Fuga dei cervelli: l’Umanesimo Economico potrebbe convincere i talenti a tornare?

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L’imprenditorialità è in affanno e invecchia. Nei paesi Ocse, i tassi combinati di entrata e uscita delle aziende nel settore privato sono diminuiti di 3 punti percentuali. I tassi di creazione e distruzione di posti di lavoro , invece, sono calati di 5 punti percentuali. In Italia, Unioncamere dichiara che in dieci anni la flessione di titolari di aziende under 35 è stata del 17,8%. I dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno segnalato una leggera flessione del numero di startup innovative registrate.

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Di chi è la colpa? Regole o tecnologia?

Chi blocca il motore della crescita? La risposta più diffusa è “la regolamentazione europea”. Un’opinione smentita dall’Ocse, come mostrano i dati riferiti al 2023 e pubblicati il 20 febbraio di quest’anno sul Financial Times. Dall’indicatore generale e dal sotto-indicatore “Onere amministrativo e normativo” si ricava che la regolamentazione è più forte negli Stati Uniti a confronto con la maggior parte degli altri paesi Ocse, Italia inclusa. A commento di questi dati, il giornalista Martin Sandbu ha sottolineato che a danneggiare la crescita è il groviglio delle normative nazionali adottate dai 27 paesi membri.

Dovendo scegliere un altro colpevole, si cita la tecnologia. Questa, però, non è un fattore sufficiente per il successo o il declino. Come insegnano le passate rivoluzioni industriali, a fare la vera differenza in più o in meno sono le persone.

In Italia, Unioncamere dichiara che in dieci anni la flessione di titolari di aziende under 35 è stata del 17,8%. (Fonte: Unioncamefe)

Come valutiamo i giovani che emigrano?

Istituzioni e imprese puntano su quali attributi qualitativi degli individui? Piace molto circondarsi di gente che non ci contraddice e andiamo alla ricerca della perfezione, per poi essere sempre insoddisfatti, come notava Lew Tolstoj. Se decidessimo di tracciare percorsi impensabili di crescita economica e sviluppo sociale, allora vorremmo nelle nostre imprese giovani dotati di una buona dose di irragionevolezza e di fervida immaginazione. L’immaginazione ha più poteri naturali, e la natura è sempre superiore alla ragione, affermava Giacomo Leopardi. Volendo assumere dei giovani, chiedete loro durante il colloquio cosa succede quando si scioglie la neve. Rifiutate di impiegarli avendo risposto di primo acchito “arriva la primavera”? Sbagliate di grosso non ammettendo che l’immaginazione è illimitata. Difatti, quei giovani emigrano verso i paesi che amano circondarsi di inventiva. I dati della Fondazione Nordest qui riprodotti sono sconfortanti.

Come far tornare i talenti in fuga?

Mostriamo ai giovani il volto dell’Umanesimo Economico: un’utopia imperfetta dove potranno approdare. Imperfetta poiché l’Umanesimo Economico prospetta la visione di un mondo migliore, ma non punta alla perfezione, essendo molteplici e di tale spessore le sfide da fronteggiare e i difetti da esaminare.

L’antropologo ed economista Karl Polanyi, illustrando gli sconvolgimenti sociali in Inghilterra durante l’ascesa dell’economia di mercato, ha portato l’attenzione sulla necessità di assegnare ai mercati la missione di proteggere i valori umani e l’ambiente. L’economia ecologica di Herman Daly ha posto l’accento sulla rilevanza del benessere umano entro i vincoli ecologici. L’Umanesimo è un aspetto centrale dello sviluppo economico, secondo il Premio Nobel per l’economia Amartya Sen. Nel libro Humanistic Economics, gli economisti Mark Lutz e Kenneth Lux pongono al centro dei modelli economici la sostenibilità ambientale.

Dall’indicatore generale e dal sotto-indicatore “Onere amministrativo e normativo” si ricava che la regolamentazione è più forte negli Stati Uniti a confronto con la maggior parte degli altri paesi OCSE, Italia inclusa. (Fonte: Oecd).

Gli economisti hanno enfatizzato eccessivamente i metodi quantitativi, concentrandosi sempre di più su dati sempre più sofisticati, seguendo l’Aritmetica Politica di William Petty (1623-1687). Tuttavia, è stato trascurato il fatto che i dati economici differiscono dalla natura cosiddetta “esatta” delle scienze fisiche che contano sull’attendibilità degli strumenti matematici. I dati economici sono un prodotto dell’azione umana ed emergono dai nostri comportamenti, che discendono da modi di concepire la vita, dal contesto storico, da immaginazioni e miti, credenze, valori e norme sociali. Alle osservazioni empiriche statisticamente rilevate vanno aggiunte e confrontate le percezioni e le storie personali e collettive. Le decisioni economiche hanno implicazioni etiche e le intuizioni filosofiche possono aiutare a illuminare profondamente i risultati economici. Ecco perché i fondatori dell’economia politica si consideravano filosofi sociali e Adam Smith scrisse la Teoria dei sentimenti morali.

In contrasto con i leviatani economici che influenzano le decisioni politiche e modellano il panorama socioeconomico generale, l’economia umanista concepisce una nuova generazione di imprenditori che creano ecosistemi più sostenibili e più verdi. Oceani, mari, laghi e fiumi forniscono cibo, lavoro e svago. La loro buona salute è essenziale per un’economia sana. Nel 1972 il giurista ed economista Christopher D. Stone, propugnatore dei diritti della natura, avviò un movimento internazionale per concedere alla natura lo status giuridico di persona. Se le multinazionali e gli stati-nazione, ha detto Stone, hanno protezione legale, perché non la natura?

Una leggenda narra che Ludwig van Beethoven, in cerca di ispirazione, era solito avvolgere un grande tiglio con le braccia. Mentre ragionava sulla natura umana, John Stuart Mill scrisse che essa «non è una macchina da costruire secondo un modello e da impostare per svolgere esattamente il lavoro prescritto, ma un albero, che ha bisogno di crescere e svilupparsi da ogni lato, secondo la tendenza delle forze interiori che lo rendono un essere vivente».

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Trascurando il dialogo con la natura per focalizzare l’attenzione su qualsiasi cosa possa portare benefici personali, gli esseri umani hanno combattuto per l’accumulo di risorse naturali. La mancanza di collaborazione reciproca per una visione condivisa di allocazione e utilizzo delle risorse a protezione dell’ambiente naturale ha ristretto la gamma di opportunità che la natura offre alla comunità umana.

Da tempo abbiamo dimenticato – lo aveva già sottolineato Adam Smith – ciò che la natura ci aveva insegnato, e cioè che «come la prosperità di due era preferibile a quella di uno, quella di molti, o di tutti, doveva esserlo infinitamente di più ».

Pertanto, l’Umanesimo Economico, portatore di ideali umanistici, è una scuola di pensiero che sfida le pratiche consolidate di quantificazione e misurazione applicate ai modelli economici tradizionali. Mentre una nuova generazione si prepara a entrare nel mondo del lavoro, diventa sempre più chiaro il suo ruolo fondamentale nel dare forma al futuro dell’Umanesimo. Le prospettive verdi e le idee innovative dei giovani darebbero nuova vita all’imprenditorialità in affanno ed invecchiamento.

* Piero Formica, Fellow of the Royal Society of Arts, è Professore di Economia della Conoscenza, Thought Leader e Senior Research Fellow dell’Innovation Value Institute presso la Maynooth University (Irlanda) e professore presso il MOIM—Open Innovation Management, Università di Padova. Il professore ha vinto l’Innovation Luminary Award 2017, assegnato dall’Open Innovation Strategy and Policy Group sotto l’egida dell’Unione Europea “per il suo lavoro sulla moderna politica dell’innovazione”. Nel 2024 ha ricevuto il Premio Magister Peloritanus, rilasciato dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti, fondata dall’Università di Messina nel 1729, “per l’innovazione e l’imprenditorialità”. Questi i suoi libri più recenti: One Health: Transformative Enterprises, Wellbeing and Education in the Knowledge Economy (2023), Sciencepreneurship: Science, Entrepreneurship and Sustainable Economic Growth (2023), entrambi pubblicati da Emerald Publishing Group, e Intelligenza umana e intelligenza artificiale: Un’esposizione nella Galleria della Mente (2024), Edizioni Pendragon.



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