un report fotografa le nuove sfide del settore

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Immagine da Depositphotos

Un documento di Earthday.org analizza le normative globali per arginare l’impatto ambientale e sociale dell’industria della moda

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L’industria della moda è a un bivio: da un lato, la crescente consapevolezza ambientale spinge verso modelli produttivi più sostenibili; dall’altro, il settore continua a essere responsabile di deforestazione, inquinamento e violazioni dei diritti umani.

Earthday.org, attraverso il suo report Broken Threads & Twisted Yarns: Legislating the Reform of Fashion, traccia un quadro chiaro della situazione legislativa a livello globale, mettendo in luce l’urgenza di normative più severe per regolamentare il fast fashion.

L’impatto della moda sull’ambiente e i lavoratori

L’industria tessile è tra le più inquinanti al mondo e il impatto ambientale è tra i più alti dell’industria globale, devastante su più fronti.

Consumo idrico

La produzione tessile utilizza circa 93 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno, con danni irreversibili a ecosistemi e risorse idriche locali.

Microplastiche e sostanze tossiche

Il lavaggio dei tessuti sintetici rilascia 500.000 tonnellate di microfibre negli oceani ogni anno, mentre i processi di tintura utilizzano oltre 8.000 sostanze chimiche, molte delle quali dannose per la salute umana e per l’ambiente.

Deforestazione e perdita di biodiversità

Ogni anno vengono abbattuti 300 milioni di alberi per produrre fibre tessili come viscosa e rayon, contribuendo alla perdita di habitat naturali e alla crisi climatica.

Condizioni di lavoro precarie

Salari da fame, sfruttamento minorile e ambienti di lavoro insicuri sono ancora la norma in molte filiere produttive, soprattutto in Asia e America Latina.

Legislazioni in evoluzione: Europa, Stati Uniti e Sud America a confronto

Il report di Earthday.org analizza in dettaglio i provvedimenti adottati dai principali attori globali per regolamentare il settore della moda.

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Unione europea: normativa avanzata ma sfide aperte

L’Ue ha introdotto diverse iniziative per regolamentare l’industria tessile. Tra le più importanti:

  • Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csddd): obbliga le aziende a monitorare e mitigare gli impatti ambientali e sociali lungo tutta la filiera produttiva.
  • regolamento sulla deforestazione (Eudr): vieta l’importazione di prodotti legati alla distruzione di foreste, inclusi alcuni materiali tessili

Tuttavia, la reale efficacia di queste misure dipenderà dall’effettiva applicazione e dal coinvolgimento dell’intera supply chain.

Stati Uniti: il Fashion Act di New York fa da apripista

Negli Usa, la regolamentazione del settore è meno avanzata rispetto all’Europa, ma il Fashion Sustainability and Social Accountability Act (Fashion Act) proposto nello Stato di New York rappresenta un primo passo importante. Il disegno di legge impone ai brand di:

  • mappare l’intera filiera produttiva e garantire trasparenza sui fornitori
  • rispettare standard ambientali e retribuire equamente i lavoratori
  • raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con l’Accordo di Parigi
  • le aziende non conformi rischiano multe fino al 2% del fatturato annuo, un deterrente che potrebbe spingere l’intero settore verso una maggiore responsabilità

America Latina: tra proposte e ritardi nell’applicazione

Il report evidenzia anche gli sforzi legislativi in America Latina, dove alcuni Paesi stanno cercando di affrontare il problema. per esempio:

  • il Brasile ha introdotto misure per limitare la deforestazione causata dall’industria conciaria, strettamente legata alla moda
  • il Cile ha avanzato proposte per la riduzione dei rifiuti tessili e il riciclo dei materiali
  • il Messico e la Colombia stanno sviluppando strategie per monitorare l’impatto ambientale delle filiere produttive

Tuttavia, l’effettiva applicazione di queste normative è ancora incerta, spesso ostacolata da interessi economici e da un sistema di controlli poco efficace.

Verso un futuro più responsabile: quali azioni sono necessarie?

Il report non si limita a fotografare la situazione, ma propone anche una serie di azioni concrete per accelerare la transizione verso una moda più sostenibile:

  • normative più stringenti e vincolanti: servono leggi più severe a livello globale per ridurre l’inquinamento e garantire condizioni di lavoro dignitose
  • maggior responsabilità per i brand: le aziende devono essere obbligate a rendere pubblici i dati sulla loro filiera produttiva e sugli impatti ambientali
  • educazione e sensibilizzazione dei consumatori: promuovere la consapevolezza su materiali sostenibili e modelli di consumo più responsabili
  • innovazione e ricerca su materiali alternativi: investire in fibre biodegradabili e processi produttivi meno impattanti

L’industria della moda ha ancora molta strada da fare per diventare realmente sostenibile. Il report Broken Threads & Twisted Yarns di Earthday.org mette in evidenza la necessità di un cambiamento strutturale, che può avvenire solo attraverso un mix di normative efficaci, azioni concrete da parte delle aziende e scelte più consapevoli da parte dei consumatori.

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Resta da vedere se gli attori globali saranno in grado di trasformare queste sfide in opportunità concrete per un futuro più equo e sostenibile.

» Leggi tutti gli articoli di Innovazione sostenibile, tessile e moda (#innovazionemoda)

Aurora MagniAurora MagniAurora Magni: difficile incontrarla senza il suo setter inglese al fianco. Una laurea in filosofia e una passione per i materiali e l’innovazione nell’industria tessile e della moda; è presidente e cofondatrice della società di ricerca e consulenza Blumine, insegna Sostenibilità dei sistemi industriali alla Liuc di Castellanza e collabora con università e centri ricerca. Giornalista, ha in attivo studi e pubblicazioni sulla sostenibilità | Linkedin

Crediti immagine: Depositphotos





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