Biometano, Confagricoltura: “Riutilizzo dei reflui è risposta alla crisi energetica”

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Un impianto di biometano

MANTOVA – Fare chiarezza sulle bioenergie in agricoltura e ricordare quanto gli investimenti in questo campo siano previsti dal Pnrr e dagli obiettivi Ue, dato che l’apporto dell’agricoltura è fondamentale per la transizione energetica e quella ecologica.
È lo scopo di Confagricoltura Mantova che, visto anche il dibattito che si è aperto tra la cittadinanza su alcuni casi nel Mantovano, ricorda quanto sia importante sfatare alcuni falsi miti su biogas e biometano prodotti dall’agricoltura.

I NUMERI NEL MANTOVANO
In provincia di Mantova sono 85 gli impianti di biogas operativi, con una potenza complessiva di 52.747 kwatt di energia da fonti rinnovabili (dati GSE Gestore dei Servizi Energetici al 31/1/2025). A queste realtà si aggiunge l’impianto di biometano di Tea a Sermide.
Il Pnrr ha, poi, previsto incentivi per incoraggiare gli impianti di biometano agricoli. Sono state già pubblicate le graduatorie di quattro dei cinque bandi del Pnrr (l’ultimo si è appena chiuso). Nel Mantovano sono stati finanziati 13 tra nuovi impianti e riconversioni, capaci di ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’uso di reflui zootecnici dal 65% all’82%.
La capacità produttiva di ciascuno di questi impianti si aggira intorno ai 2,5 milioni di metri cubi l’anno. Considerando che il consumo medio di gas di una famiglia in provincia di Mantova è di 1.041 Smc l’anno, tra i più alti in Italia (dati Arera riferiti all’anno termico 2022-2023), ognuno dei 13 nuovi impianti a biometano sarebbe in grado di riscaldare 2.400 case esclusivamente utilizzando energia pulita. Tutti gli impianti, poi, utilizzeranno soltanto reflui zootecnici prodotti dalle aziende agricole locali, senza nessun apporto da fuori.

“Innanzitutto bisogna ricordare che la questione di come impiegare in maniera ottimale i reflui zootecnici prodotti dagli allevamenti presenti in provincia di Mantova, e più in generale in Pianura Padana, esiste. Semplicemente il biometano è la soluzione, perché li reinserisce in un modello virtuoso di economia circolare, impiegando solo i reflui prodotti localmente, senza farne arrivare dall’esterno” – spiega Gabriele Lanfredi, presidente nazionale Cgbi-Confederazione generale bieticoltori italiani, ormai indirizzata dal conferimento di biomasse come il mais a quasi esclusivamente reflui zootecnici.
“Su questi temi – prosegue Lanfredi – Confagricoltura è avanti: abbiamo accompagnato i nostri associati nella presentazione delle domande ai bandi aperti attraverso il Pnrr per la creazione di impianti a biometano o per la conversione di impianti a biogas in biometano. Va sottolineato che il modello utilizzato è quello consortile: significa che il conferimento dei reflui avviene solo dai soci, quindi dal territorio, non da fuori; non è un modello speculativo, ma un’economia circolare virtuosa che trasforma gli scarti in energia pulita. Le fake news su questo tema sono diffuse e deleterie”.
Un ulteriore valore aggiunto è dato, poi, dal fatto che gli impianti agricoli a biogas, oltre a produrre energia rinnovabile, utilizzano i liquami delle stesse aziende agricole locali e li trasformano in digestato, un fertilizzante naturale e ad alto valore agronomico, ottenuto a chilometro zero. Rispetto ai liquami, infatti, l’impianto a biogas garantisce l’eliminazione degli odori, la stabilizzazione, lo stoccaggio e la maturazione del prodotto prima dell’utilizzo in campagna. Si tratta della piena attuazione del concetto di economia circolare, dove nulla viene “sprecato”, ma gli scarti vengono rimessi in circolo per creare valore aggiunto.

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GLI OSTACOLI
“Ci deve essere continuità nella visione e nelle politiche – afferma ancora Lanfredi – I problemi principali per le aziende agricole sono i ritardi nell’erogazione dei mutui e la difficoltà a trovare imprese con la capacità tecnica di realizzare gli impianti; quest’ultimo punto frutto anche delle politiche a singhiozzo e di una visione poco lungimirante. Ora che i bandi del Pnrr sono terminati cosa accadrà? Se vogliamo raggiungere gli obiettivi che l’Italia si è data in termini di energia rinnovabile, non possono esserci altri stop”.

AGRICOLTURA FONDAMENTALE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA
“L’agricoltura è ormai cruciale non solo per la produzione di cibo, ma anche per quella di energia verde e, quindi, per la transizione energetica e per quella ecologica del Paese, come ha provato una recentissima analisi di Confagricoltura ed Enel – aggiunge il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – Per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030 di 120 gigawatt di capacità rinnovabile installata in Italia, il contributo del settore primario è prezioso e non rinunciabile. Oggi il settore agricolo fornisce già al Paese 5 giga di energia verde (l’11% di quella nazionale), tra biomasse, fotovoltaico e idroelettrico di cui 2 gigawatt da biomasse, dislocate quasi esclusivamente in Pianura Padana, grazie ai reflui della zootecnia”.

LE COMUNITÀ ENERGETICHE DI AGRICOLTORI
Da sottolineare, infine, accanto al contributo dato dalle biomasse (biogas e biometano), quello del fotovoltaico: “A Mantova Confagricoltura ha fatto nascere la prima Cer (Comunità energetica rinnovabile) agricola d’Italia – conclude Cortesi – che produrrà e condividerà energia pulita ottenuta dai pannelli fotovoltaici posti sui fabbricati aziendali. Un modello virtuoso che ci auguriamo venga replicato”.





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