Per il governo il mare di Napoli è una fogna

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Nelle scorse settimane il Ministero dell’Ambiente, insieme al Ministero della Cultura, ha autorizzato il progetto di raddoppio degli scarichi fognari in prossimità dell’Area Marina Protetta parco sommerso di Gaiola, nel Golfo di Napoli, nell’ambito del programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana (Praru) dell’ex area industriale di Bagnoli.

Il progetto rischia di provocare gravi danni all’ecosistema marino dell’area protetta, per questo abbiamo presentato un ricorso al TAR della Campania insieme all’associazione Marevivo. Chiediamo che sia riconosciuta l’illegittimità del decreto del Ministero dell’Ambiente che dà il via libera al progetto che danneggerebbe la Gaiola.

Cosa prevede il progetto di Invitalia

Il SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Bagnoli, un quartiere dell’area occidentale di Napoli, è stato in passato un importante centro industriale del sud Italia, attualmente dismesso, che attende da più di 30 anni di essere completamente risanato. L’ambizioso progetto presentato da Invitalia S.p.A. per la bonifica e la riqualificazione dell’area Bagnoli-Coroglio se da un lato pone al centro questioni come l’ecologia, la sostenibilità e le opportunità di sviluppo future, dall’altro prevede l’aumento della portata delle acque reflue urbane verso l’impianto di pretrattamento di Coroglio, in un tratto di costa molto prezioso dal punto di vista ambientale e storico, ovvero tra Nisida e l’Area marina protetta di Gaiola.

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In particolare, il progetto prevede l’apertura di un secondo scarico fognario sulla spiaggia di Coroglio, lungo la costa di Posillipo, a poche centinaia di metri di distanza da quello già presente nei pressi di Cala Badessa. Si tratta di un cosiddetto “troppo pieno” ovvero un bypass che, in caso di piogge torrenziali e per evitare che la portata eccessiva dell’acqua nelle tubature crei danni alle fogne cittadine, devia gli scarichi del sistema fognario direttamente in mare senza passare dal depuratore di Cuma.

Il progetto prevede inoltre il posizionamento di una terza condotta di scarico sottomarina, che si aggiungerà alle due già presenti, a circa 100 m di profondità, in un’area di alto valore per la protezione della biodiversità vicino i banchi di coralligeno della Zona Speciale di Conservazione Europea IT8030041 “Fondali Marini di Gaiola e Nisida” della Rete Natura 2000 (ZSC). A Napoli, come in gran parte d’Italia, la rete fognaria non prevede la separazione di acque bianche e nere, per cui a mare finiranno liquami e acque di dilavamento urbano dell’area ovest di Napoli potenzialmente ricche di sostanze inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti. Una situazione peraltro che già si verifica oggi, in caso di forti piogge, a causa dello scarico fognario già presente, criticato da più parti per i suoi impatti.

La riqualificazione dell’area di Bagnoli, vista la forte vocazione ecologica con cui si è deciso di presentare il progetto, sarebbe dovuta essere un’opportunità per spostare finalmente l’attuale scarico che sversa nella ZSC e vicino l’Area Marina Protetta parco sommerso di Gaiola. Paradossalmente, invece, si è deciso di raddoppiarlo in un’area di forte pregio naturalistico e ricca di biodiversità. Con il nuovo scarico, in caso di pioggia, finiranno in mare fino a 206 metri cubi al secondo di liquami ed acque potenzialmente tossiche con effetti su tutto il litorale cittadino, sul delicato ecosistema marino dell’area protetta e sulla salute dei cittadini napoletani.

L’ipocrisia di un progetto “sostenibile” che inquina il mare 

Sono diverse le osservazioni e i pareri contrari presentati dal parco della Gaiola, dalle associazioni ambientaliste e dal mondo della ricerca al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che però ha approvato il progetto esprimendo parere favorevole sotto il profilo ambientale. Vale la pena ricordare che l’Italia è già da anni in procedura di infrazione riguardo collettamento, fognatura e depurazione delle acque, un problema con ricadute economiche per tutta la collettività, considerate le sanzioni pecuniarie imposte all’Italia dalla Corte di Giustizia europea.

Anche nel caso di Bagnoli la protezione del mare è stata nuovamente considerata secondaria rispetto all’intero progetto che prevede opere di alto valore ecologico a terra. Questo aspetto è emerso anche agli Stati Generali della Aree Protette, che si sono svolti a Roma lo scorso dicembre, dove i rappresentanti del governo hanno insistito sul l’importanza della fruizione e della valorizzazione delle aree protette per l’economia del nostro Paese, tralasciando però quella della  protezione della biodiversità presente in queste aree, aspetto che invece dovrebbe essere fondamentale e prioritario.

Il caso di Bagnoli è eclatante, da una parte si vuole riqualificare un’area in modo sostenibile, incentivando un turismo attento alle questioni ambientali.  Dall’altra, si contribuisce all’inquinamento di una delle aree a più alto valore ecologico e turistico dell’area costiera della città di Napoli. Ricordiamo quanto sia importante ai fini ambientali e ecologici la presenza di Posidonia oceanica e di banchi di coralligeno nella zona interessata dagli sversamenti.

La posidonia (Posidonia oceanica) è una vera pianta (con radici, fusto, foglie, fiori e frutti) endemica del Mediterraneo. La prateria di posidonia è un habitat ad alta biodiversità che ospita centinaia di specie animali e vegetali.

Ci sembra una contraddizione troppo grande per non essere sottolineata: i soldi pubblici verranno spesi per la riqualificazione dell’area a terra, ma anche usati per convogliare gli scarichi fognari in una zona di mare che dovrebbe essere protetta in modo adeguato, con il rischio concreto di contribuire alla perdita di biodiversità già minacciata da molteplici attività antropiche. Biodiversità che con fatica in Italia è tutelata dalle AMP, unici strumenti efficaci di conservazione marina che dovrebbero essere incentivati e aiutati dal MASE, certo non osteggiati. Oggi invece  le Aree Marine Protette ricevono meno fondi rispetto alle aree tutelate sulla terraferma e spesso devono affrontare problemi di governance con tutti i portatori di interesse coinvolti. 

Le nostre richieste su Bagnoli 

Con il nostro ricorso al TAR chiediamo che sia dichiarata l’illegittimità del decreto del Ministero. Greenpeace Italia ha già inviato delle osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale e chiede che il progetto venga rivisto rispetto al riassetto della rete fognaria dando soluzioni alternative che non compromettano la biodiversità della ZSC e dell’Area Marina Protetta di Gaiola. Confidiamo che vengano prese in considerazione le diverse osservazioni e si scelga di incentivare una protezione che consideri anche l’ambiente marino, indispensabile per una visione sostenibile di tutta l’area in futuro.

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