Hernandez ha chiesto un rinnovo che ora è molto lontano. Il suo contratto scadrà nel 2026, in estate la separazione è logica e molto probabile. Il club a gennaio lo avrebbe venduto al Como…
In fondo, è tutta una questione di milioni. Ci sono quelli che chiede il giocatore per rinnovare e quelli che perde il Milan uscendo dalla Champions. A causa proprio di quel giocatore. Ecco, quella prima parte di milioni fa a botte con la seconda. Per essere più precisi: la seconda esclude la prima. Perché raramente come questa volta un obiettivo che sfuma ha un colpevole così evidente. Theo Hernandez fa calare il sipario sul Milan di Champions, in attesa che fra qualche mese il Milan faccia calare il sipario su di lui. Intanto il club ha già preso la prima decisione: il francese verrà multato. Poi, certo, il pallone resta uno sport di squadra, si vince e si perde tutti insieme eccetera eccetera. Ma qui, ripercorrendo le due ammonizioni, siamo ai confini della realtà. Qualcosa che va oltre la logica dello spiegabile.
svenimento
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Breve riassunto. Al minuto numero 44 del primo tempo Theo prende Moussa per la maglia. Siamo a centrocampo, non ci sono pericoli particolari per il Milan, però il francese non solo commette un fallo che sa perfettamente essere sanzionabile, ma prosegue a lungo con una trattenuta che diventa sempre più rabbiosa. Incomprensibile, se non per vendicarsi di chissà quali torti. Sarebbe un’assurdità già così, perché Theo era diffidato e in quel momento si auto-esclude dal primo round del potenziale ottavo di finale. Magari il derby. Ma questo è solo il prologo, perché l’epilogo è letteralmente folle: al 6′ del secondo tempo, il 19 dai capelli rosa shocking viene lanciato in area da Leao e invece di rincorrere il pallone si lascia svenire sul prato senza che Read lo sfiori. Marciniak – arbitro di spessore, postura da sergente dei Marines – lo becca all’istante. Secondo giallo e adieu Theo. Restano da giocare una quarantina di minuti, troppi per proseguire nel confortante piano gara attuato con successo fino a quel minuto.
ex colonna
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Theo lascia il campo a capo chino, il Meazza è talmente sotto shock da non voler credere che abbia davvero ragione l’arbitro. Eppure è così. Alto tradimento da parte di un giocatore che una volta era, assieme a Leao, il biglietto da visita più prezioso del Milan. Dirà Conceiçao alla fine: “Lo conosco da tanto, so che può fare molto di più. Anche il suo allenatore può fare di più”. Abbiamo vissuto estati di mercato in cui il Milan ha fatto sapere urbi et orbi che nessuno della dirigenza rossonera si sarebbe seduto a un tavolo partendo da una base inferiore a cento milioni. Erano i tempi in cui appassionati e addetti ai lavori si divertivano con una semplice domanda: Theo è sul podio dei terzini sinistri più forti del mondo? E in molti si spingevano a metterlo sul gradino più alto. Colonna dello scudetto, talento e sfacciataggine di quella che piace ai tifosi, gol da spellarsi le mani. Sta finendo nel modo più triste e meno preventivabile, con una stagione drammaticamente insufficiente e atteggiamenti incomprensibili. A gennaio il Como ha tentato il colpo da mille e una notte, offrendo al Milan oltre 40 milioni per il francese. Theo ha risposto no, ma il Milan quel no pare proprio che non l’abbia detto.
parole beffarde
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Perché alla fine, sempre ai milioni si torna. Il Milan riteneva evidentemente congrua quell’offerta per il suo terzino, ma soprattutto l’ha considerato sacrificabile. Un addio soltanto rimandato, sul quale la follia di questa partita ha eliminato ogni parvenza di dubbio, se mai ce ne fossero stati. Il rinnovo è in stallo ormai da parecchie settimane: Theo chiede uno stipendio come Leao (approdo finale, con i bonus, a circa 7 milioni), giudicando corretto un aumento tale da diventare il più pagato della rosa al pari di Rafa. L’aumento non arriverà, e nemmeno il rinnovo. In estate Theo e il Diavolo si saluteranno per forza di cose: un po’ perché il ciclo appare chiuso e un po’ perché è l’ultima possibilità per il Milan di monetizzare la sua cessione. “Hernandez non è più ragazzino, ora è cresciuto ed è diventato tra i migliori al mondo. Quando sono arrivato io era un ragazzino, ora no. Sa cosa deve fare per tirare fuori il massimo”, raccontava in vigilia Ibra e sono parole che adesso suonano beffarde dopo aver assistito alla triste recita di questa sera. Della stagione ‘24-25 di Theo sta rimanendo ciò che fa fuori dal campo – colorazioni della capigliatura improbabili, storie Instagram dai contenuti rivedibili – e, più tristemente, ciò che fa in campo. I capelli si lavano e le storie sui social svaniscono, ma la Champions è irrimediabilmente volata via, con due cartellini gialli come ali.
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