I borghi dell’entroterra sono luoghi fuori dal tempo, unici e autentici. Ma a volte fuori anche dalla realtà, vuoi per il calo demografico e i trasferimenti verso la costa, vuoi per i servizi che spariscono. Nelle Marche sono 160 su 225 i Comuni con meno di cinquemila abitanti, per una popolazione di 305.363 persone. Tanto che Cna, Confartigianato e Bcc gruppo Iccrea hanno creato un osservatorio ad hoc. A settembre 2024, la Fondazione Fiba di First Cisl ha lanciato l’allarme sulla “desertificazione bancaria“. Sono 79mila le persone che vivono in Comuni senza uno sportello bancario, 11mila in più del 2023. Secondo il report, infatti, 66 dei 225 Comuni delle Marche non hanno sportelli bancari: cinque sono stati lasciati negli ultimi dodici mesi. I più popolosi sono Castelbellino nell’Anconetano e Montecalvo in Foglia (Pesaro e Urbino). A volte, i vuoti sono colmati da Poste Italiane. Sono infatti 407 gli uffici con il marchio giallo nelle Marche: 108 in provincia di Ancona, 95 in quella di Pesaro e Urbino, 94 nel Maceratese, 59 nell’Ascolano e 53 in provincia di Fermo.
Il problema della “desertificazione” non investe solo i cittadini, spesso anziani (nel 2023 gli over 65 erano il 26% della popolazione), ma anche le imprese. Secondo l’osservatorio, dal 2019 al settembre del 2024 le imprese attive nelle Marche si sono ridotte del 10,3%. Un picco negativo che nelle aree interne arriva al 12,5%. E se i servizi – a livello di macrosettore – calano del 7,6% a livello regionale, nelle aree interne si riducono dell’8,8%. Perché questo fenomeno? Cna e Confartigianato, con i segretari regionali Moreno Bordoni e Gilberto Gasparoni, lo spiegano così: “Dopo il sisma, verificata la qualità dei servizi che caratterizza la costa, tante famiglie fanno fatica a tornare nelle aree interne e montane”. Da qui il crollo demografico: Ascoli è al terzo posto in Italia con un calo del 13,1% dei residenti nelle aree interne. Macerata, invece, è settima (-10,9%); seguono Fermo, ottava (-10,8%), Pesaro e Urbino al quindicesimo posto (-9,6%) e Ancona al ventunesimo (-8,9%).
Negli ultimi anni, nelle aree interne, sempre secondo il report di Cna e Confartigianato, sono diminuiti anche i negozi al dettaglio (-20%) e sparite 88 edicole su 365. Sul ‘vicinato di base’ Confesercenti ha realizzato uno studio: a patire di più la desertificazione del dettaglio alimentare sono i piccoli Comuni sotto i 15mila abitanti, con una forte contrazione di minimarket (-19%), macellerie (-18,4%) e panetterie (-17,3%). Gasparoni spiega: “Dobbiamo promuovere il turismo interno e l’artigianato, con la necessità di individuare strategie. Dobbiamo salvaguardare le eccellenze e non dobbiamo perderne altre”. Sulla stessa linea Bordoni: “Nell’entroterra all’inizio abbiamo visto la chiusura degli ospedali (ma anche di caserme, ndr) e poi dei servizi. Nei Comuni del sisma siamo davvero ai minimi termini. Artigiani e piccole imprese resistono nelle aree montane e rappresentano dei presidi fondamentali per l’economia, ma senza infrastrutture e servizi è a rischio la competitività”.
Succede anche per i servizi sanitari. Negli ultimi mesi ad esempio, nell’Anconetano, i Comuni di Staffolo prima e Rosora poi sono rimasti senza medico di base, seppur per un tempo limitato. Paolo Misericordia, segretario Fimmg Marche, spiega la situazione regionale: “Dal 2020 abbiamo perso circa 250-300 medici di base e ora siamo a 950. Anche se c’è stato un ricambio generazionale, ciò ha comportato la redistribuzione dei pazienti, da circa 1.100 a 1.400 per medico. Si è persa la capillarità della medicina generale. A questo fenomeno la Regione ha risposto con la costituzione delle Aft-Aggregazioni funzionali territoriali”. Saranno cinquanta, composte da medici di medicina generale, e garantiranno la continuità dell’assistenza, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Meno medici sì, ma resistono le farmacie. Il caduceo verde compare 542 volte nelle Marche, una settantina con presidi comunali, oltre 460 in quelli privati. Gli unici Comuni senza farmacia sono Bolognola, Poggio San Vicino e Monte Cavallo, nel Maceratese, oltre a Palmiano, nell’Ascolano. Circa 250 sono le farmacie rurali. Ma a volte a mancare sono i punti di ritrovo e i trasporti non sempre sono efficienti. Temi che peseranno anche nella campagna alle porte per le regionali. Dopo l’ultimo taglio dei fondi per i piccoli Comuni, l’Uncem – Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani – ha lanciato l’allarme. Alcuni sindaci si sono uniti in questa battaglia cui anche la politica marchigiana dovrà dare delle risposte.
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