Scontro USA-Cina e primato tecnologico: ecco il cap protetto 107%

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Trump è tornato in campo ed è già chiara la volontà di riprendere con la Cina lo scontro dove lo ha lasciato nel 2021, al termine del suo primo mandato. Con tutta probabilità, il gioco dei dazi che abbiamo visto in queste ultime settimane è solo l’inizio. Per Trump, il campo di battaglia chiave su cui le due superpotenze si giocano il tutto per tutto non è tanto nel controllo militare esteso a livello globale, ma nella supremazia economica e nella leadership tecnologica. Ed è sulla tecnologia che, con alta probabilità, si riaccenderà lo scontro duro tra le due super potenze (di fatto mai archiviato).

Questo scontro sulla leadership tecnologica apre però, per gli investitori, ad una importante opportunità d’investimento che è possibile cavalcare con il nuovo certificato BNP Paribas a capitale protetto 107% ISIN XS2945519564. Il prodotto, infatti, con una maturity di 5 anni e la denominazione in euro, ha come sottostante l’indice proprietario BNP Paribas US Patriot Technologies RC5 AR. Ecco in breve spiegati i punti di forza:

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  • Indice innovativo pensato per investire nell’era Trump: si tratta del BNP Paribas US Patriot Technologies RC5 AR. Un indice che fornisce esposizione dinamica alle società allineate con l’elenco delle tecnologie ritenute strategiche dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e con la forte spinta al primato tecnologico desiderato da Trump. Un modo alternativo per esporsi sul mercato americano rispetto ai classici fondi o ETF;
  • Protezione a scadenza del capitale 107%: questo significa che, escluso il caso di fallimento dell’emittente, il rimborso minimo a scadenza sarà di 107 euro, qualsiasi cosa succeda al sottostante;
  • Leva 1,5X senza cap: sempre a scadenza, in caso di performance positiva, il certificato restituirà una performance levereggiata. Per esempio, in caso di una performance positiva del 20%, il certificato rimborserà 130 euro.
  • Il certificato è espresso in euro: nessun rischio di cambio, nonostante il sottostante sia costruito su titoli USA.

La corsa degli Stati Uniti verso il primato tecnologico

Il contesto geopolitico è noto a tutti. Due grandi potenze, USA e Cina si contendono il predominio economico e geopolitico globale. Da sole, Stati Uniti e Repubblica popolare cinese, sono infatti i due attori globali più rilevanti, che assommano circa il 43% del Pil e il 49% delle spese militari mondiali.

Per gli USA, l’elezione di Trump riporta il focus sugli Stati Uniti, con un Presidente forse meno interessato agli sviluppi esterni in chiave militare ma con l’intenzione dichiarata di affermare sul piano economico la potenza degli USA. Quando si parla di MAGA (Make America Great Again) si intende proprio questo e non è solo uno slogan. È una strategia di gestione della prima potenza del pianeta dove il tycoon cerca di mettere insieme due anime della destra americana molto diverse tra loro: da una parte i nazionalisti guidati da figure come Steve Bannon, veri custodi dell’identità americana; dall’altra i tech right, guidati da Elon Musk. Due approcci tra loro molto diversi. Per i primi, l’obiettivo è proteggere gli americani, rafforzare le famiglie tradizionali e limitare l’immigrazione per preservare quella che considerano l’essenza della nazione. Per i secondi, il futuro degli Stati Uniti si gioca sull’innovazione, sulla crescita economica e su una visione globale. Vogliono meno regolamentazioni e più apertura all’immigrazione qualificata. Al centro Trump che avrà il ruolo di mediatore per far convergere queste due forze verso un obiettivo comune (vedremo se ci riuscirà).

In ogni caso, l’atteggiamento del nuovo Presidente è fin dall’inizio tutto volto a far valere il peso della prima domanda per consumi al mondo. Trump lo sa bene e la vera battaglia con la Cina, oggi più che mai, si gioca proprio sul dominio tecnologico (si parla infatti di “guerra fredda tecnologica” tra le due superpotenze). Questo almeno per tre ragioni:

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  • Economiche: la leadership tecnologica è fondamentale per la crescita economica e la competitività globale.
  • Militari e di sicurezza nazionale: le tecnologie avanzate sono sempre più importanti per la difesa nazionale.
  • Geopolitiche: la competizione tecnologica è anche una lotta per l’influenza globale che passa dal primato tecnologico.

Lo scontro tra Cina e Stati Uniti è senza dubbio una competizione per la leadership tecnologica. Una rivalità che si manifesta in diversi modi:

  • Semiconduttori: gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni sull’export di chip avanzati verso la Cina, nel tentativo di limitare lo sviluppo tecnologico cinese. La Cina, a sua volta, sta investendo massicciamente nella produzione interna di semiconduttori per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
  • Intelligenza Artificiale (AI): sia Stati Uniti che Cina vedono l’AI come un settore cruciale per il futuro. Entrambi i paesi stanno investendo nella ricerca e nello sviluppo dell’AI, con un focus particolare sull’apprendimento automatico e sull’elaborazione del linguaggio naturale. Si veda l’affronto ai produttori americani di Deepseek, la start-up cinese che sta terremotando il già nervosissimo mondo dell’AI, fino ad oggi a trazione quasi solo americana.
  • Reti 5G: la Cina è stata un pioniere nello sviluppo delle reti 5G, ma gli Stati Uniti e alcuni alleati hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza delle tecnologie cinesi, come Huawei.
  • Finanziamenti e agevolazioni

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  • Minerali rari: la Cina detiene una posizione dominante nella produzione di minerali rari, essenziali per molte tecnologie avanzate. Questa posizione le offre un vantaggio potenziale nella competizione tecnologica.

Che la leadership tecnologica sia il fulcro dello scontro tra le due superpotenze, in questo frangente, è dunque abbastanza chiaro e Trump lo ha ribadito subito nei fatti: la nomina di Musk, il progetto Stargate e il nuovo ordine esecutivo sull’intelligenza artificiale (IA) firmato il 23 gennaio. Musk lo conosciamo tutti, è visto a livello globale come l’innovatore per eccellenza e cavaliere della tecnologia. Ha sostenuto con tutte le sue forze la campagna elettorale di Trump ed ora è stato nominato capo di un nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa, il Doge. Ma Musk non è solo questo, è proprietario di Starlink, una rete di 42mila satelliti che ha dimostrato la sua utilità in termini di Difesa in Ucraina. Il 21 gennaio 2025, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la creazione di “Stargate Project”, una joint venture tra OpenAI (la società che, tra le tante cose, sviluppa ChatGPT, DALL-E e Sora), SoftBank, Oracle e la società di investimento MGX, con l’obiettivo di investire fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture per l’intelligenza artificiale negli Stati Uniti entro il 2029. Sempre sull’intelligenza artificiale anche il nuovo ordine esecutivo firmato il 23 gennaio 2025, che definisce le nuove priorità degli Stati Uniti in materia di intelligenza artificiale. Una mossa degli USA che sottolinea l’importanza dell’IA per mantenere il dominio globale degli Stati Uniti, promuovere l’innovazione e garantire la sicurezza nazionale.

Il guanto di sfida del dragone in ambito tech è stato lanciato a gennaio sia sul fronte dell’intelligenza artificiale a basso costo sia su quello dei satelliti. Il tutto simbolicamente nell’anno del serpente, associato ad innovazione ed imprese ardite. Come questo scontro evolverà ovviamente dipenderà da come le due superpotenze si giocheranno le loro carte. Ma da investitori, quello che possiamo fare, è cercare di trarre profitto da questo scontro, perché è ovvio che da ambo le parti si tradurrà in investimenti fortissimi sulla tecnologia.

L’indice che punta sulla supremazia USA nella tecnologia

Ed è proprio su questa tematica che investe l’indice BNP Paribas US Patriot Technologies RC5 AR. Permette infatti all’investitore di puntare sulle società che meglio rappresentano le aree della tecnologia considerate strategiche dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e che Trump intende sostenere per vincere la sfida alla supremazia tecnologica con la Cina (vedi schema sotto).

L’indice è composto da un portafoglio suddiviso in due componenti: una parte azionaria che seleziona i componenti che costituiranno il portafoglio finale e da una posizione di liquidità, impiegata per mantenere la volatilità dell’indice al 5%. Più nel dettaglio la parte di portafoglio investita in equity espone a società mid e large cap americane considerate strategiche dal Governo USA e che al contempo hanno un basso rischio geostrategico e bassa influenza estera (dunque a forte controllo del Dipartimento della Difesa USA). Per individuare queste società si utilizza un filtro realizzato dalla J.H. Whitney, società di consulenza sul rischio geopolitico, la cui metodologia proprietaria di valutazione del rischio geostrategico contribuisce a formare la parte azionaria dell’Indice.

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Essendoci il controllo della volatilità al 5%, se la parte equity supera una volatilità del 5% annualizzata, parte del portafoglio viene spostato in cash, fino a rientrare nel target del 5%. Questo meccanismo ha una duplice funzione: controlla il rischio di portafoglio; rende più chip la call sull’indice e permette allo strutturatore di costruire un prodotto dedicato con leva, senza cap e protezione del capitale più che proporzionale.

Sotto le performance dell’indice (prezzato come excess return, ovvero al netto del rendimento del free risk) a cui ricordiamo viene applica a scadenza una leva del 1,5X sulla performance dei 5 anni.

Come emerge dal grafico sopra, il rendimento annualizzato dell’indice è del 4%, a cui ricordiamo che però a scadenza viene applicato una leva del 1,5X. Quindi ipotizzando di proiettare questo rendimento nei prossimi 5 anni (ovviamente è solo un’ipotesi), si potrebbe arrivare ad un rendimento annualizzato del certificato del 6%.

Di fatto, dunque, con questo prodotto si ha la possibilità di investire su un tema di grande interesse e attualità senza alcun rischio di mercato, visto la presenza della protezione del capitale al 107% e con la possibilità di strappare anche un buon rendimento annuo.

La struttura: protezione al 107%e leva 1,5X senza cap. Per affrontare qualsiasi scenario di mercato

La struttura vanta diversi punti di forza. Il certificato infatti investe sull’indice BNP Paribas US Patriot Technologies RC5 e propone una protezione più che totale. II certificato infatti si caratterizza per un capitale protetto 107%, ovvero un prodotto che a scadenza riconoscerà almeno il 7% di rendimento oltre a rimborsare il singolo valore nominale, ovvero 100 euro a certificato.

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La scadenza del prodotto è fissata a cinque anni (14 febbraio 2030) e non prevede possiblità di rimborso anticipato. A scadenza saranno possibili due scenari:

  • Se l’indice verrà osservato al di sopra del proprio livello di strike (fissato al 104,67% del valore iniziale): l’investitore riceverà il 107% del valore nominale (107 euro) più la partecipazione alla sovraperformance (a partire dal livello di strike, quindi dal 104,67%) moltiplicata per la leva prevista del 1,5X;
  • Altrimenti, il certificato rimborserà il 107% del valore nominale (107 euro).

Per rendere tutto più semplice, abbiamo ipotizzato, a titolo meramente esemplificativo, alcuni scenari di rimborso a scadenza, funzione delle performance realizzate dall’indice:

Ricordiamo infine che il prodotto è costruito da uno zero coupon + la call sull’indice. Questo è importante saperlo perché lo rende un prodotto d’investimento e non di trading. Infatti, soprattutto nei primi anni di vita, il prezzo del certificato sarà influenzato dai tassi e non tanto dall’andamento del sottostante, la cui performance invece sarà restituita a leva solo a scadenza. Un dettaglio che è bene sempre ricordare.



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