Livorno, la seconda vita di Enrico Bencini dopo la rapina: «Ho ripreso a nuotare, farò l’istruttore»

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LIVORNO. A poco più di un mese dalla violenta rapina che ha subìto nel suo condominio sul viale di Antignano si è tolto la stecca gessata dal braccio e, dopo appena quattro giorni di nuoto in piscina, ha ottenuto l’idoneità sportiva per iniziare il corso da istruttore. Ha bruciato le tappe Enrico Bencini, il cinquantacinquenne livornese che il 2 gennaio scorso ha reagito ai due banditi che volevano derubarlo dopo essersi finti corrieri espressi, uno dei quali puntandogli la pistola alla testa sul pianerottolo. Afferrando il “braccio armato”, il subacqueo labronico, è rotolato giù per scale, all’incirca per dieci gradini, fratturandosi l’ulna del braccio sinistro e ferendosi a uno stinco. Ma mettendo in fuga i rapinatori, spaventati e colti impreparati dalla sua reazione istintiva, senz’altro rischiosa, «ma d’impeto, non programmabile, perché di fronte a certe situazioni non puoi mai essere preparato».

L’8 febbraio scorso, Bencini, è tornato in ospedale per togliersi il gesso. Poche ore dopo era già in piscina ad allenarsi, lui che proprio oggi e domani aveva in programma di partecipare al campionato regionale di nuoto “master” che, giocoforza, salterà. «Ma il 30 marzo – prosegue – ci sono delle gare alle quali parteciperò. Devo scegliere fra il “Trofeo degli auguri” di Livorno e quello di “Ponente”, a Genova. Sto meglio, in vasca vado bene, tanto che appunto alla prova di idoneità per diventare istruttore sono riuscito a praticare tutti gli stili, recuperare oggetti in profondità, e tuffarmi. Il test più complicato è stato nuotare a delfine, ma ce l’ho fatta. Erano tutti stupiti, anche i medici. Ma il carattere che ho mi facilita e, dal giorno dopo la rapina, il mio unico obiettivo era riprendermi. Ho camminato molto, mi sono allenato con la ginnastica “a secco”, ho preso una bicicletta Graziella da passeggio e l’ho utilizzata per fare lunghe pedalate. Poi, sempre per avere una riabilitazione migliore, ho tenuto una dieta alimentare equilibrata senza strafare. Insomma, ho cercato di tenere il miglior piano per tornare il 100%, senza abbattermi».

Guardandosi indietro, Bencini, «rifarebbe tutto». «Lo ripeto, ho agito di istinto – continua – e non è programmabile. Non ho mai avuto paura, né gli incubi. Forse fra qualche anno, quando avrò metabolizzato l’accaduto, potrò sostenere qualcosa di diverso, ma ora la verità è questa. C’è chi mi ha detto di aver agito come un pazzo, ma non è così, in determinate situazioni ti ci devi trovare e poi la reazione viene da sé. Io ho agito così, mi sono difeso, non penso di essere stato uno sprovveduto e lo ripeto: rifarei tutto. Io la paura ce l’ho avuta nel mio lavoro, quando ho preso la malattia da decompressione, ma quando hai a che fare con dei rapinatori non esiste un vademecum sul corretto comportamento e l’istinto prevale sempre».

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Nei giorni scorsi, il cinquantacinquenne, ha raccontato la sua storia alla trasmissione “Fuori dal coro”, su Rete 4. «Ora sto proseguendo la riabilitazione nuotando, senza fare terapie – le sue parole – e i risultati sono veramente confortanti, sono contento e non mi aspettavo certo un recupero così rapido. Vorrei ringraziare tutta l’équipe medica di ortopedia, che mi ha assistito nel migliore dei modi, in particolare il dottor Francesco Gambini e gli infermieri Giacomo e Giorgio, oltre alla mia coach Susanna che è una ragazza perbene e mi ha fatto tutte le tabelle per il recupero dell’attività agonistica. Quando mi sono tolto la stecca gessata me la volevano dare, io me la sarei anche presa come souvenir, però mi hanno consigliato di lasciar perdere e quindi l’ho buttata. Sarebbe stata comunque un ricorso, ma alla fine penso avessero avuto ragione loro». Il subacqueo livornese, anche pescatore, non vede l’ora di tornare a lavorare al 100%. Intanto, oltre al brevetto di assistente bagnanti di cui è già in possesso, arricchirà al suo “palmares” quello di istruttore. «Avevo in programma questo test già prima dell’accaduto – prosegue – e non l’ho voluto disdire proprio perché ho dato tutto me stesso per essersi, nonostante la rapina ho voluto proseguire quanto programmato. Non mi sono fermato, i rapinatori non mi hanno fermato».

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