Fisco, le province chiedono più autonomia

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Le province chiedono più autonomia tributaria. Promuovono il progetto, contenuto nella bozza di decreto legislativo attuativo della delega fiscale, di sostituire l’imposta sull’Rc auto con una compartecipazione all’Irpef. A condizione, tuttavia, che sia una compartecipazione dinamica e non statica, quindi potenzialmente espandibile al crescere del gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

E per sopperire allo squilibrio di parte corrente che oggi pesa sul comparto per 928 milioni di euro, gli enti chiedono che anche l’aliquota dell’Imposta provinciale di trascrizione (attualmente fissata al 30%) possa essere potenzialmente innalzata fino al 50%.

Un modello lombardo per la legge Delrio

Sulla riforma della legge Delrio, invece, (in attesa che parlamento e governo trovino la quadra, accelerando o sul ddl delega di riscrittura del Tuel o sul disegno di legge Pirovano fermo in Senato da due anni) l’Upi chiama a raccolta le regioni per cercare di convincerle a recepire una proposta di decentramento di funzioni sul modello di quella attuata in Lombardia, dove le province in pratica gestiscono tutte le materie che si trovavano a gestire prima della legge Delrio tranne agricoltura, caccia e pesca.

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Il neopresidente dell’Unione delle province, Pasquale Gandolfi, presidente della provincia di Bergamo inizierà un giro di ricognizione con le regioni incontrando il governatore del Piemonte Alberto Cirio il 1° marzo. Poi ad aprile sarà la volta di Umbria e Toscana. Obiettivo: realizzare una resilienza alla legge Delrio in attesa di capire quale strada prenderà la riforma. “Non è un modo per bypassare la riforma”, ha chiarito Gandolfi, “ma un modo per iniziare. Le regioni possono restituire alle province funzioni e risorse”.

Se ne è parlato ieri a Monza in un incontro che a visto confrontarsi sulla nuova governance provinciale, oltre al presidente dell’Upi, il presidente del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, il presidente dell’Unione province lombarde e della provincia di Monza e Brianza, Luca Santambrogio e l’assessore agli enti locali di regione Lombardia Massimo Sertori.

Tutti convinti della necessità di accelerare sulla riforma della legge 56/2014, come più volte sollecitato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche sul federalismo fiscale. “La grande incompiuta italiana”, come l’ha definita il governatore lombardo Fontana, “che va portata a compimento non solo perché ce lo chiede il Pnrr, ma soprattutto perché non fa passi in avanti dal 2012, affossata dal centralismo romano”.

Lo squilibrio del comparto

Il tema delle risorse prodotte dal territorio da lasciare sul territorio è da sempre particolarmente caldo in Lombardia. Ed è tornato particolarmente d’attualità leggendo i dati Upi sulla contribuzione delle province lombarde alla finanza pubblica. Su 936 milioni di squilibrio di tutto il comparto provinciale, 203 milioni gravano sulle province della Lombardia, a fronte di 381 milioni di capacità fiscale (si veda ItaliaOggi di ieri). Un calcolo che non comprende Milano che, da città metropolitana, su 179 milioni di capacità fiscali nel 2025 contribuirà alla finanza pubblica per 99 milioni.

“Quello che chiediamo è di non arrivare a chiudere una riforma solo elettorale perché così l’intervento sarebbe molto limitato. Con la gestione del Pnrr abbiamo dimostrato che quando le risorse arrivano a livello provinciale , siamo in grado di esercitare con efficienza le nostre funzioni”, ha osservato Gandolfi.

I numeri degli investimenti

E i numero lo confermano. Le province gestiscono 1.647 progetti Pnrr per un valore di 2,8 miliardi di euro e 687 progetti del Piano nazionale complementare per 267,6 milioni. Nel 2024 il volume degli appalti gestiti dalle Stazioni uniche appaltanti provinciali ha raggiunto il valore di 10 miliardi di euro (+13,6% rispetto al 2023), per un totale di 38.709 gare. E la spesa per investimenti attestatasi a 2,3 miliardi nel 2024, ha fatto segnare una crescita del 161% rispetto al 2019 e del 37% rispetto al 2023.

“Non possiamo avere una riforma senza risorse”, ha proseguito il presidente della provincia di Bergamo. “Ecco perché è importante che il governo dia un segnale già a partire dalla prossima legge di bilancio stanziando fondi per finanziare le nuove funzioni in modo da compensare progressivamente, anche in una prospettiva pluriennale, lo squilibrio del comparto”.

“La riforma delle Province sì può fare attraverso il Tuel, anche se i tempi sono ormai molto al limite, o attraverso il disegno di legge fermo da due anni in Senato. I numeri in Parlamento ci sono. L’importante è che qualunque intervento metta al primo posto l’interesse dei cittadini”, ha concluso Gandolfi.

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