con la favola che mancano uomini e soldi per la gestione pubblica. Lo sentiamo ripetere spesso ed è l’escamotage per aiutare i privati ad impossessarsi degli spazi pubblici. È accaduto con le spiagge e sta per accadere con i parchi». Analoghe le considerazioni di Joaquin Mutchinick, argentino che vive a Napoli da diversi anni: «Le scuse per giustificare la privatizzazione dei beni comuni sono sempre le stesse. Il degrado che caratterizzerebbe una certa area e l’impossibiltà di gestirla in maniera adefuata. Bugie. I cittadini hanno il diritto di pretendere che l’amministrazione svolga i suoi compiti senza deroghe, coinvolgendo chi vuol partecipare e non chi vuol lucrare e realizzare affari a scapito della collettività». 

Sullo sfondo della questione del regolamento, ha poi denunciato Emma Buondonno, architetto e docente universitario, che è stata anche assessore al Comune di Avellino, c’è la mancanza a Napoli di un Piano del Verde comunale: «È lo strumento che dovrebbe dettare le scelte amministrative. Senza di esso, ha buon gioco chi nelle aree dismesse e da riqualificare individua opportunità di cementificazione e non di miglioramento della qualità urbana e di vita. È esattamente quello che sta avvenendo a Napoli con il progetto della Porta Est». 

Martedì prossimo le associazioni che oggi hanno manifestato in Piazza Dante parteciperanno alla commissione sul Verde e chiederanno che l’articolo 31 sia emendato.

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12 febbraio 2025 ( modifica il 12 febbraio 2025 | 18:33)

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