Ramy, il secondo urto e la perizia: verso l’esito dei test che chiariranno cosa è successo. Fares denuncia quattro carabinieri: «Non hanno detto che c’era un testimone»

La difesa dei carabinieri indagati per il depistaggio davanti ai pm, le accuse di Fares contro quattro militari per falso e lesioni personali. Si fa incandescente il clima intorno all’indagine sulla morte del 19enne Ramy Elgaml il 24 novembre in via Ripamonti. Anche perché mancano pochi giorni al deposito della perizia cinematica della procura, affidata all’ingegnere Domenico Romaniello, che dovrà ricostruire le ultime fasi dell’inseguimento tra lo scooter (guidato dal 22enne Fares Bouzidi) e una pattuglia dei carabinieri. Una perizia decisiva per mettere un punto sulle eventuali responsabilità del vice brigadiere o di Fares, entrambi indagati per omicidio stradale. Dopo un ulteriore rinvio sarà depositata dal consulente ai primi di marzo.

Il punto decisivo sarà quello di capire se il solo contatto evidenziato dalla relazione della polizia locale, laterale e prima dell’incrocio con via Quaranta, possa aver provocato la caduta dello scooter in fuga. O se invece ci sia stato un secondo urto a metà circa delle strisce pedonali, quando dai video si vede il Tmax con i due ragazzi in sella cadere (o scivolare) sull’asfalto.

Ieri i legali di Fares, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, hanno annunciato una denuncia (non ancora presentata) nei confronti di quattro militari del Radiomobile coinvolti nell’inseguimento di quella notte. Nell’atto, il 22enne sostiene che «lo speronamento fu causa volontaria della caduta della moto da me condotta e dunque delle lesioni da me patite». Inoltre contesta ai carabinieri di non aver riportato che la collanina spezzata trovata nella sua tasca, e sulla cui provenienza erano stati sollevati dubbi, sia stata in realtà tolta al 22enne da un medico (come si sente negli audio dei video delle bodycam). Infine li accusa di aver «omesso» di indicare negli atti la presenza sul luogo del testimone (un autista Ncc) che con il suo telefonino «avrebbe» ripreso il momento dell’incidente.

Su questo punto è aperto l’altro filone dell’indagine su quella notte. Ieri i pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, hanno sentito i due carabinieri del Radiomobile accusati di depistaggio e favoreggiamento per aver «fatto cancellare» il video dal telefono del ragazzo. I due militari si sono difesi sostenendo che si sono «avvicinati a lui solo per diffidarlo dal divulgare quelle immagini, convinti che avesse fatto un video delle fasi dei soccorsi e del massaggio cardiaco». In sostanza i carabinieri hanno detto di essersi concentrati sui soccorsi — un collega stava facendo il massaggio cardiaco a Ramy — e solo dopo di essersi accorti che c’era un giovane che filmava quelle fasi drammatiche. Da qui la richiesta di eliminare i video, senza visionarli e senza sapere che tra le immagini ci fossero (forse) anche quelle dell’incidente. Pensavano si trattasse solo di un «curioso» di passaggio a cui comunque hanno «fotografato i documenti» per identificarlo.

Ieri mattina, intanto, nuovo inseguimento al Corvetto, stavolta con la polizia. Scooter in fuga per tre chilometri da via Bazzi a via San Dionigi. Poi lo schianto con le auto in sosta e la corsa a piedi dei due a bordo. Uno preso nei campi, si tratta di un 24enne marocchino, arrestato per resistenza. In passato era stato controllato più volte dalle forze dell’ordine con Ramy e Fares.

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