Caso Delmastro, l’Anm è sconcertata. Bagarre alla Camera

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Carlo Nordio e Andrea Delmastro – Ansa

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Allo «sconcerto» da parte del governo e della maggioranza per una sentenza definita «politica» e alle parole del diretto interessato, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sulla presenza di un «collegio fortemente connotato dalla presenza di Md», la corrente di sinistra della magistratura, sono i diretti interessati a rispondere stamattina per le righe. In una nota, infatti, l’Anm si dice «sconcertata nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza». Inoltre, aggiungono, «siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche».

In più, rispondendo a chi, soprattutto dalla maggioranza invoca la necessità di una riforma sulla separazione delle carriere, l’Anm sottolinea che «per aver un giudice terzo non occorre andare a Berlino». Consapevole del fatto che è proprio questo caso di giudiziario a evidenziare come non serva separare le carriere dei magistrati. «Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro- scrive infatti la giunta dell’Associazione nazionale magistrati- Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra, come l’Anm sostiene da sempre, che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm».

Scintille tra Delmastro e Magistratura democratica

In una lunga intervista stamattina il sottosegretario Delmastro, condannato in primo grado ad otto mesi per rivelazione di segreto d’ufficio nel caso Cospito, ha usato parole dure nei confronti di parte dei giudici, ribadendo la volontà di non dimettersi, come invece chiede da ieri la sinistra. «È un dato di fatto che il collegio fosse fortemente connotato dalla presenza di Md (la corrente di sinistra, ndr ) anche dopo la sostituzione di un componente avvenuta due udienze fa», dice. E al Pd che lo accusa di mancare di onore e ne chiede le dimissioni replica: «Io sto al mio posto e continuerò a farlo in virtù del principio di non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio. Il mio onore è aver difeso il carcere duro e l’ergastolo ostativo. Nella mia visione manca di onore chi parla con terroristi e mafiosi».

L’assurdità secondo il sottosegretario, prosegue, è il fatto di essere stato condannato «contro ogni ragionevole certezza della mia estraneità ai fatti, confermata dai pm. Ho sempre creduto nella giustizia e voglio ostinatamente continuare a farlo, attendo trepidante le motivazioni per proporre appello. Certo che ci sarà un giudice a Berlino».

A stretto giro la replica di Magistratura democratica. «Non è un complotto, non è una congiura. È il processo, con la sua fisiologia e la sua logica. Ed i cittadini italiani dovrebbero sentirsi rassicurati dal fatto che il pubblico ministero non possa insabbiare, in assenza di controlli, inchieste e procedimenti penali e deciderne da solo l’esito finale» sono le parole apparse sul sito di “Questione giustizia”, pubblicazione online di Magistratura democratica. In un commento dal titolo “Ancora il caso Delmastro. Perché stupefatti?”, la rivista web edita da Md replica all’incredulità e alle reazioni stupefatte di governo e parlamentari di maggioranza in questo modo: «È solo il preludio del tumulto a mezzo stampa che inevitabilmente seguirà. Ignoranza? Malafede? O entrambe?».

Le reazioni politiche

Non si placano neppure le frizioni tra maggioranza e opposizione sulla sentenza Delmastro. Ad intervenire stamattina da Torino il vicepremier e ministro degli Esteri Tajani. «Non vedo un grande fondamento giuridico nella sentenza che ha condannato il sottosegretario Delmastro, mi sembra più una scelta politica finalizzata a dare un colpo alla riforma della giustizia – dice – Noi andremo avanti, perchè va nell’interesse dei cittadini e della stessa magistratura, quindi per me può rimanere dove sta».

Stamattina poi alla Camera, prima dell’inizio della discussione generale sul Ddl intercettazioni, Pd e M5s sono tornati a chiedere le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. «Notiamo che è presente la sottosegretaria Siracusano, ma non vediamo nessun rappresentante del ministero della Giustizia, oggi non c’è nessuno perchè a via Arenula non c’è più il ministero della Giustizia, che è diventato lo studio degli avvocati difensori di Delmastro – sostiene il deputato dem Andrea Casu – Ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni di Delmastro, che ha dimostrato totale inadeguatezza nello svolgimento delle sue funzioni». L’assenza di rappresentanti del ministero della Giustizia è «un dato politico rilevante, allora il problema qual è? – aggiunge la deputata di M5s Valentina D’Orso – Che non ci venite a mettere la faccia, provate imbarazzo? State preparando la difesa di Delmastro o siete ‘disorientati’ come ha dichiarato Nordio».

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Dalla maggioranza ad intervenire è il deputato di Forza Italia Enrico Costa. «Il governo ha sempre garantito la sua presenza, è presente con il sottosegretario Siracusano, è uno schema gia’ visto, ogni volta che c’è un provvedimento giudiziario si chiedono le dimissioni».

E al Senato i presidenti dei gruppi di opposizione hanno scritto al presidente di Palazzo Madama Ignazio La Russa per chiedere l’immediata convocazione di una Conferenza dei Capigruppo per calendarizzare «quanto prima» il “Premier time”. Citano molte questioni sulle quali invitano Giorgia Meloni a riferire in Parlamento tra cui «la condanna del viceministro Delmastro, con la conseguente consueta e sgrammaticata reazione del Governo, ancora una volta pronto a scagliarsi contro la Magistratura e i limiti costituzionali irrisolti sul ddl sicurezza».





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